19. Penelope e Daiana

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Giada's pov
<<Quindi, fatemi capire bene... Siete delle streghe?>>ci domanda Ace apparentemente confuso.
<<Si>>gli rispondiamo in coro io e mia sorella.
<<E siete le reincarnazioni di due delle streghe più potenti mai esistite>>continua il chirurgo.
<<Si>>.
<<Lo so che tutto questo ha dell'incredibile, però dovete crederci>>affermo sedendomi sul letto della camera di Martina.
<<Beh, nel '' nostro mondo'', avere dei poteri non è così strano, o almeno non lo è se hai mangiato un frutto del mare. Ma qui non rischiate di fare la stessa fine delle due sorelle?>>.
A quanto pare abbiamo attirato l'attenzione di Law.
<<Teoricamente no. C'è gente che crede che la magia non esiste più, ma ci sono anche delle persone che credono che la magia non sia mai esistita. E la chiesa non organizza più le cacce alle streghe da secoli ormai, per cui non corriamo pericoli, a parte Astarte, è ovvio>>fa presente mia sorella facendomi abbassare il viso. Abbiamo raccontato ai ragazzi tutto, ma abbiamo tralasciato la morte dei nostri genitori, limitandoci a dire che Astarte ci cercava.
Improvvisamente sento le orecchie fischiare, facendomi portare le mani su di esse e stringere i denti.
<<Ragazze, ma che vi succede?>>la voce di Ace è più squillante del solito, e mentre ci richiama, essa diventa sempre più lontana, ma mi ha fatto comunque intendere che anche Martina ha sentito quel fischio assordante.
D'un tratto, tutto diventa buio.

Apro gli occhi e vengo quasi accecata dalla luce troppo forte. Li richiudo di scatto, massaggiandomeli, e gemendo lievemente per il dolore.
<<Ciao Giada>>.
Aspetta, quasta voce...
Apro di nuovo gli occhi, questa volta con più calma, notando davanti ai miei occhi una ragazza bionda dagli occhi azzurri, con un dolce sorriso stampato sulle labbra. Ma quella...
Sono io.
Vorrei risponderle, vorrei chiederle chi sia, ma poi mi rendo conto.
<<Daiana...>>sussurro.
Il suo sorriso di allarga e mi porge una mano. Solo allora mi rendo conto di essere sdraiata a terra in una stanza  che non ha confini. Non ci sono pareti o soffitti, è tutto bianco. Non c'è un minimo dettaglio che possa farti capire dove ti trovi. Le afferro la mano e mi tiro su, notando il suo abbigliamento di sicuro non di quest'epoca: indossa un lungo vestito color panna, per niente sfarzoso con uno scollo tondo non particolarmente ampio, con le maniche a tre quarti.
<<Come... Come è possibile?>>chiedo incredula e con voce più bassa del dovuto.
<<Non preoccuparti, sei al sicuro qui, non ti farò del male>>mi risponde mantenendo il sorriso.
<<Dove siamo?>> mi guardo intorno.
<<In una stanza creata dalla mia mente. Non ho perso il mio tocco nei secoli>>ridacchia agitando una mano.
Lei, vedendomi confusa, prosegue.
<<Quando io e mia sorella abbiamo creato i bracciali>>indica il mio con la testa <<Abbiamo rinunciato alla parte più grande dei nostri poteri, è vero. Ma non li abbiamo messi tutti, qualcosa dovevamo pur tenere anche noi nel caso Astarte fosse tornata>>racconta.
<<Oh. Ma tu... Ecco sai... Insomma...>>.
Accidenti, perché sono così impacciata?
<<La chiesa ha ucciso me e mia sorella, ma per secoli le nostre anime hanno vagato sulla terra alla ricerca delle nostre reincarnazioni. Quando vi abbiamo finalmente trovate, siamo entrate nei bracciali, per non lasciarvi e aiutarvi contro Astarte. Purtroppo non ci aspettavamo ciò che è accaduto, per questo motivo siamo state anni assopite nei bracciali. È da quando avete sei anni che non vedo più mia sorella Penelope e non sai quanto mi manca. Ma finché entrambe non avreste indossato i bracciali, non potevamo avere alcun contatto. I bracciali ci hanno permesso di entrare, ma non di uscire. Fortunatamente, ora potrò rivedere mia sorella, dato che Martina ha di nuovo il bracciale al polso. Non temete, noi vi aiuteremo a controllare i poteri. Essi sono troppo potenti per cercare di gestirli da sole, avete bisogno del nostro aiuto, ma anche di quello dei due giovani che stanno sempre in vostra compagnia negli ultimi tempi>>la guardo incuriosita.
<<Ace e Law? Perché anche di loro due?>>chiedo.
Lei sorride, ma non è solo un sorriso dolce come lo era prima, sembra anche nostalgico.
<<Lo scoprirete presto>>sono le sue ultime parole prima che quella luce bianca diventi il nero più assoluto.

