Capitolo 36

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Scorpius cercò di capire dove avrebbe potuto trovare Pegasus.
Forse avrebbe dovuto chiederlo a suo padre, ma sorvolando sul fatto che, se lo avesse saputo, non gli avrebbe neanche mai permesso di farlo, non era sicuro che sarebbe riuscito a guidarlo neppure lui.
Continuò a girare e gli sembrava quasi di essere dentro ad un labirinto di specchi, ogni lato sembrava riflettere un ricordo, un volto, solo che a differenza degli specchi sembravano più sbiaditi e incerti come il riflesso in un lago.
Il problema, era che non aveva la più pallida idea di quale ricordo avesse scelto.
Cercò di fare mente locale. Cris aveva detto che non lo conosceva abbastanza e probabilmente aveva ragione, ma di una cosa era sicuro: era stato salvato a sei anni e quindi i suoi ricordi più dolorosi erano quelli della sua prima infanzia.
Continuò a camminare fino a quando non si trovò davanti ad un' immagine di un bambino e svoltò verso di essa.
Fu immerso nei ricordi di Pegasus, il piccolo Pegasus nei suoi primi sei anni, sentì le mani stringersi, ogni ricordo che vedeva era peggio dell' altro.
Era sicuro che quel bambino fosse arrivato a sei anni senza un briciolo d' affetto, come pensò quella parola però uno specchio s' illuminò, come se il pensiero lo avesse attivato.
Scorpius si avvicinò e vide riflesso il volto della cameriera che aveva visto nei ricordi di quel famoso giorno.
Rimase fermo per un attimo e dovette prendere più respiri per calmarsi. Se solo pensava che quella donna, in realtà, era la sua Lily, sentiva il cuore stringersi dentro il suo petto.
Era completamente devastata. Un lato del volto era come se fosse diventato una maschera dell' orrore.
I capelli erano talmente diradati da sembrare quasi inesistenti, la bocca era aperta in una smorfia contorta e piena di dolore, l' occhio era dilatato e spalancato e il naso era completamente spanato.
Sentì le vene dolergli al pensiero che potesse essere quello che le stava succedendo in quel momento.
D' altronde non sapeva quando le fosse accaduto e non sapeva, se nonostante la morte di Emily, fossero riusciti a cambiare quella parte del futuro.
Vide che la donna era seduta a terra e Pegasus aveva la testa appoggiata sul suo grembo, lei gli accarezzava i capelli dolcemente e il bambino piangeva, aveva una mano affondata nei capelli di lei e se li rigirava tra le dita, come se quel gesto riuscisse a calmarlo.
Si teneva il polso e piangeva disperato, lei non parlava – Scorpius era sicuro che non potesse farlo- ma gli accarezzava i capelli e gli asciugava le lacrime con una dolcezza tale che lui la stava guardando con occhi pieni di amore.
Alzò gli occhi per ricacciare le lacrime e vide Pegasus - il vero Pegasus e non quello dei ricordi – era in cima ad una specie di torre, come una vedetta e si chiese come poteva arrivarci, ma come lo pensò una rampa di scale gli si visualizzò davanti.
La raggiunse e cominciò a salire pensando a cosa doveva dire, ma quando arrivò in cima e lo vide da dietro, seduto sul bordo e i piedi penzoloni, seppe esattamente cosa gli avrebbe detto.
Si sedette accanto a lui e, nonostante Pegasus tenesse gli occhi sul ricordo, Scorpius fu sicuro che lo avesse sentito.
Dopo qualche minuto di silenzio si voltò e guardò il profilo di suo figlio, sembrava quasi rilassato in quel momento, eppure lui sapeva che non era così, poteva percepirlo fin dentro alla sua pelle.
" Sai, anche a tua madre piacciono i posti alti" gli disse, ricordando come Lily amasse la terrazza dell' Accademia, terrazza dove lui era stato concepito.
Pegasus si voltò finalmente verso di lui e gli occhi con i quali guardò suo padre sembravano davvero stanchi.
" Che ci fai qua?" gli chiese e Scorpius prese un respiro " volevo parlare con mio figlio e dato che lui si nasconde" gli disse scherzoso e Pegasus annuì soltanto riportando il volto diritto.
Scorpius strinse i denti, il fatto che non lo avesse contraddetto sul nascondersi lo faceva preoccupare.
Decise di cambiare tattica.
" Lily è stata catturata" lo informò e lui si voltò di nuovo verso Scorpius, ma poi parve ripensarci e riportò di nuovo lo sguardo davanti a sé.
Questo fece innervosire Scorpius.
" Senti" gli disse alzandosi in piedi " devi smettere di fare così" sentenziò e Pegasus inarcò un sopracciglio.
" E cosa starei facendo?" gli chiese alzandosi a sua volta.
" Il ragazzino!" esplose Scorpius guardando quegli occhi grigi così simili ai suoi e notando per la prima volta, quelle scaglie nocciola che sembravano fluttuarvi dentro.
