Capitolo 39

24 0 1
                                    

Lily si chiese se fosse possibile che il cuore le si fosse trasferito dentro le orecchie.
Non riusciva a sentire più nessun rumore che non fosse l'incessante martellio del battito dentro di esse.
" T...Tu non puoi essere qua" mormorò e si alzò immediatamente in piedi, ringraziando ancora mentalmente suo figlio per averla guarita.
Si sentiva davvero bene e finalmente in forze e, sicuramente, tutta quella forza le sarebbe servita, insieme a tutta la lucidità ritrovata.
Davanti a quei due maledetti sadici avrebbe avuto bisogno di tutta se stessa.
" Io ti ho ucciso" disse come se pronunciando quelle parole, lui potesse magicamente scomparire.
Aaron rise, ma Lily non si lasciò ingannare, i suoi occhi continuavano a trasmettere odio puro.
" Tu hai provato ad uccidermi" le disse e automaticamente si portò una mano alla gola liscia lasciando che il pollice scorresse in un movimento ripetitivo " ci vuole forza per recidere la carotide di una persona con una semplice lametta" la informò, poi si toccò la maglia, come se potesse ancora sentirvi il sangue umido " forza che tu non avevi" la schernì e Lily si morse il labbro a sangue per non saltargli addosso.
Doveva riflettere, smettere di pensare e farsi trascinare dalla furia non l' avrebbe portata da nessuna parte.
" Però mi hai fatto male...molto male lo ammetto, chissà, forse sarei morto lo stesso se Tammy non si fosse intrufolata con il mantello dell' invisibilità..."
Lily spalancò gli occhi suo malgrado. Non voleva far trapelare la sorpresa, ma il mantello dell' invisibilità...ricordava che era sparito il giorno della pronuncia della profezia.
Doveva essere stata Emily ed ecco anche...
"E' così che avete saputo della profezia" sussurrò Lily, era quasi più un pensiero, ma Aaron la sentì ugualmente e annuì " già, ma all' epoca non sapevamo della tua gravidanza..." la guardò con un sorriso pieno di scherno " sei stata molto brava a nasconderlo... non lo abbiamo saputo fino ad adesso..."
" Bè, questo è il tuo problema, uccidi le persone che ti potrebbero essere ancora utili" lo provocò.
Aaron storse la bocca " sì, in effetti Emily poteva ancora servirmi, ma era diventata fastidiosa".
Il tono con cui lo disse fece accapponare la pelle a Lily, era come se stesse parlando di una mosca che gli impediva di addormentarsi; una ragazza di poco più di vent' anni, meritava di morire, perché era fastidiosa.
" Allora tu saresti dovuto morire da tempo" ribatté ed Aaron rise con gusto, la testa che si muoveva urtandole i nervi, poi all' improvviso smise.
Come se fosse stato un gioco che aveva finito la carica.
Tutto ad un tratto il suo sguardo era tornato cattivo e le sue labbra tirate in una smorfia piena di sadismo.
Si voltò verso Tammy, poi prese il coltello dalla tasca e lo scagliò verso Lily.
Il movimento fu talmente fulmineo che lei restò impietrita per lo shock, per fortuna così non fece il piccolo Pegasus dentro di lei che alzò di nuovo il suo scudo protettivo.
Lily tirò un sospiro di sollievo vedendo il coltello sbattere contro quella barriera e ricadere a terra.
Aveva ancora il respiro affannoso per lo spavento e una piccola goccia di sudore le percorse la nuca facendola rabbrividire.
Quel coltello le si sarebbe piantato dritto in fronte.
Guardò i volti di Aaron e Tammy erano entrambi pieni di ammirazione.
Sentì la rabbia verso quei due continuare ad aumentare, ma contemporaneamente le sue meningi continuavano a lavorare.
Guardò il coltello a terra e poi guardò loro e lo sguardo compiaciuto con il quale si stavano osservando, sembrava avessero dei grandi piani, ma lei avrebbe lottato fino all' ultimo respiro per impedir loro di metterli in atto.
Doveva riuscire a distrarli per un po'... le bastavano pochi secondi per raccogliere il coltello.
" Noi pensavamo di uccidere il prescelto, ma credo che potremmo utilizzarlo...ha un potere enorme".
La voce di Aaron era talmente piena di ambizione e soddisfazione che Lily dovette usare tutta la sua forza di volontà per non fare un passo indietro.
" Non ti lascerò usare mio figlio" lo avvertì mettendosi una mano sul ventre come se potesse proteggerlo.
Aaron seguì il percorso delle sue mani e per un attimo parve che una scossa elettrica lo attraversasse, visto come si tese, poi sembrò riacquistare padronanza di sé.
