5.2 Il Papa - La Tessitrice, Il Custode e La Camminatrice

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Oceano Indiano, 25 Agosto 2011.

Verity non voleva sapere come Michael avesse fatto.

Si rifiutava di chiedere come fosse riuscito a ottenere quello yacht enorme, eliminare l'allarme e il GPS, avvolgerli tutti nella sua magia e farli salire a bordo.

Come era sorta la luna aveva visto Michael mutare, con gli occhi che gli brillavano di argento, mentre tesseva le sue trame nelle menti dei proprietari e del personale di bordo.

Li aveva convinti che la nave gli servisse in prestito, per quanto tempo non lo sapeva, e come vecchio amico di famiglia gli serviva questo favore.

A Michael era importato poco che Christian avesse messo in mano al portafoglio e avesse prenotato un volo di ritorno in prima classe verso casa per tutte quelle persone sfrattate dalla loro barca. Lo aveva detto con chiarezza: per quel che lo riguardava potevano tornare a casa a piedi.

Peccato che fosse in Nuova Zelanda e Verity avesse storto il naso a quella prospettiva, costringendo Christian a porre un rimedio al menefreghismo di Michael.

Lei non sapeva come ringraziare la Forza per quello che stava facendo, per averla aiutata a non sentirsi in colpa mentre metteva le sue poche cose nella cabina che avrebbe condiviso con Nyvie.

Mentre finiva di aiutare la bambina a vestirsi, sentì un nodo allo stomaco. Il rollare dello yacht, mentre affrontava l'oceano non le faceva molto bene e ora che si erano allontanati dalla sicurezza della costa avrebbe pagato per rimettere un piede a terra il prima possibile.

– Stai male? – le chiese Nyvie, mentre le allacciava le scarpe.

Voglio morire, pensò melodrammatica tra sé e sé. Si sforzò di farle un sorriso, prima che un nuovo beccheggio glielo cancellasse, sostituendolo con la nausea. – Sì. Tutto bene. – rispose invece.

La Signora delle Tempeste soffre il mal di mare, tutto qui.

Quando aveva accettato l'invito di Michael a mettere tra lei e l'Imperatore un oceano non aveva previsto che soffrisse il mal di mare.

Bussarono alla porta della cabina e Christian fece capolino. – Siete pronte? Siete riuscite a riposare? – chiese con un sorriso mesto.

Verity si chiese se quello sguardo derivasse dal fatto che era stato costretto a rubare uno yacht e, per quanto lussuoso ed enorme, condividere quegli spazi con Michael e Gabriel.

L'odio che la Forza e la Luna provavano per l'Eremita era tangibile, saturava l'aria nel momento in cui si trovavano tutti e tre insieme.

Aveva il dubbio che al termine della traversata non sarebbero arrivati tutti vivi, ma non osava esprimere quel pensiero ad alta voce. Lei non ricordava cosa le avesse fatto Gabriel, aveva nella testa solo l'eco del dolore e non provava odio nei suoi confronti. Solo paura e molta curiosità.

Si sentiva in pena quando lo guardava. Per tutto il viaggio fino a Chennai, Christian non aveva fatto altro che zittirlo in malo modo e bistrattarlo a ogni occasione e il ragazzo accettava tutto senza protestare.

Erano stati lei e Robert a mettere fine a quella situazione, ma Gabriel non aveva emesso una sola protesta. Lei non capiva come potesse accettarlo. Verity avrebbe dato un calcio a Christian, se fosse stata nella situazione dell'Eremita.

Sospinse con dolcezza Nyvie verso Christian, chiedendo un altro minuto per potersi sistemare i capelli.

Il caldo umido glieli appiccicava alla base del collo e nemmeno l'aria condizionata le forniva riparo. Il caldo la opprimeva, redendola nervosa.

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