" Il ragazzino?" domandò Pegasus alterandosi.
L' immagine intorno a loro scomparve, la torretta sparì e rimasero in piedi, solo loro due, in uno scenario bianco.
Scorpius si guardò intorno, adesso non sarebbe mai riuscito a tornare indietro, ma forse non voleva farlo, o almeno, non senza suo figlio.
" Io...io non sono mai stato un ragazzino, non mi sono mai potuto permettere di essere un ragazzino..." affermò stancamente " sono cresciuto in mezzo alla guerra, sono al centro di una profezia e..."
" Questa l' ho già sentita" lo interruppe Scorpius " eppure tuo nonno non si è mai nascosto..." gli venne in mente una frase che Albus ripeteva sempre, una frase che, a detta di Harry, gli era stata detta dall' omonimo del suo migliore amico.
" Non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere*" disse e Pegasus abbassò lo sguardo e comincando a giocherellare con il bracciale.
Scorpius notò come le sue spalle sembrassero scuotersi nervosamente e finalmente capì a cosa serviva quel bracciale, contemporaneamente si chiese come avesse fatto a non rendersene conto fino a quel momento.
" Senti" gli disse " nessuno dice che non sia difficile, io non ho la più pallida idea di quello che hai passato e..."
Si portò una mano alla testa leggermente imbarazzato " la tua amica Cris è stata davvero chiara su questo" commentò e Pegasus sbatté le palpebre " l' hai vista? Sta bene? E J.J. e Zoe?" chiese e Scorpius sorrise " stanno benissimo e ti vogliono molto bene, anche per quello devi tornare e per tua madre... per aiutarmi a trovarla..."
Si fermò appena vide Pegasus scuotere la testa deciso e il suo viso rabbuiarsi.
Cercò di respirare a fondo per mantenere la calma. Non riusciva a capire il suo atteggiamento.
" Perché non vuoi aiutarla?" domandò stordito " mi sembrava che avessimo chiarito che lei era..."
" Lo so chi è" lo interruppe brusco, non ci teneva a sentirselo dire di nuovo " e allora?" chiese Scorpius sempre più confuso.
Pegasus non rispose e Scorpius si chiese per quanto tempo ancora sarebbe riuscito a tenere a bada il suo temperamento.
" Tu non sei degno di essere in parte un Potter" gli disse a bruciapelo e Pegasus alzò su di lui i suoi occhi fiammeggianti.
Aveva sempre sperato che gli dicessero che non aveva niente dei Potter, da quando era riuscito a comprendere non aveva mai voluto essere associato a quel cognome che portava anche sua madre e ora che suo padre gliel' aveva finalmente detto, lui aveva sentito il cuore rompersi.
" Non ho mai conosciuto un Potter che fugge, mai in tutta la mia vita" gli disse e vide le nocche delle mani di Pegasus sbiancare per come stringeva i pugni.
" Tuo nonno ha affrontato il più grande mago oscuro dei suoi tempi, i tuoi zii hanno affrontato gli Apocalittici e Lily..." s' interruppe, il cuore gli stava accelerando al pensiero di tutto l' amore che aveva dentro.
" Lei è sopravvissuta... nonostante tutto è sopravvissuta" disse amareggiato.
" Che vuol dire?" chiese Pegasus, ma Scorpius scosse la testa. Non era pronto per saperlo.
Non adesso. E in teoria, neanche lui avrebbe dovuto saperlo, il fatto che avesse ascoltato suo padre e Lily parlare era stato scorretto da parte sua.
Per quello aveva sempre cercato d' insistere affinché fosse lei a parlargliene.
Sapeva, ma non poteva starle vicino. Non fino a quando lei non glielo avesse permesso.
" Che vuol dire?" ripeté Pegasus alterandosi leggermente e Scorpius lo guardò fisso negli occhi.
" Pensi di reggere il colpo, ragazzino?" lo prese in giro e Pegasus strinse gli occhi " non fare il Serpeverde con me" lo riprese.
" Ma lo sei? O sbaglio? Uno che fugge, che non affronta la vita..."
" Forse sono stufo" esplose Pegasus " stufo di essere quello che sono, stufo di dover scappare da una maledetta profezia che non so neanche se si avvererà mai, stufo di dover pensare a sopravvivere perché tutti mi cercano, stufo di aver paura di avvicinare le altre persone perché per colpa mia rischiano quotidianamente la vita, stufo di rivivere ogni notte la mia infanzia..." s' interruppe un attimo e si guardò le mani " stufo di essere quello che sono" concluse in un sussurro.
" E chi sei?" domandò Scorpius, Pegasus alzò gli occhi su di lui " un assassino" disse perentorio e il suo sguardo non vacillò un attimo, come se volesse sfidarlo a dire il contrario.
" Allora è questo?" gli chiese " quell' uomo che hai ucciso..."