"Ma che bella mammina protettiva" la prese in giro " peccato che il tuo bambino non potrà mai saperlo".
I suoi occhi erano così freddi che Lily indietreggiò di un passo.
" Ho grandi progetti per te" le comunicò " o meglio per il tuo mostriciattolo" si corresse.
Lily cercò di concentrarsi sul respiro. Sta cercando di farti perdere la calma. Continuava a ripeterselo come un mantra e non doveva dimenticarselo.
Non sapeva se Pegasus l' avrebbe protetta anche se fosse stata lei ad attaccare e probabilmente se lo stava chiedendo anche lui.
Aaron si avvicinò allontanandosi da Tammy e Lily strinse i pugni fino a sentire le unghie inciderle la pelle.
" Non hai paura?" la schernì. Lily non rispose e lui sorrise " no, non ce l' hai" rispose alla sua stessa domanda.
" Lily Potter non ha paura" affermò e Lily cercò di non tremare mostrando quanta paura avesse in realtà.
Il fatto di avere il coraggio di restare ferma e affrontarlo, non significava che non fosse terrorizzata.
Sapeva di cosa era capace e nonostante ora stesse bene, lui aveva una bacchetta e una quantità di sadismo che lei sapeva che non si sarebbe fatto problemi ad utilizzare contro di lei.
Si fermò a pochi passi da lei e incrociò le braccia guardandola senza alcuna espressione apparente sul volto.
" Vuoi sapere qual è stato il mio primo pensiero quando ho capito che aspettavi un bambino?"
Lily spostò lo sguardo su Tammy, non voleva perderla di vista, niente le impediva di attaccarla alle spalle. Non erano esattamente corretti.
" Ucciderlo" il tono di voce di Aaron grondava di odio e le fece riportare lo sguardo su di lui.
" Ucciderlo, perché nessuno deve..." sembrava non riuscire neanche a finire la frase per la rabbia che lo invadeva.
" Perché, Lily? Perché Malfoy? Perché non io?"
Lily sgranò gli occhi incredula. Glielo stava chiedendo davvero?
Quasi avrebbe voluto ridere. Gelosia, insicurezza, tutte cose che non pensava neanche che Aaron potesse avere.
" Perché non è un malato di mente. Perché non mi fa del male, Perché sa cosa vuol dire amare... " iniziò a rispondere, senza neanche capire perché si stesse premurando di farlo, ma forse era perché sapeva che gli avrebbe fatto male.
" Perché lo amo" concluse e probabilmente fu lo sguardo che vide negli occhi di Aaron a salvarla, perché si abbassò nello stesso istante in cui lui pronunciò la parola Crucio.
Non sapeva se il suo bambino poteva proteggerla anche dalle maledizioni senza perdono e non era ansiosa di sperimentarlo.
Tutti hanno dei limiti e sicuramente, suo figlio, per quanto potente, non era da meno.
" FERMO!" urlò Tammy raggiungendo Aaron e togliendogli la bacchetta dalle mani.
" Non puoi rischiare di uccidere lei o il bambino".
" Lui non doveva esserci, lei è una mia proprietà" si oppose lui e Lily scosse la testa.
La considerava davvero il suo giocattolo, il suo divertimento, era sempre stato così.
" Va bene" disse Tammy accondiscendente " ma non puoi rischiare di ucciderlo, è troppo prezioso" lo ammonì.
" Non accetterò..."
" Sì che lo farai" lo rimproverò Tammy " magari...chissà, troveremo altri modi fantasiosi per fargli del male e fargli pentire di essere venuto al mondo".
L' immagine del bambino biondo con il braccio fasciato e la disperazione nello sguardo le si posizionò davanti agli occhi e non riuscì ad impedire alle lacrime di offuscarle la vista.
Aaron la guardò per un attimo e quando la vide con gli occhi pieni di lacrime si accese di nuovo.
" Sì, ci saranno nuovi modi..." disse in preda alla follia, come se fosse di nuovo intenzionato a provocarla fino ad essere colpito.
Lily cercò d' isolare le sue parole, non poteva rischiare di attaccarlo davvero. Doveva pensare solo al coltello a terra davanti a lei.
Sostenne il suo sguardo, nonostante ogni parola fosse come un pugno per lei, ma non voleva rischiare di riportare l' attenzione sul coltello, per il momento sembrava lo avessero dimenticato, ma lei non lo aveva fatto.
Valutò la distanza con il cancello, non era lontano, ma Aaron e Tammy le erano talmente vicino che se anche fosse riuscita a prendere il coltello e fosse scattata verso l' uscita, loro l' avrebbero potuta afferrare dopo il primo passo.
