3.5 L'Imperatrice - La Ragazza Dietro l'Obiettivo

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  • Dedicata a Beatrice Bongini
                                    

Villa Courteney, Dover. 16 Agosto 2011

Era sera e Verity stava ancora guardando la valigia spalancata sul letto cercando di capire cosa metterci dentro.

A pranzo Christian le aveva detto che sarebbero partiti alla volta dell’India nel giro di un paio di giorni e aveva preparato una trappola per Michael. Non era sceso nei particolari davanti a Nyvie, ma le aveva chiesto di preparare le valigie mentre lui organizzava le ultime cose e prenotava l’albergo a Calcutta.

Da quando aveva saputo del viaggio, Nyvie non stava più nella pelle e aveva iniziato a parlare di sua madre e dei suoi fratellini, spiegandole i giochi che facevano, i posti che avevano visto della città e il mercato dei fiori dove voleva portarla.

Ora la bambina stava stesa a pancia in giù sul parquet mentre sfogliava un libro illustrato sugli animali del mondo.

– Voglio vedere anche questo! – esclamò mostrandole la foto di un ippopotamo.

Verity sorrise in risposta. Aveva visto un ippopotamo allo zoo e la mole dell’animale le aveva fatto impressione mentre avanzava verso la pozza d’acqua. Quel giorno si era portata dietro la Nikon che Alessio e i suoi amici le avevano regalato per il suo compleanno in sostituzione di quella vecchia a cui era affezionata, ma che non poteva più usare perché i rullini erano sempre più introvabili.

Scese dal letto, abbandonato la valigia e si sedette a gambe incrociate accanto a Nyvie. – Potremmo andare allo zoo se vederli se vuoi. Sai dove vivono?

La bambina scosse la testa facendo danzare le ciocche nere, ascoltandola con attenzione come faceva con Christian quando le insegnava qualcosa. Verity non era un’esperta di geografia, anzi se poteva la evitava come la peste, ma poteva trasmettere anche lei qualcosa a quella bambina. Le prese il libro dalle mani e sfogliò le figure con calma, mostrandole delle foto dell’Africa centrale. Mentre parlava sentiva dentro di sé l’eco di una voce del passato. Aveva la consapevolezza che quella bestia fosse vissuta in tempi remoti anche nella valle del Nilo, spingendosi fino a Tebe e nel delta. Non sapeva da dove arrivasse quella conoscenza, ma le diete una stretta allo stomaco e un atroce mal di testa che la costrinse ad allontanare il libro da sé.

– Scusa, – disse alzandosi per recuperare una bottiglia di acqua gelida dal frigorifero – credo che sia la stanchezza.

Incrociò gli occhi verdi di Nyvie, che risaltavano sotto i capelli neri e la pelle olivastra e le vennero le lacrime agli occhi senza che potesse impedirle. Le tempie pulsavano mentre si rendeva conto che aveva già conosciuto qualcuno con una fisionomia simile a Nyvie e il ricordo stava premendo in tutti gli angoli della mente per uscire. Capelli scuri e crespi e un paio di vividi occhi verdi. Cadde in ginocchio, soccorsa immediatamente dalla bambina che la guardava con apprensione.

– Stai male? – le chiese Nyvie.

Le parlava in modo semplice e diretto e i ruoli si invertirono: erano Nyvie che si stava occupando di lei con una maturità e una dolcezza che non si direbbe da una bambina di nove anni.

Strinse la piccola tra le braccia, un po’ per rassicurarla, un po’ per il bisogno di sentire qualcuno vicino e trovare un punto fermo nel mare di sentimenti che la stavano sommergendo. – Mi dispiace – mormorò. Non sapeva a chi lo stesse dicendo, se a Nyvie per averla spaventata o alla persona del ricordo che non riaffiorava. – Mi dispiace tanto.

– Non devi preoccupare. Va tutto bene.

Verity annuì asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. Avrebbe voluto mettere la bambina a letto e cercare di darsi un contegno, invece non riusciva a muoversi paralizzata da alcuni sentimenti che riaffioravano sempre più forti senza riuscire ad associare un nome o un volto alla persona verso cui erano diretti.

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