Pegasus non lo lasciò finire, i suoi occhi si sgranarono e contemporaneamente la scena che aveva vissuto al San Mungo cominciò a materializzarsi intorno a loro.
Ogni lato, ogni angolo, era tutto ricoperto di immagini di quel momento.
Scorpius vide Pegasus portarsi le mani tra i capelli mentre guardava se stesso scaraventare Cris da un lato e uccidere quel ragazzo.
Anche se lo aveva già visto, Scorpius non poté fare a meno di rabbrividire mentre guardava gli occhi infuocati e le linee delle mani che sprigionavano tutta quella energia.
" Io...io..."
Scorpius capì che fino a quel momento lo aveva rimosso, e allora perché?
Tutto ad un tratto il mondo intorno a loro si rabbuiò e Scorpius cercò di appoggiarsi alla parete, ma sapeva che non era una parete, quella era la testa di Pegasus e lui non era al sicuro.
Il pavimento cominciò a traballare e nel buio Scorpius riuscì a scorgere gli occhi infuocati di Pegasus.
Merda, stava perdendo di nuovo il controllo.
" La mia anima" il sussurro di Pegasus arrivò come un urlo alle orecchie di Scorpius.
" La mia anima" ripeté e Scorpius nonostante il buio riuscì a vedere nitidamente le sue mani e le loro linee che erano così luminose da rendere visibile Pegasus.
I suoi occhi fiammeggianti si concentrarono davanti a sé e Scorpius vide il viso di Lily, pochi secondi dopo un incantesimo partito dalle mani di Pegasus la colpì.
Scorpius inspirò bruscamente e guardò di nuovo il volto di Lily, o meglio della Lily che conosceva lui comparire di nuovo, fino a quando Pegasus non la fece scomparire ancora.
Scorpius rimase a guardare per qualche minuto suo figlio scatenare tutta la sua rabbia e vide con orrore come ad ogni colpo accompagnava un urlo, un gemito, o peggio ancora, gridava la parola " Assassino".
Non riusciva a credere a quanto si condannasse. Doveva essere il peggior nemico di se stesso.
" Smettila" disse. Così non stavano arrivando da nessuna parte.
Cris aveva ragione. Era stato presuntuoso, lui non conosceva suo figlio.
Pegasus aveva bisogno di un padre e la verità era che lui ancora non lo era.
Pensò a suo padre, pensò a tutto l' amore che aveva per lui e a come avrebbe voluto con Pegasus lo stesso rapporto e a quel punto si ritrovò a pensare a quello che Draco Malfoy avrebbe fatto per lui.
Si scostò dalla parete e andò verso di lui a passo sicuro. Era impossibile non capire dove fosse, era illuminato a giorno per colpa di tutti gli incantesimi che stava lanciando.
Appena fu abbastanza vicino vide i suoi occhi rossi e pieni di lacrime e sospirò. Qual era la sua colpa?
Gli afferrò entrambi i polsi in una morsa stretta e lo costrinse a fermarsi.
Lui parve volersi liberare, ma poi guardò suo padre negli occhi e si fermò, tutto si rischiarò come se qualcuno avesse acceso la luce, ma Scorpius non smise di guardare Pegasus.
Non abbassò mai lo sguardo da lui perché voleva che capisse che stava dicendo la verità.
" Non è colpa tua" gli disse e Pegasus lasciò che gli scendesse una lacrima troppo a lungo trattenuta.
" Invece lo è" si oppose " io ho ucciso quel ragazzo perché ho perso il controllo... io ho ucciso quando mi ero ripromesso di non farlo mai più... non dopo... non dopo..."
Scorpius aspettò pazientemente e vide che Pegasus guardò il contatto delle loro mani come se stesse cercando il coraggio per parlare.
" Ho ucciso mia madre" confessò e rialzò gli occhi su Scorpius per vedere la sua reazione.
Scorpius avrebbe voluto indietreggiare per incassare meglio il colpo, ma sapeva che se lo avesse fatto lui si sarebbe di nuovo allontanato.
" Lily? La vera Lily?" chiese e si accorse che la sua voce era roca, la gola gli si era improvvisamente seccata.
Pegasus parve non accorgersi neanche che ormai le sue guance erano lucide di lacrime e annuì.
" Lei era tornata per me... aveva avvertito il nonno che io ero vivo e dove ero, ma non sopportava di dovermi lasciare solo con lei... non sapeva se sarei sopravvissuto senza di lei e quella donna, lei mi ha costretto ad ucciderla" terminò e sembrava che il suo cuore si fosse definitivamente spezzato.
" Lei mi amava, mi amava così tanto da non riuscire a lasciarmi ed io l' ho uccisa... capisci?" gli chiese " e ora dimmi che non è colpa mia" lo sfidò.
" Dimmi che vuoi che torni con te, dimmi che mi merito di avere un' altra possibilità, dimmi che merito di vivere..." s' interruppe a corto di fiato per lo sfogo.