" No, infatti, non c' è via d' uscita" le disse la ragazza alla quale non era sfuggita la sua valutazione e Lily la guardò, i boccoli castani che le ricadevano nel viso.
La rabbia che sentì la fece esplodere contro di lei. " Erano tutte bugie?" le chiese e Tammy saettò, per un attimo, con gli occhi verso Aaron prima di riportarli su di lei.
Quindi Aaron non sapeva che cosa le aveva detto? Ecco perché le rispondeva sempre dopo molto tempo, le rispondeva negli intramezzi dei giochini di Aaron, probabilmente quando lui si riorganizzava o si stava rimettendo sotto il mantello dell' invisibilità.
" Quindi?" le chiese, magari aveva la speranza di metterli l' uno contro l' altro, certo, non sapeva qual era il loro rapporto, ma sicuramente erano legati dalla loro vena sadica e quello, poteva giocare a suo favore.
" Oh andiamo, non hai detto al tuo amichetto che sei così sfortunata da essere tenuta prigioniera senza catene?" la schernì.
Aaron si voltò di scatto verso Tammy e Lily capì di aver avuto ragione.
" Sei sorpreso, Aaron?" lo prese in giro " la povera piccola Tammy non ti ha detto di quanto in realtà odi la madre?" domandò e Aaron assottigliò gli occhi mentre la guardava.
Sembrava cercasse di valutare se valeva la pena crederle e soprattutto, come avrebbe dovuto comportarsi.
" Vuoi tradirci con la Potter?" chiese " forse hai bisogno di un altro po' di pozione?" domandò ancora e Tammy guardò Lily con un tale odio che lei rabbrividì.
" Sono tutte bugie" rispose semplicemente esibendo un sorriso che sembrava dire che lei non aveva paura delle sue macchinazioni.
" Ah sì?" chiese Lily " domandale cosa mi ha detto della madre?" disse rivolta ad Aaron, in realtà non le aveva detto niente, ma a volte le insinuazioni e le mezze verità sono ancora meglio delle dichiarazioni sincere.
Lasciano più margine al dubbio.
" Diglielo, Tammy, digli quanto sei infuriata con la madre... con tua madre".
Lily aveva poco più che tirato a caso.
Aveva provato a sommare tutte le informazioni che sapeva: il fatto che fosse prigioniera senza catene, il fatto che le volte che l' aveva liberata le aveva detto che nessuno le avrebbe fatto del male, il fatto che sembrava sempre combattuta, come se non potesse far altro che agire in quel modo.
In realtà non si aspettava di aver ragione e men che mai di ottenere una tale reazione.
Aaron afferrò Tammy per le braccia e la voltò verso di sé " sei impazzita?" urlò e sembrava furibondo.
Gli occhi erano pieni di rabbia e le sue dita erano conficcate nella carne.
Fu solo un secondo prima che Tammy si liberasse e si riconcentrasse su di lei, ma Lily aveva già afferrato il coltello da terra.
" Brutta stronza" urlò lanciandosi verso di lei, Lily si abbassò per riflesso, ma il suo piccolo Pegasus alzò uno scudo così potente che Tammy venne sbalzata indietro ed andò a sbattere contro un albero perdendo i sensi.
Lily non la guardò neanche, non aveva tempo, quando vide Aaron voltarsi verso Tammy a bocca aperta, capì di avere solo pochi secondi.
Afferrò il coltello dal manico e mirò lanciandolo.
Stavolta il coltello lo centrò. Era sempre stata brava con la mira. Gli anni di corso Auror avevano fruttato.
Capì subito di non aver centrato il cuore, ma comunque aveva colpito il petto e sicuramente con una ferita del genere non si sarebbe rialzato troppo presto.
Il sorriso le morì nel volto quando sentì Tammy gemere e portarsi una mano alla testa.
Imprecò. Aveva pochi secondi prima che si alzasse, non ce l' avrebbe fatta a toglierle la bacchetta, e lei le aveva entrambe, aveva preso quella di Aaron quando aveva provato a maledirla.
No, andare da lei e prenderle era un rischio troppo grosso. Non avrebbe reso tutto inutile e non aveva intenzione di sprecare altro tempo.
Si voltò su se stessa e cominciò a correre.
Raggiunse il cancello e vide Tammy che si era alzata completamente e stava correndo da Aaron.
Allungò una mano, ma si ricordò del simpatico regalino che quel cancello portava con sé e in secondo si sfilò la maglia, non aveva tempo di mettersi a strapparne un pezzo.
Sapeva che dopo la temperatura di novembre le avrebbe fatto maledire questo momento, ma la paura e l' adrenalina erano sempre pessimi consiglieri.
