34. Anche il sole sorge

230 15 1
                                    

Martina's pov
Una leggera brezza mi scuote i capelli, rinfrescandomi la pelle. Provo ad aprire gli occhi, ma le palpebre sono pesanti come macigni, e il corpo è praticamente immobile, come fossi un vegetale.
All'improvviso, la mia mente si riempe dei ricordi dello scontro, delle ferite, dei momenti in cui Ace e Law erano sotto il controllo di Astarte, del potere che scorreva in me durante la trasformazione, anche più della prima volta, Penelope e Daiana che erano entrate nei nostri corpi per aiutarci, e alla fine che abbiamo fatto fare ad Astarte. Questi ricordi arrivano tutti insieme, provocandomi un lancinante mal di testa che mi fa gemere dal dolore.
Accanto a me, percepisco un movimento e poi una voce che mi chiama.
<<Martina - ya... Riesci a sentirmi?>>dice quella voce e, dopo alcuni attimi, la riconosco.
Cerco di aprire gli occhi con notevole difficoltà, ma dopo qualche tentativo, finalmente ci riesco.
Tutto l'inizio mi appare sfocato, non riesco a distinguere niente di preciso, se non dei colori sbiaditi, e oggetti dai contorni ben poco nitidi.
Sbatto le palpebre, nella disperata ricerca di riuscire a vedere di nuovo.
Il mio corpo, prima pesante, ma totalmente privo di sensibilità, si riprende: riesco a sentire il sangue scorrermi nelle vene, il cuore battere, le orecchie fischiare, il tutto accompagnato da dolori e bruciori ovunque.
Dalle mia labbra secche esce un altro gemito in risposta alle fitte che mi attraversano il corpo.
Pian piano, tutto intorno a me diventa più nitido, tanto da distinguere prima gli alberi, poi la terra sotto di me, che prima ospitava un tappeto d'erba verde, la debole luce dei raggi solari che segna l'alba ormai prossima, mia sorella e Ace poco lontano da me, e Law al mio fianco, che mi guarda con una nota di preoccupazione nello sguardo, che si accentua quando esamina le ferite che ho riportato.
Cerco di alzarmi, anche se dolorante, aiutata dalle sue braccia, e mi accorgo di essere praticamente seduta su di lui.
<<Come ti senti?>> chiede continuando ad osservare l'entità delle ferite.
<<Di merda>>rispondo con voce roca.
Lui accenna un sorriso.
<<Qualcosa di più dettagliato? Sai dire ad un medico '' mi sento di merda'' è un po' generico>>dice, provocando anche su di me, lo stesso.
<<Martina, Law...>>ci interrompe Ace, ancora assonnato, mentre osserva Giada svegliarsi faticosamente come me.
Dopo qualche minuto, aiutata da Ace, mia sorella alza il busto.
<<Abbiamo vinto?>>chiede con voce flebile.
Accenno un sorrisino compiaciuto.
<<Si, abbiamo vinto>>affermo, facendole fare un sospiro di sollievo, prima di vedere Ace posare le labbra su quelle di mia sorella.
<<Oh, andiamo!>>.
<<Festeggiate dopo, siete in pubblico!>>diciamo all'unisono io e Law.
<<Ma sentiteli. Avete idea di come siete messi?>>ridacchia Giada. Effettivamente, non ha tutti torti, visto che siamo praticamente appiccicati.
<<Ma noi ci rendiamo conto che c'è un domani, quindi evitiamo tutte queste smancerie>>ribatto.
<<La voce della ragione>>mi segue Law, facendo alzare gli occhi al cielo ai due.
Nonostante tutto però, una domanda continua a ronzarmi nella testa: ora che abbiamo sconfitto Astarte, Law ed Ace, cosa faranno? Resteranno qui? Vorranno tornare nel mondo di One Piece? Sinceramente, non ne ho idea. Pensando egoisticamente vorrei che rimanessero con noi, ma so quanto entrambi amino il mare e le loro ciurme, e non credo che siano pronti per lasciarli. Sono giorni ormai che mi frullano per la mente questi pensieri a cui non riesco a trovare una risposta. Tutto dipende da loro, io non voglio costringere Law a stare qui, così come Giada non può costringere Ace.
Ad un tratto però, i miei pensieri vengono interrotti.
<<M - Martina...>>mi chiama mia sorella, che tiene lo sguardo fisso a qualche metro da noi. Sposto il viso e, proprio in quel punto, vedo Penelope e Daiana, le nostre due sorelle maggiori, che ci guardano sorridenti, mentre i loro corpi, divengono sempre più trasparenti.
Entrambe ci avviciniamo fino ad arrivare al loro fianco.
Le due posano le mani su tutti e due i bracciali, dai quali, dopo pochi secondi, si propaga una piccola luce bianca e nera.
Dopo pochi secondi, le due si staccano, mentre i loro corpi sono sempre meno visibili.