" Ti prego dimmi che non è colpa mia" lo supplicò e il peso di tutto quello che era successo lo fece cadere sulle ginocchia.
Scorpius dovette deglutire un paio di volte per rimanere lucido.
Non era facile per lui accettare che Lily fosse stata uccisa proprio da Pegasus, ma poi pensò di nuovo a come si sarebbe comportato suo padre e s' inginocchiò mettendogli una mano sulla spalla.
" Non è colpa tua" gli disse, ma Pegasus continuò a tenere il viso racchiuso tra le sue mani.
" Non è colpa tua e sai perché lo dico?" domandò " perché tu avevi solo sei anni, perché sei stato torturato per arrivare a quel punto..."
Il cuore gli mancò un battito al ricordo di tutto quello che aveva subito suo figlio " sono cose che neanche un adulto riuscirebbe a gestire, come potevi farlo tu...tu che eri solo un bambino" continuò e gli prese le mani per aprirle e vedere il suo volto.
" Se la colpa è di qualcuno è mia" affermò e un paio di occhi grigi si concentrarono su di lui " io dovrei chiederti scusa" gli disse e si dovette mordere il labbro per non permettere alle lacrime di affacciarsi al suo viso.
" Tu non hai..."
Scorpius alzò una mano " eccome se ce l' ho..." affermò cercando di sorridere a suo figlio " io avrei dovuto proteggerti, sono tuo padre e ho lasciato... " s' interruppe sentendosi troppo vicino alle lacrime " hai dovuto sopportare... " finalmente una lacrima scese nel suo volto e Scorpius scosse la testa.
" Avrei dovuto esserci io al tuo posto" disse e il suo sguardo tornò duro " non tu... per cui se devi dare la colpa a qualcuno, non accusare te stesso, non accusare Lily, accusa me...odia me" gli disse e Pegasus sciolse la presa dalle sue mani per potersi portare i palmi alle tempie.
Gli sembrava d' impazzire. Si era sempre incolpato di tutto, ma era vero, aveva solo sei anni e nonostante la sua età si era opposto fino allo sfinimento, fino a soccombere.
Automaticamente si portò una mano alla cicatrice che aveva sul volto. Voleva credergli.
Voleva disperatamente credere che non fosse davvero un assassino, se non fosse stato per il ragazzo che aveva appena ucciso.
" E per quel ragazzo? Per lui non avevo sei anni... io... " s' interruppe per portarsi di nuovo le dita sopra gli occhi e premendo come se volesse sfondarli e smettere di vedere tutto quello.
" Lui è colpa mia" scostò di colpo le dita e guardò il padre come se volesse che lui potesse convincerlo anche stavolta.
" Sì è vero, anche se non è totalmente colpa tua" e in quel momento si sentì molto suo padre.
Erano le stesse parole che aveva usato lui qualche ora prima " non è totalmente colpa tua neanche questo... un ragazzo qualunque vede la sua ragazza minacciata lo insegue e prova a colpirlo con un incantesimo, tu hai troppo potere ... hai perso il controllo e lo hai ucciso... biasimabile, ma non fino in fondo " inarcò le sopracciglia " cogli il nesso?" gli chiese con un sorriso sarcastico e Pegasus scosse leggermente la testa " chi riuscirebbe a capirlo?" gli chiese a sua volta, ma la sua voce si stava già rilassando.
Scorpius sorrise espirando il fiato, gli sembrava di vedere la luce in fondo al tunnel " bè, ti spiegherò il succo" gli disse scherzoso " sei solo un fidanzato incazzato e hai un potere decisamente troppo grande per un ragazzino, ma ci lavoreremo...lavoreremo sul tuo autocontrollo e riusciremo a gestirlo" disse aiutandolo ad alzarsi.
Pegasus si scosse i vestiti in un gesto automatico, anche se non c' era nessuna polvere da scuotere, ma voleva prendersi un secondo prima di guardare suo padre, aveva detto che ci avrebbero lavorato insieme.
In quel momento si sentiva come un bambino che aveva appena capito di non essere solo.
Alzò gli occhi su di lui e lo vide sorridente, per un attimo gli sembrò il suo papà di quando era piccolo e in fondo era davvero così...in fondo mancavano solo sei anni.
" Grazie" gli disse e Scorpius non resistette più e lo attirò a sé abbracciandolo forte, era così felice che suo figlio si fosse affidato a lui, che gli avesse creduto.
Pegasus si scostò leggermente imbarazzato, ma felice di essersi lasciato andare.
" Ora andiamo?" gli chiese Scorpius e si voltò cercando di capire da dove dovevano uscire.
Pegasus annuì e si avviò, poi si voltò verso Scorpius " papà?" lo chiamò e Scorpius rischiò di cadere.
Lo aveva chiamato papà? Non credeva che una parola potesse emozionare tanto " dimmi" rispose ancora un po' emozionato.