Un sibilo le fece abbassare la testa e l' incantesimo s' infranse sul cancello. Non aspettò oltre né si voltò per vedere, lo spalancò e cominciò a correre.
***
" Quindi?"
James era seduto sulla sedia speciale che sua cugina aveva incantato per lui e Cindy si trovava davanti ad un tavolo che ospitava un calderone e molti ingredienti.
Dall' altro lato del tavolo vi erano diverse persone, tutte concentrate su Cindy e sulla pozione che doveva preparare.
Lei alzò lo sguardo e vide tutta l' indifferenza che gli altri avevano nello sguardo.
Sembrava che non importasse a nessuno di come si sentiva e sicuramente era così, perché doveva essere diversamente, in fondo, lei si era interessata di James o Ginny?
Si voltò verso James e lo vide con il solito sguardo impregnato d' odio che le rivolgeva sempre " credi che potrei restare sola?" chiese, pur conoscendo già la risposta.
James sbuffò e guardò davanti a sé, suo padre, Draco e persino Rose stavano sorridendo " no, non penso" rispose ironico.
Cindy si passò le mani sudate sopra i pantaloni.
Odiava le attenzioni, le aveva sempre odiate, lei era il cosiddetto topo da laboratorio.
Il suo Habitat ideale era una stanza, senza finestre per evitare distrazioni, e piena di pozioni e libri.
Nient' altro, niente persone, niente interazioni, nessuno con cui parlare.
Non era una gran parlatrice, ma nemmeno una grande ascoltatrice.
Il problema era che le persone erano piatte e noiose, erano sempre tutti a pensare ai loro problemi e a credere di averli sempre più grandi di tutti.
La maggior parte delle persone erano dei martiri convinti, ma così non era James.
Da quando si era svegliato non l' aveva mai visto piangersi addosso, né tantomeno arrendersi, lui era diverso.
Lui era pieno di vita. Lui era la vita.
" Puoi concentrarti?" le chiese rabbioso e Cindy si accorse che era rimasta ad osservarlo.
Pessima mossa, oltre ad essere proprio stupida a provare ammirazione per uno che non avrebbe mai potuto far altro che odiarla.
Spostò lo sguardo sul calderone, soffiò fuori il fiato ed iniziò.
" Che cosa hai aggiunto?" chiese Rose interessata? Lei rispose e inarcò le sopracciglia vedendola prendere appunti.
Dopo qualche minuto le pose un' altra domanda e poi ancora un' altra, alla fine Cindy esplose.
" Così non può funzionare" disse sbattendo il mestolo sopra al calderone.
" Mi dispiace, ma non hai potere in merito" si oppose Harry " io credo di avercelo invece" ribatté lei guardando James.
" Vuoi tornare a camminare?" gli chiese " e ti consiglio di decidere entro due minuti o la pozione sarà da buttare" lo informò.
Gli occhi nocciola di James ebbero un luccichio come se la rabbia li avesse resi brillanti " e tu?" domandò " ti consiglio di decidere in..." guardò l' orologio " un minuto e mezzo se vuoi rivedere tua sorella" la informò atono.
Cindy abbassò gli occhi sul calderone e strinse il mestolo con forza per non lasciarsi andare alle lacrime.
" Se mandi via tutti, finirò la pozione e risponderò a tutte le tue domande" concesse.
James si sentì gli occhi di tutti addosso, ma lui guardò solo suo padre.
Non aveva mai fatto un vero e proprio interrogatorio, ma aveva assistito a molti dei suoi.
James era sicuro di essere in grado, ma non sapeva se anche suo padre lo avrebbe considerato tale.
Soprattutto adesso che si era appena ripreso e che lo avevano reso disabile.
Quando Harry annuì James sorrise, felice di vedere nello sguardo di suo padre quell' orgoglio di cui sperava di essere meritevole.
Guardò Rose " ti farò segnare tutti gli ingredienti e il procedimento" le disse e Rose sorrise uscendo dalla stanza insieme ad Harry e Draco.
" E adesso riprendi il mestolo" le ordinò.
Cindy lo guardò desiderando tanto dirgli di andare a quel paese, ma riprese in mano il mestolo e cominciò a versare di nuovo gli ingredienti.
" Allora dimmi, hai mai visto il capo?" le chiese e Cindy scosse la testa " la chiamano la madre..."
" Madre? Quindi è una donna?"
Cindy annuì versando qualche grammo di polvere di Grizanfico " almeno credo" confermò " solo le persone interne possono parlare con lei...e non sono mai stata degna di grande fiducia, io ero solo..."