Martina's pov
Mi ritrovo in quella che sembra un'infinita camera, in cui all'interno aleggia una penombra che ti fa vedere poco e niente.
<<Martina... Ciao>>dice una voce che identifico come la mia, ma non ho aperto bocca. Perciò capisco.
<<Ciao a te, Penelope>>le rispondo. Mi alzo in piedi e la vedo. Ha un accenno di sorriso sulle labbra, indossa un vestito lungo bordeaux molto semplice con lo scollo a balconcino e le maniche a tre quarti.
<<Dove siamo?>>chiedo.
<<In una specie di stanza creata dal mia mente>>.
<<Come è possibile che tu sia qui? Insomma sei stata uccisa dalla chiesa secoli fa>>.
<<Io sono solo l'anima, ovvero ciò che è rimasto del corpo della Penelope che è stata uccisa tempo fa. Ma ho fatto in modo che, se volessi, potresti toccarmi come un qualsiasi essere umano>>alza un braccio tirandosi leggermente la pelle.
<<Dai vestiti non dovevi essere molto povera>>noto facendola sorridere.
<<No, eravamo una famiglia benestante, baroni per l'esattezza. Quindi avevamo molta più '' importanza'' al livello gerarchico, rispetto ai contadini>>spiega iniziando a camminare verso di me. Eppure io non arretro di un passo. Non credo voglia farmi del male e non mi sento minacciata da lei.
<<Perché mi hai portata qui?>>.
<<Semplice curiosità. Anche mia sorella Daiana ha avuto la stessa idea. Ah, prima che me lo dimentichi, grazie>>dice facendomi alzare un sopracciglio confusa.
<<Per cosa?>>.
<<Per ben due cose. La prima perché mi hai finalmente tolto da quella scatola buia nel muro e la seconda perché mi hai permesso di vedere di nuovo mia sorella>>.
Sono ancora più confusa.
<<Sai, è da quando avete sei anni che non vedo Daiana,dato che ero lì dentro. Siamo entrate dentro i bracciali quando vi abbiamo trovato da piccole, ma quando hai deciso di non metterlo più, non ho più avuto un solo contatto con lei. Ma ora la posso vedere ogni giorno, perciò grazie anche per questo>>mi dedica un sorriso.
Effettivamente potresti chiederle di aiutarti con i poteri come ringraziamento.
<<Tranquilla ti aiuterò con i tuoi poteri, come Daiana farà con quelli di tua sorella>>.
<<Non sapevo leggessi i pensieri altrui>>.
<<Non lo faccio. È semplice intuizione. Non è stato poi così difficile capirlo. Ora sono una parte di te, grazie al bracciale. Abituati>>.
Beh, dovrò abituarmi davvero ad avere un'altra voce in testa oltre alla mia coscienza.
<<Ah, un'ultima cosa. Tieniti stretti quei ragazzi, ci serviranno>>mi dice con un'apparente nota nostalgica.
<<Ace e Law, perché...?>>ma non faccio in tempo a finire che vengo avvolta di nuovo dal buio.

Apro gli occhi e mi alzo di scatto dal letto su cui ero distesa.
Accanto a me vedo Giada nella mia stessa posizione che mi osserva ad occhi sgranati.
<<Accidenti a voi! Mi avete fatto prendere un colpo!>>sposto lo sguardo davanti a me e vedo Ace con una mano sul cuore e Law appoggiato al muro con le braccia incrociate al petto.
<<Vi sembra questo il modo di alzarvi?!>> cerca di continuare, ma non fa in tempo a finire che lo interrompiamo
<<Loro ci aiuteranno>>diciamo all'unisono io e mia sorella.
Law ed Ace ci guardano interrogativi.
<<Ma abbiamo bisogno di voi>>io e mia sorella ci guardiamo. Accidenti quel braccialetto ci ha rese telepatiche.
<<Perché mai?>>chiese Law.
<<Non me l'ha voluto dire>>gli rispondiamo nuovamente in coro io e la bionda.
<<E basta!>>.
<<Non lo faccio apposta!>>.
I ragazzi si guardano negli occhi per qualche attimo prima di tornare su di noi.
<<Beh, è il minimo per ripagarvi del vostro aiuto per rimandarci indietro. Vi aiuteremo>>afferma Ace.
<<Grazie>>.
<<Grazie>>.
Guardo male mia sorella.
<<Eh, basta però, maledizione!>>dicono in coro i due ragazzi, ormai spazientiti.

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