Pegasus sorrise, ma di un sorriso furbo, proprio come quelli che illuminavano il volto di Lily e le facevano risplendere gli occhi " non sono un ragazzino" chiarì, poi abbassò gli occhi leggermente imbarazzato " e Cris non è la mia fidanzata" disse in un borbottio che però Scorpius sentì ugualmente.
" Certo" affermò sarcastico e Pegasus lo fulminò con lo sguardo.
***
Da quanto tempo era così?
Non doveva essere un buon segno se aveva perso la cognizione del tempo, ogni tanto, quando non era con lui, le sembrava di sentire un po' di calore sul suo corpo e quello la portava a pensare che fosse giorno, ma non ne era sicura.
La maggior parte delle volte era troppo stordita e confusa per ricordare anche solo il suo nome.
Spesso cercava di isolare il suo corpo e la sua mente per fuggire al dolore, all' umiliazione, ma non sempre ci riusciva.
Sapeva che in quel momento era legata, sentiva la ruvidezza della corda sulla pelle già ferita dei suoi polsi, e quello poteva solo voler dire che lui era uscito, o comunque aveva qualcosa da fare, qualcosa di più importante che torturarla.
Non sapeva se tirare un sospiro di sollievo perché ogni volta che tornava da lei, era peggio.
Avrebbe voluto potersi muovere anche solo un pochino, portarsi la mano al ventre, sentire se il suo bambino stava bene.
Ormai non riusciva neanche più a piangere, viveva solo un costante senso di nausea.
Un terrore che le percorreva le vene ghiacciandole e facendole pensare che non sarebbe mai riuscita a sopravvivere, ad uscire di là.
Quando tutto diventava troppo o nei momenti in cui rimaneva sola, cercava di pensare alla voce di Scorpius, al suo volto, provando ad eliminare la voce di Aaron e le sue perversioni.
Il tocco delle dita di Scorpius che erano così delicate e passionali e che riuscivano a scacciare il ricordo del dolore del coltello di Aaron sulla sua pelle.
Aaron e i suoi coltelli Babbani, quella sua passione che per lui era un gioco, un gioco imparato durante la sua infanzia passata in mezzo ai Babbani.
Aaron con le sue contraddizioni. Le sue dichiarazioni di amore eterno e le sue torture.
Sua. Un suo possesso. Un suo gioco.
Continuava a punirla perché voleva che lei lo amasse e gli si donasse spontaneamente, ma ogni volta le faceva più male, ogni volta l' avvicinava così tanto alla morte che lei lo odiava sempre di più.
Sentì la porta scattare e se avesse potuto avrebbe tremato.
Ascoltò i passi, ma non sembravano quelli di quel maledetto, sentì qualcuno chinarsi su di lei e all' improvviso una sensazione di asciutto sulla pelle.
Dovevano averle fatto un incantesimo di pulizia.
Aaron la puliva con una spugna. La sentiva premere sulla sua pelle e le sollevava anche la testa spazzolandole i capelli, oltre a fare un gratta e netta per eliminare i bisogni fisiologici che neanche si accorgeva di fare.
Detestava questa situazione d' impotenza, visto che il rilascio di tutti i muscoli le impediva anche di controllare la pipì e si ritrovava a capire che aveva orinato solo quando si sentiva bagnata.
Questa volta però la mano che la stava toccando era diversa da quella di Aaron, era leggera e delicata, non aveva niente della possessione e la ruvidezza con la quale la toccava lui.
Poi sentì che le faceva scorrere la testa fino a inclinarsi verso l' alto e questo qualcuno le forzò leggermente la mascella per farle aprire le labbra " deglutisci" le ordinò a voce bassa mentre faceva scorrere dell' acqua dentro alla gola.
Lily era così assetata che le sembrava quasi che l' acqua bruciasse, Aaron le dava da bere, non voleva certo che il suo giocattolino morisse troppo presto, ma solo ogni tanto.
Preferiva tenerla debole in tutto e per tutto.
Piano piano si accorse di riuscire a sbattere le palpebre e la vista le tornò.
Mise a fuoco la persona che la stava aiutando e vide la ragazza con i boccoli castani e le stava sorridendo.
" Piano piano il tuo corpo tornerà a funzionare, ma non ti muovere troppo, hai una lametta infilata tra le caviglie..."
Lily si concentrò sui piedi e le parve di sentirla " è lì di modo che se tu dovessi riacquistare l' uso motorio e ti agitassi per liberarti, ti taglierebbe i tendini..."
" Toglimela" sussurrò Lily, ma solo a sentire la sua voce sentì così tanto sollievo che le venne voglia di piangere.
La ragazza scosse la testa " non posso" le disse " sto rischiando molto..."
" Hai detto che non avevi paura di loro" la interruppe Lily e la ragazza annuì " non ce l' ho infatti... ma non posso farmi scoprire".
" Aiutami a tornare a casa" la supplicò Lily vedendola alzarsi in piedi " per favore" la pregò con voce rotta.