" Una scienziata" la interruppe James " già" confermò lei e si voltò a guardarlo " non mi è mai importato niente di quello che facevano, è questa la verità..."
" Per favore non ripeterlo" le disse e stavolta la sua voce non era odio, ma dolore e lo confermava anche il fatto che continuasse a tenere gli occhi bassi e le mani chiuse a pugno appoggiate sopra le cosce.
" Non posso sentire di nuovo il discorso dove tu dici che io e mia madre eravamo solo degli esperimenti per te...giuro" sull' ultima parola alzò lo sguardo su di lei e Cindy si spostò leggermente più indietro " giuro che potrei fare qualcosa di cui poi mi pentirei" la minacciò.
Cindy chiuse gli occhi per prendere il coraggio da dentro se stessa.
" Non ti dirò quello che vorresti sentire, non ti chiederò scusa" gli disse coraggiosamente " mi servivano gli esperimenti che facevano su di voi, mi serviva studiare i cervelli..."
" Perché?" la interruppe James, lei non smise di mescolare " per mia sorella" disse in un sussurro.
James la guardò, nonostante tenesse gli occhi fissi davanti a sé, riusciva a scorgervi il dolore.
" Che cosa le è successo?" chiese James e si accorse che la sua voce si era ammorbidita.
Non sapeva che cosa glielo suggerisse, ma era convinto che la storia di Cindy e sua sorella fosse qualcosa di tremendo.
Probabilmente anche Cindy si accorse del cambiamento perché lo guardò e per la prima volta non sembrò che lo stesse studiando, lo guardò come se si stesse chiedendo se poteva parlarne con lui.
" Il mio nome è Cindy Lora Marquez, ma questo lo sapete già, giusto? Come immagino sappiate chi è mia madre, mentre di mio padre e mia sorella non sapete niente e perché? Perché sono Babbani".
James annuì alla rivelazione, anche se aveva sospettato che fosse qualcosa del genere. Non potevano non sapere proprio niente sulla sua famiglia.
" Mia madre ci ha abbandonato quando eravamo piccole e indovina quando? Proprio quando mio padre è morto... una madre esemplare non trovi?" chiese ironica, ma non attese la risposta " il dolore per la sua perdita l' aveva fatta impazzire...almeno così mi ha sempre detto mia sorella, io avevo solo sei anni e non ho il minimo ricordo di lei e neanche di mio padre" continuò.
" Mia sorella era una magonò, mentre io cominciai ad avere episodi di magia a circa nove anni...non è stato facile..." scosse la testa " ci siamo nascoste, Tara si è trovata un lavoro e ha cercato di mandarmi in alcune scuole Babbane, ma ero un po' una testa calda e ci ritrovavamo a dover lasciare ogni città in cui approdavamo, ma lei non me ne ha mai fatto una colpa..." la sua voce era talmente angosciante che James non riusciva neanche a guardarla in faccia.
" Poi un giorno... avevo... sì, avevo quattordici anni e lei ventidue, ci hanno aggredite" la voce ebbe un fremito e la mano tremò e James si ritrovò a posare la propria sopra a quella di lei per infonderle coraggio.
" Lei mi ha detto di scappare ed io..."
" Tu sei scappata" concluse James per lei e Cindy annuì senza riuscire ad alzare gli occhi " lei che mi aveva protetto tutta la vita ed io sono fuggita...come una stupida, come una stupida vigliacca" disse con la voce rotta.
" Quando sono tornata con un poliziotto, mia sorella era stesa a terra, sembrava morta... doveva essere morta, c' era troppo sangue, troppa carne martoriata..." si fermò per prendere un respiro " ricordo ancora quando mi chinai su di lei e vidi la sua testa era letteralmente aperta, non sapevo come potesse essere ancora viva o riuscire a muoversi, ma mi strinse la mano..."
James guardò la sua mano era ancora posata su quella di Cindy, si maledì per essere un maledetto bravo ragazzo e la tolse, questo sembrò risvegliare Cindy dai ricordi e lo guardò.
" Da allora è sempre stata in coma ed io non la vedo da due anni, questi ultimi due anni nei quali mi sono concentrata sullo studio dei cervelli, lei merita di avere di nuovo la sua dignità, merita di tornare a vivere, merita di avere una possibilità dalla magia... io le devo tutto questo... e quindi non mi scuserò per averti usato".
Lo sguardo nei suoi occhi avrebbe dovuto farlo arrabbiare, ma non ce la fece.
Non ora, non in quel momento, non così. Non mentre gli era così facile mettersi nei suoi panni e ritrovarsi a pensare a sua sorella.
La guardò versare la pozione in una boccetta.