<<Ora i nostri poteri non saranno più custoditi dai bracciali, fanno parte di voi, come noi lo saremo sempre. Essi però, terranno ancora più stretto il vostro legame>>inizia Daiana con voce debole.
<<Tramite i bracciali, potrete sentire la presenza l'una dell'altra, anche se sarete distanti, il filo che vi lega sarà ancora più spesso, se li indosserete. Ma sappiate, che se una di voi due muore, l'altra lo sentirà, non solo perché siete gemelle, ma anche perché il bracciale che un tempo era vostro, andrà alla sorella ancora in vita>> continua Penelope.
<<Ricordatevi però, che noi saremo sempre accanto a voi, sorelle>>terminano in coro, prima di scomparire alla nostra vista, con un sorriso sulle labbra.
Sento mia sorella singhiozzare al mio fianco. Mi volto verso di lei, guardandola nei suoi occhi pieni di lacrime che ricambiano, mentre i miei lasciano sfuggire una nota di tristezza.
Lascio che poggi il capo sulla mia spalla, mentre metto il mio sulla sua testa.
Anche loro se ne sono andate. È vero, erano già morte, ma era come se non lo fossero mai state, per noi. C'erano sempre in caso di bisogno.
Emetto un sospiro.
È incredibile come tutto, da un giorno ad un altro, sia cambiato, come noi siamo cambiate. All'inizio di tutto, non riuscivo a spiccare più di due parole con mia sorella per tenerla lontana da me, non solo per celare i nostri poteri, ma anche perché non volevo averla tra i piedi, dato che era la cocca di Elena e adesso invece, se qualcuno affermasse che lei non è mia sorella, credo che non vedrebbe mai più la luce del sole. In principio, Ace e Law ci odiavano a morte e per me, erano solo una seccatura, mentre adesso, non credo che riuscirei più a stare bene, vedendoli solo tramite uno schermo, perché dopotutto, per me Ace è un amico, forse il migliore che si possa immaginare, mentre Law... Beh, lui è l'uomo che amo.
Dopo poco tempo, decidiamo finalmente di alzarci e tornare casa, stanchi e feriti, mentre sopra di noi, il cielo sta accogliendo il sole di un nuovo giorno.
Con un po' di fatica, arriviamo nel parco davanti casa nostra.
<<Ce l'avete fatta>>sentiamo una voce femminile alle nostre spalle che ci porta a voltarci. Una donna vestita di bianco, con i capelli rossicci mossi sciolti sulle spalle e l'espressione dolce e orgogliosa, così come il suo sorriso, si para davanti a noi. Tiene le mani giunte in grembo, e gli occhi nocciola, scivolano su ognuno di noi, ma la cosa che più mi colpisce, è l'aura dorata che l'avvolge, facendola risplendere.
Nel suo volto però, c'è qualcosa di famigliare. D'un tratto, sgrano gli occhi.
No, io... Non ci credo.
<<Mamma?!>>domandiamo in coro io e mia sorella.
Il sorriso della donna che ci ha cresciute fino all'età di sei anni, si allarga ancora di più.
<<Sono felice che vi ricordiate il mio volto, tesori miei>>dice con una voce colma di amore e commozione.
<<Ma... M-mamma tu sei... Sei...>>balbetta Giada con il labbro tremante.
<<Sono morta, è vero. Ma volevo vedervi uscire vittoriose dalla guerra contro Astarte>>afferma.
<<Perché non ci hai mai detto la verità? Perché ci hai mentito?>>domando. Le parole mi erano praticamente uscite da sole dalla bocca, senza che io potessi controllarle.
L'espressione della donna diviene cupa.
<<Avrei preferito non farlo mai. Ma non potevo permettere che faceste qualcosa di pericoloso. Eravate ancora piccole e impulsive. Sapevo che se vi avessi rivelato la verità, avreste fatto qualche sciocchezza. Per questo preferii rivelarvi, una parte della storia, cambiandola per certi versi, quando seppi del ritorno di Astarte, cosicché foste pronte quando sarebbe stato il momento. Ma mentii, perché non potevo accettare che le bambine che fin dalla nascita avevo considerato figlie mie, potessero crescere con lei, con il pensiero di doversi sacrificare a lei, un giorno. No, non lo potevo accettare. Se potessi, lo rifarei ancora, credetemi>>.
<<Tu ci hai viste nascere?>>chiede mia sorella.
Lei annuisce.
<<Ero la tirapiedi di Astarte. Mi aveva obbligata dopo aver minacciato me e la mia famiglia. Ho visto la sua gravidanza, la vostra nascita, e sono io che vi ho nutrito, perché lei non voleva farlo. Io posso farvelo vedere, se pensate che vi aiuterà a capire>> afferma.
Prendendo il nostro silenzio per un si, ci si avvicina e posa gli indici sulle nostre fronti.
Delle immagini mi appaiono davanti, talmente tanto veloci che faccio fatica a vederle tutte.