" Non posso stare più così" la supplicò.
Adesso che le stava tornando completamente la sensibilità e la vista, sentiva ogni dolore, vedeva ogni ferita.
Le sue braccia incrostate di sangue rappreso e poi guarito, le sue gambe completamente tumefatte e il petto, non osava neanche guardarlo, aveva il terrore di sapere che cosa le aveva fatto.
La ragazza si avvicinò alla porta sorda alle parole di Lily, aveva già una mano sulla maniglia, sembrava combattuta, ma non si voltava nonostante i numerosi richiami di Lily.
" Dammi la possibilità di vivere" la supplicò infine. La vide scuotere la testa e sospirare, poi, probabilmente maledicendosi, tornò indietro.
Si chinò su Lily e sfilò la lametta lasciandola cadere sul pavimento.
" Non sbagliare stavolta" le disse " e non fidarti di nessuno... nemmeno di me" concluse, poi prima che Lily potesse dire anche solo grazie si era già dileguata.
Non fidarti neanche di me? Cosa voleva dire?
Scosse la testa per eliminare dal suo cervello un po' di quella nebbia che la opprimeva.
Guardò in alto e vide che vi era una finestra.
Era impossibile da raggiungere, ma stavolta non avrebbe sbagliato.
Si alzò a sedere con un colpo di reni, e ignorando i dolori del suo corpo mosse il piede per avvicinare la lametta.
La fece scorrere piano piano cercando di portarla fino a portata di mano. Per fortuna Aaron nel suo sadismo, la guariva ogni volta per poi ferirla nuovamente, quindi nonostante i dolori e il sangue rappreso, non aveva ferite da taglio che potessero limitarla nei movimenti.
Raccogliere la lametta con le mani legate e doloranti, le parve un' impresa titanica e quando vide le sue dita scorticate e piene di lividi si chiese di nuovo come dovesse essere addosso, o il suo viso.
Ebbe un fremito di paura al pensiero di tutto quello che le aveva fatto, ma non era il momento di pensarci.
Adesso doveva salvare se stessa e il suo bambino. Doveva tornare da Scorpius e da suo padre. Doveva tornare da Pegasus.
Si sedette in mezzo alla stanza di modo da non addormentarsi, se si fosse appoggiata sicuramente avrebbe ceduto e invece doveva farsi trovare pronta da Aaron.
Guardò verso la finestra. La notte era illuminata da una luna quasi piena e da lì poteva vedere entrambe le costellazioni delle persone che amava di più.
Scorpius e Pegasus sembrava che la stessero osservando.
***
Pegasus aprì gli occhi di scatto e si alzò a sedere sul letto, prima che un capogiro lo costringesse di nuovo a cadere sui cuscini.
Fece per guardarsi intorno, ma prima che potesse anche solo muoversi tre paia di braccia gli cinsero il collo.
Capì subito che si trattava di Cris, J.J. e Zoe e mise una mano su un loro braccio anche se non sapeva a chi appartenesse.
" Stupido idiota" commentò Zoe, accompagnando la frase con un colpo sulla spalla e Pegasus sorrise facendo una smorfia per il colpo subito. Non era forte, ma il suo corpo era ancora dolorante.
" Miseriaccia, amico, te la sei presa comoda" disse invece J.J. e lui alzò gli occhi al cielo.
Spostò lo sguardo su Cris e sentì come se i suoi occhi lo stessero attirando a sé " tu non mi dici niente?" le chiese, si aspettava che gli dicesse di tutto e temeva anche che gli dicesse che era un assassino.
Cris scosse la testa mordendosi l' interno della guancia per non piangere dalla felicità.
Vederlo aprire gli occhi le aveva fatto balzare il cuore nel petto e il sangue era tornato a circolare liberamente.
Prese un respiro " bentornato" gli disse semplicemente e Pegasus annuì soffermandosi sul suo viso per un secondo e riportando poi lo sguardo anche su Zoe e J.J.
Davvero aveva pensato di lasciarli? Come aveva potuto essere così egoista, loro non si erano mai abbandonati.
Si guardò intorno " ma questo posto era..."
" Distrutto?" lo interruppe una voce apparendo sulla porta " allora sei stato tu" disse prima di entrare di modo che tutte le persone dietro di lui riuscissero anche loro ad accedere alla stanza.
Pegasus guardò chi aveva parlato e spalancò gli occhi quando riconobbe chi era " Oh Silente!" esclamò cercando con gli occhi suo padre, ma lui si limitò a sorridere godendosi la sorpresa del figlio. Era così raro vederlo con espressioni così naturali.
" Sì, ho notato che faccio questo effetto ad un bel po' di persone" si vantò James e Pegasus sorrise, era proprio come nei racconti di suo zio Albus.
Lo cercò con lo sguardo e vedere lui e sua zia ancora vivi lo fece rilassare.