" So che ognuno ha la sua quantità di drammi, e so che tornare a vivere e sapere che la propria sorella è stata rapita ed è in mano al maledetto sadico che l' ha quasi uccisa la prima volta non è facile, so anche che vedere la propria mamma nelle condizioni in cui è la tua è tremendo... ma raramente la vita va come ci aspettiamo, le favole e i libri sono per passare il tempo, alla fine tutti dobbiamo fare i conti con la realtà..."
S' interruppe scuotendo la boccetta che fece diventare la pozione da marrone fango ad un verde acceso.
" La mia realtà è questa e non è né più bella né più brutta di quella di tanti altri, è solo mia ed io lotto per farla essere come la voglio, per riavere mia sorella e riaverla viva... devo poterle dire..."
S' interruppe di nuovo e lo guardò negli occhi " questa è la pozione" disse consegnandogliela in mano.
James la guardò, ma i suoi occhi non si mossero dai propri, era di nuovo sicura di sé, le lacrime erano state ricacciate indietro come se non fosse successo niente.
" Io ho fatto la mia parte, voglio solo vedere mia sorella, devo provare una nuova cura... poi potrete sbattermi ad Azkaban" disse e James strinse gli occhi.
" Ho solo una domanda" le disse e Cindy mosse leggermente la testa per annuire " come puoi pensare che la medicina magica possa funzionare su un Babbano?" domandò.
Cindy spostò lo sguardo verso il muro " se fosse una Babbana non funzionerebbe, ma una Magonò, in fondo i suoi poteri sono solo inutilizzabili, ma la sua aura è magica, lei vede oltre l' apparenza Babbana, lei è come noi...quindi...io credo..."
S' interruppe e James capì che il suo io credo era un io spero, ma riflettendoci forse aveva ragione, anche Gazza, il tremendo custode di Hogwarts era un Magonò, ma a volte lo aveva visto prendere pozioni e oltretutto poteva vedere Hogwarts come tutti i maghi.
Sentì un calore nascergli nel petto e capì che voleva aiutarla, che lui fosse dannato, voleva aiutarla.
Forse perché sapeva che anche lui sarebbe impazzito per Lily, forse perché poteva capire che cosa voleva dire preoccuparsi per una sorella, ma lui l' avrebbe aiutata.
Alzò la fialetta come per un brindisi " alle sorelle" disse e poi ingurgitò la pozione.
***
" Va bene, basta, ne ho abbastanza di questo spettacolo vietato ai minori" scherzò Cris, guardando Zoe che si avvicinava a J.J. e per l' ennesima volta gli sfiorava le labbra con un bacio.
Si alzò, forse meritavano un po' di intimità.
" Non andartene, era solo un attimo di debolezza" si giustificò Zoe " Ah sì?" chiese J.J. inarcando un sopracciglio e quando la vide sorridere sorniona, Cris scosse la testa ed uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Si affacciò alla stanza dove dormiva, ma vide Harry con gli occhi chiusi e la mano di Ginny sollevata sul suo capo chino.
Si morse il labbro e si chiese se le sofferenze di Harry sarebbero mai finite, poi chiuse anche quella porta e si ritrovò nel corridoio indecisa su dove andare.
" Che stai facendo?" la voce ferma di Pegasus la fece girare e Cris guardò i suoi occhi grigi, sembravano incuriositi.
Lo vide ondeggiare leggermente mentre saliva gli ultimi scalini, ma subito dopo credette di esserselo immaginato perché quando le si fermò davanti sembrava stabile come sempre.
" Ho deciso di lasciare spazio ai due piccioncini" gli rispose e Pegasus alzò gli occhi al cielo " sembra che non riescano a stare lontani l' uno dall' altro, vero?" chiese e Cris annuì " probabilmente funziona così" scherzò e Pegasus la guardò.
Già, probabilmente funzionava così, quindi, sempre probabilmente, era per quello che appena era rientrato dalla ricerca di sua madre il suo primo pensiero era stata lei.
Si chiese quando esattamente si fosse innamorato di lei e si accorse che non riusciva a darsi una risposta.
Forse lo era sempre stato.
" Perché mi guardi così?" chiese Cris e Pegasus scosse la testa " scusa" le disse e Cris aggrottò le sopracciglia.
Da quando in qua Pegasus si scusava?
" Vado in camera, mi faccio una doccia prima di cena" la informò e Cris vide che c' era qualcosa di strano nel suo sguardo, come una consapevolezza che aggravava i suoi occhi già stanchi.
" Ehy, tutto ok?" gli chiese afferrandogli il polso, ma alzò gli occhi su di lui immediatamente, Pegasus bolliva e non era solo la sensazione che, come al solito, le dava la sua pelle.