<<O vieni con me o tu e tutta la tua famiglia brucerete tra le fiamme dell'inferno!>>grida Astarte, ad una donna, nostra madre adottiva.

Lei si nasconde dietro un muro, mentre la strega porta con sé degli uomini, verso la sua stanza.

<<Meredith! Muoviti!>>grida Astarte e un attimo dopo, nostra madre entra nella stanza, con dei panni e dell'acqua e tiene i capelli alla strega, anche se contro voglia.

<<Mia signora, calmatevi!>> la prega.
<<Io sono calma! Ma non riesco a controllare tutto questo!>>Astarte indica l'intera stanza distrutta con un gesto della mano, provocando però, la rottura del letto a baldacchino, l'unica parte ancora integra.

<<Come sarebbe incinta?!>>chiede sconvolta la strega.

<<Mia signora, non credo che ciò faccia bene al bambino>>prova a dirle nostra madre, mentre Astarte continua a eseguire incantesimi, nonostante l'enorme e ingombrante pancia.
<<Mi serve solo per avere dei poteri in più. Non ce l'ho fatta con le prime due, ma non commetterò lo stesso errore!>>.
<<Ma...mia signora è solo un bambino, non può fargli questo>>.
<<Decido io cosa fare!>>le urla contro, scaraventandola dall'altra parte della stanza.

<<Jhon, Astarte è fuori controllo, il bambino non ce la farà, se continuerà così>>dice ad un uomo, nostro padre.
<<Lo so, ma non possiamo farci niente, non ci ascolterà mai. Però... Vedrai che il piccolo ce la farà, ne sono certo>>risponde.

Delle urla riempiono la stanza. Sono proprio quelle di Astarte distesa su un letto, colma di sudore, mentre mia madre è accanto a lei con un panno, per tamponarle la fronte. In un secondo, la stanza viene riempita dal pianto di una bambina dai pochi capelli neri.
<<Ce n'è un altro!>>esclama un uomo, passando la bambina a nostra madre che la pulisce immediatamente. Poco dopo, un alto pianto si fa strada nella stanza, stavolta proveniente da una bambina, anch'essa dai pochi ma biondi capelli.

<<Non mi interessa se hanno un nome o meno. Sai già che fine faranno, sarebbe inutile dar loro un nome!>>

<<Tu sarai Martina>>la rossa si rivolge alla mora. <<E tu sarai Giada>>.

Nostra madre ci prende tra le braccia una alla volta, portandoci alla bocca dei contenitori di vetro, totalmente diversi dai classici biberon, con all'interno del latte.

<<Le piccole non meritano questa vita, sono solo delle bambine!>> si sfoga con nostro padre.
<<Dobbiamo portarle via>>.

Le figure di un uomo e di una donna incappucciati, entrano nella stanza dove le bambine stanno dormendo.
La donna prende in braccio me, mentre l'uomo mia sorella, e insieme, scappano dal castello senza mai voltarsi indietro.

Nostra madre toglie gli indici dalle nostre fronti, lasciandoci sconvolte e sorprese.
<<Ora sapete tutto>>dice.
<<Mie amate figlie, so quanto può far male stare lontano da coloro che amate. Perciò vi pongo una scelta: potrete restare qui, o potrete andare nell'altra dimensione, nel mondo dei vostri amati. E voi>>si rivolge a Law ed Ace. <<Avrete la stessa opportunità di scegliere. Domani all'alba, tornate qui tutti e quattro. Esso sarà il momento in cui potrete andarvene o rimanere. Badate bene però, non potrete più tornare indietro>>esclama prima di rivolgerci un dolce sorriso e scomparire.
Per qualche secondo, non riesco a metabolizzare ciò che mi è stato detto.
Io domani, potrei dire addio a mia sorella, o a Law, oppure potrei vivere con entrambi accanto.
Passano alcuni minuti, prima di tornare dentro casa, ancora impreparati a prendere la decisione che segnerà la nostra vita per sempre.

The Witch Of HeartsWhere stories live. Discover now