Un attimo, sua zia? Ma quel maledetto Corner non aveva preso anche sua madre? E allora perché lei...
Passò uno sguardo su tutti concentrandosi poi su suo padre " la mamma è ancora con lui?"
I tre ragazzi del futuro si guardarono nel sentire Pegasus chiamare Lily mamma, si sentivano confusi, lui non si riferiva mai a sua madre come mamma.
J.J. gli poggiò scherzoso una mano sulla fronte, ma Pegasus la spazzò via guardandolo in cagnesco e fece per alzarsi in piedi.
" FERMO!" la voce di sei persone si sovrapposero divenendo come un urlo alle sue orecchie e si fermò guardando i suoi tre amici, suo padre e i suoi due nonni, poi scosse la testa.
" Siete davvero amorevoli, ma devo andare..."
Appena scese dal letto cadde poco elegantemente a terra, visto che le gambe indebolite non lo avevano sorretto.
" Presuntuoso" mormorò Cris chinandosi per aiutarlo e lui la guardò " oh, davvero?" le chiese spostando la sua mano.
Non era un invalido e odiava che lei lo avesse visto così.
" Sì, davvero" lo sfidò e i suoi occhi azzurri sembravano due scorci di cielo.
Erano tanto limpidi quanto quelli di Pegasus erano plumbei.
" Ok, stop" disse J.J. " tu non rompere, visto che sei appena tornato" disse indicando Pegasus " e tu..." guardò Cris " non fingere che non ti sia mancato" le disse e Cris arrossì leggermente, ma non abbassò lo sguardo non avrebbe mai ceduto.
" Direi che J.J. è decisamente figlio tuo e di Alice" scherzò Scorpius guardando Albus che fissava con orgoglio J.J. " sembra come voi quando cercavate di fare da pacieri tra me e Lily" concluse e Albus rise leggermente.
Pegasus sentì il paragone e guardò di colpo il padre che chinò leggermente la testa di lato, come se volesse dire: " sono nato prima di te" , poi scosse la testa e riportò l' attenzione sulle sue gambe.
" Non ho tempo ora" disse guardandosele e guardò le sue mani che in un attimo s' illuminarono.
" Pegasus" lo chiamò Scorpius, si erano promessi di provare a controllarla e approfittarne non era nei patti.
Ma lui lo guardò scrollando le spalle " è obbediente quanto te" commentò Draco sarcastico e Scorpius cercò di trattenersi, ma le labbra gli si sollevarono in un sorriso.
" Devo cercare la mamma" si giustificò e Scorpius non riuscì ad opporsi, voleva trovare Lily più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Non sapeva cosa le stava accadendo. Non sapeva neanche se era ancora viva.
Sapeva solo che non appena avesse trovato Aaron, quello che Pegasus aveva fatto all' altro fratello non sarebbe stato niente, lui avrebbe strappato ogni parte anatomica di Aaron: partendo dalle braccia, fino ad arrivare al cuore e poi non sarebbe rimasto più niente di lui.
Pegasus scosse le gambe e provò ad appoggiarvisi. Perfette.
" Puoi farlo anche a me?" le voce di James lo fece voltare e per la prima volta lo vide correttamente, seduto su quella sedia.
Alzò gli occhi su di lui e annuì. Poteva farcela, era riuscito a salvare persone anche molto vicine alla morte, come J.J. in precedenza.
Si chinò e chiuse gli occhi.
Le sue mani s' illuminarono, ma una voce lo interruppe " sprechi energie" disse e Pegasus la guardò.
Era una ragazza che non aveva mai visto, stava per chiedere chi fosse, ma la voce di suo padre lo interruppe " stai zitta Apocalittica" disse e Pegasus la guardò.
Era un' Apocalittica, era una di loro.
Alzò la sua mano e in un secondo la ragazza si ritrovò attaccata al muro, annaspando come se la stessero soffocando.
" Dove hanno portato Lily Potter?" chiese rabbioso.
Scorpius si mosse immediatamente e insieme ai ragazzi del futuro cercarono di abbassare la mano di Pegasus, ma lui sembrava non vederli neanche.
" DOVE?" ripeté in un urlo.
I suoi occhi divennero rossi e la sua mano si mosse in senso orario chiudendosi piano piano, fino a stringersi in un pugno.
La ragazza stava iniziando a diventare cianotica e tutti lo stavano guardando spaventati, poi lui prese un respiro e si fermò e lei ricadde a carponi sul letto cercando di riportare aria ai suoi polmoni.
Chiuse gli occhi e questi divennero grigi, poi si voltò verso suo padre " Non l' avrei uccisa. Avevo il controllo di me stesso" chiarì con un sorriso.
Suo padre si piegò flettendo le ginocchia e riprendendo fiato " ah sì?" chiese " menomale" aggiunse sarcastico, ma sapeva che era sincero, nonostante i suoi occhi fossero diventati rossi, non aveva percepito la furia che aveva sentito quando aveva ucciso quel Corner.