" Stai bruciando" lo informò e poi si diede della stupida, doveva essersene accorto anche da solo " sto bene" replicò lui aprendole le dita con delicatezza per liberarsi dalla sua presa.
Cris cercò d' ignorare la scossa elettrica che le stava irrigidendo i muscoli e facendo bruciare la pelle e si concentrò su Pegasus.
La sua carnagione solitamente pallida, sembrava cadaverica, ed i suoi occhi grigi sembravano quasi trasparenti, come un blocco di ghiaccio, le scaglie marroni che di normale vi fluttuavano erano come scomparse.
Si diede della stupida per non essersene accorta subito. Lui lo avrebbe fatto.
" Non stai bene" protestò e Pegasus scosse la testa, guardandola con il suo miglior sguardo alla Malfoy.
" Ti ho detto che sto bene e con questo il discorso è chiuso" le disse superandola e infilandosi nella camera che condivideva con J.J. e i rispettivi padri.
Cris fremette di rabbia per un attimo. Cosa aveva detto?
Inspirò ed espirò per ritrovare la calma, poi spalancò la porta e se la richiuse alle spalle.
" Discorso chiuso? Ma chi cavolo ti credi di essere?" esplose e Pegasus sospirò " vorrei davvero farmi una doccia e oltretutto ho un mal di testa tremendo..."
" Certo che hai un mal di testa tremendo, scotti come una pentola in ebollizione..."
" La cosa non ti riguarda" si oppose Pegasus, anche se si dovette lasciar cadere sul letto, si sentiva le gambe molli e la testa un po' confusa.
" Come puoi dire che..." Cris s' interruppe e aprì le labbra vedendolo sedersi sul letto, tutta la rabbia sostituita dalla preoccupazione, si sedette accanto a lui e gli mise una mano sulla fronte.
Era davvero a bollore.
" Lo hai detto almeno a tuo nonno?" gli chiese " potrebbe darti una pozione, forse è una semplice febbre..."
" Lo sai che non lo è" la interruppe, chiudendo gli occhi per assaporare il contatto della sua mano, era così soffice sulla sua fronte " io non mi ammalo mai, ricordi? Altro regalino degli Apocalittici" le spiegò e Cris annuì, lo sapeva.
" Io non cap..." s' interruppe sorpresa. Mentre parlava gli stava togliendo la mano della fronte, ma con uno scatto lui la trattenne, mettendo la propria sopra alla sua.
Cris sentì il suo corpo bruciare e non era sicura che fosse solo perché la mano di Pegasus era bollente, forse era più perché era la mano di Pegasus.
" Mi sento come quando guarisco qualcuno, solo che mi ha prosciugato le energie... come se... come se lo avessi riportato indietro..."
Cris lo guardò era ancora più pallido di prima " stenditi" gli disse e lo aiutò a stendersi nel letto.
Il fatto che lui non opponesse resistenza e non le dicesse di non trattarlo come un invalido, la fece preoccupare più di ogni altra cosa.
Le sembrava che qualcosa le opprimesse il cuore.
Il suo Axus.
" Devo chiamare qualcuno... non posso... io non so..." stava andando nel panico, aveva assistito ad alcune sue guarigioni ed aveva visto quanto potevano indebolirlo, ma questo... sembrava che ogni secondo che passava gli stessero prosciugando le energie.
Come se qualcuno stesse continuando ad attingere energie da lui.
" Non sto male, è il Triskel..." la voce di lui era come se volesse rassicurarla, ma Cris sobbalzò, ogni volta che qualcosa di Pegasus coinvolgeva il suo Triskel non era mai buon segno.
Allungò la mano libera e la passò sulla schiena di Pegasus, ma dovette staccare subito la mano, era come toccare il fuoco.
" Non è normale, Axus" mormorò, ormai non si preoccupava più di nascondere la sua preoccupazione.
" Devo chiamare..."
" Sto bene" protestò " ce lo dirà tuo nonno" sentenziò alzandosi, non poteva più aspettare, la sua fronte era imperlata di sudore e i suoi occhi sembravano liquefatti.
Lui si alzò di scatto, con una forza che Cris credeva non avesse in quel momento, e con un gesto della mano le chiuse la porta che aveva già aperto.
Cris si voltò verso di lui, i suoi occhi azzurri fiammeggianti di rabbia " non usare la magia senza bacchetta con me" lo ammonì rabbiosa, scandendo le parole una per una.
Lui chiuse gli occhi per cercare di stabilizzarsi sulle gambe, ma non funzionò benissimo.
" Non voglio che tu vada" spiegò avvicinandosi " ed io non voglio che tu stia male, ma a quanto pa..."
La voce le si spense quando Pegasus si sporse in avanti e la baciò, il contraccolpo la fece indietreggiare fino a battere con la schiena contro la porta, ma Cris non se ne accorse neanche.
Era rimasta ipnotizzata dai suoi occhi e le sue labbra.
Avrebbe voluto continuare a guardarlo e non chiuderli mai, ma quando sentì la sua mano bollente cingerle la vita ed attirarla a sé si perse nella passione.
Gli occhi le si chiusero e le sue mani salirono al suo viso, appena le appoggiò su di esse però la realtà bussò alla sua mente.
Pegasus bolliva e chissà, magari si comportava così in preda ai fumi della febbre.
Si staccò da lui sentendosi come un' approfittatrice.
" Stai bene?" le chiese lui, sicuramente non gli era sfuggito la sua espressione, un misto di rimpianto e colpevolezza.
Lei per la prima volta non alzò gli occhi su di lui e Pegasus si portò le mani ai capelli. Aveva incasinato tutto.
Il problema era che non aveva resistito. Vederla così: fiera e piena di passione nei suoi confronti gli avevano mandato il cervello in tilt. Completamente, era come se avesse saputo che non sarebbe mai riuscito a respirare se non l' avesse baciata: grossa cavolata.
Davvero, complimenti, Pegasus. Adesso, era riuscito a mandare a quel paese anni di rapporto costruito con Cris.
" Io sto bene" rispose lei, ma ancora non alzava il viso su di lui " tu non stai bene" chiarì e si voltò per aprire la porta.
Come appoggiò la mano sulla maniglia l' immagine del bacio le apparve di nuovo davanti agli occhi, così nitido da farle stringere lo stomaco con la stessa potenza del momento in cui lo aveva vissuto.
"Chiamo tuo padre" disse dopo essersi schiarita la gola " Cris" la fermò lui, ma lei non si voltò, facendo appello a tutta la sua volontà, se si fosse voltata avrebbe ceduto, ai suoi occhi, alla sua voce così angosciata da farle desiderare di curarlo lei, magari con qualche bacio nell' intramezzo,.
Scosse la testa, da quando in qua era divenuta una ragazzina in balìa degli ormoni?
" Non mi fermerai, Axus, chiamerò tuo..."
" Cris..." un respiro mozzato " cazzo".
Forse fu per l' imprecazione, forse il tono di voce che aveva usato, ma Cris capì subito che c' era qualcosa che non andava.
Si voltò e quando lo vide piegarsi sulle ginocchia gli occhi le si spalancarono e subito si chinò per prenderlo tra le braccia.
" Per Silente, Axus" gli disse facendolo stendere a terra e poggiandogli la testa sul suo grembo " sto bene" disse lui e lei gli scansò un ciuffo biondo dalla fronte " sei un vero idiota" lo rimproverò " non vedi che stai male? quando smetterai di fare l' eroe?" gli chiese sconfitta.
Non avrebbe chiamato nessuno e Pegasus lo sapeva.
" Io sono un eroe" si vantò lui e Cris gli prese la testa tra le mani e fece per poggiarla sul pavimento e spostarsi, ma lui gli afferrò il polso " cosa devo fare per farti restare con me?"
Cris aprì le labbra e lo guardò, voleva essere sicura che non la stesse prendendo in giro, ma non sembrava così, sembrava che la volesse davvero accanto.
Nei suoi occhi grigi erano tornate le scaglie castane che amava tanto, forse stava iniziando a riprendersi, forse aveva ragione lui ed era stato un indebolimento da guarigione – anche se non capiva chi avesse guarito- ma comunque, qualunque fosse la diagnosi, restare per un altro minuto con lui, accarezzare i suoi capelli e lasciare che le loro mani si cercassero, non gli avrebbe fatto alcun male.
Si chiese se il suo cuore era davvero pronto a imbarcarsi in questa storia così rischiosa, conosceva lui e conosceva se stessa, ma la risposta fu ugualmente sì.
Piegò la testa fino a coprirli entrambi con i suoi capelli, per un attimo lo guardò, cercando nei suoi occhi, un qualsiasi indizio del fatto che fosse la febbre a parlare per lui, ma non gli parve di trovarlo.
E se invece fosse stato così?
Non riusciva semplicemente a pensarci, né a sentirsi in colpa, riusciva solo a sentire il suo odore che le stava facendo perdere la cognizione di se stessa, per cui annullò la sua coscienza e si chinò ancora di più, ritrovandosi solo ad un paio di centimetri dalle sue labbra.
" Sei un prepotente, Pegasus Malfoy" gli disse e poi poggiò le labbra sulle sue.

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Feb 16 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

E se domani...Where stories live. Discover now