" Decisamente uno stile di interrogatorio alternativo" scherzò Draco per spezzare la tensione " Sì, decisamente" concordò James leggermente turbato.
Cris sorpassò Pegasus con una spallata e si chinò su Cindy che stava ancora tossendo " poteva morire" si arrabbiò " cos' hai nella testa?" gli chiese.
Pegasus era rimasto a bocca aperta. Da quando in qua Cris difendeva un' Apocalittica?
Lui non l' avrebbe uccisa, voleva solo impaurirla e costringerla a parlare, ma non riusciva a credere che Cris si fosse schierata dalla parte di quella ragazza.
" Che ti prende? Difendi questa gente, ora?" gli domandò sentendo il sangue affluirgli al cervello.
Lei? Proprio lei?
" Qualcuno la deve difendere visto che la stavi quasi per uccidere".
Pegasus scosse la testa sorridendo di incredulità " ditemi che sta scherzando" chiese rivolto a J.J., ma lui non rispose.
" E' un' Apocalittica" disse come se stesse parlando con una bambina " hai presente? Il nostro mondo devastato? I nostri genitori morti? Coloro che mi hanno torturato per una vita?" le chiese sarcastico.
Cris si alzò in piedi portando Cindy con sé e poi si mise davanti a lei di modo di essere di fronte agli occhi di Pegasus.
Si morse il labbro. Certo che aveva presente gli Apocalittici. Certo che sapeva che avevano devastato il loro mondo, era anche il suo mondo, i suoi genitori, la sua vita e sapeva che per Pegasus era ancora più difficile.
Lui aveva passato la sua infanzia a soffrire per mano di una di loro e il fatto che avesse scoperto che quella non era sua madre, lo rendeva solo leggermente più facile da affrontare, ma non meno orribile.
Sapeva tutto questo, ma sapeva anche che da quando erano andati nel passato, Pegasus era cambiato.
Viveva sempre più nella collera, l' essere circondato da sua madre e suo padre, sembrava lo avesse reso ancora più arrabbiato, come se i fantasmi del suo passato lo stessero assalendo talmente forte da non riuscire ad uscire da quel banco di ira.
Lei lo vedeva e lo percepiva, era sempre riuscita a sentire tutto di Pegasus e anche per quello lo amava.
Sì, perché lo amava e amava tutto di lui, ma non poteva rischiare di perderlo.
Non poteva rischiare di vederlo divenire qualcuno che non era, di vederlo sopraffatto da tutto questo.
Nel loro tempo era sempre riuscito a controllare il suo potere, qua, invece, sembrava che lo perdesse continuamente e non si rendeva conto neanche lui di quanto tutto questo stesse peggiorando, di quanto rischiasse di farsi controllare dai suoi poteri.
Era appena tornato dopo un accesso di rabbia durante il quale aveva ucciso una persona.
Non le importava chi era, poteva essere un Apocalittico, come un pesce rosso, le importava solo che avesse ucciso.
Ricordava come era distrutto quando l' aveva conosciuto e ricordava quello che le aveva detto il giorno prima di partire per il passato.
Prese un respiro " ancora non lo capisci, vero?" gli chiese abbassando la voce e lui si limitò a guardarla " non proteggo loro, proteggo te" gli spiegò, poi gli diede le spalle e si avviò per uscire, ma lui la fermò per un polso.
" Non ho bisogno di essere protetto" le disse in un sibilo " non sono debole" si arrabbiò.
" Davvero?" gli chiese sarcastica " pensi che la tua forza sia nei tuoi poteri?" chiese ancora.
Lo guardò con gli occhi che le dolevano nel tentativo di trattenere le lacrime " non permetterlo, Cris" gli ricordò in un sussurro talmente basso che si chiese se l' avesse sentita, ma poi lo vide trasalire e strinse le labbra annuendo alla sua domanda implicita.
Intendeva proprio quello, ma non era né il momento né il luogo per parlarne, dovevano trovare Lily Potter.
Quello aveva la precedenza e mettere in salvo lei e il piccolo Pegasus doveva essere la loro priorità.
" Ricordi quando me l' hai detto?" domandò, poi aprì le sue dita delicatamente sentendo il calore lasciarla ad ogni dito che sollevava, infine gli diede le spalle e uscì.
Pegasus strinse la mascella e fece per seguirla, ma suo padre gli mise una mano sulla spalla " lasciala sbollire un po'...altrimenti farete fuoco e fiamme" gli consigliò.
Certo che suo figlio aveva trovato davvero un bel tipino, gli sembrava di rivedere le litigate sue e di Lily.
Pegasus annuì automaticamente, pur non riuscendo a smettere di pensare a Cris.
Sospirò riportando lo sguardo su suo padre. Da quando si faceva dare consigli d' amore da lui?
Spalancò gli occhi... Cosa aveva appena pensato? Era davvero impazzito?

E se domani...Where stories live. Discover now