1. Seattle

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Se a scuola mi avessero chiesto di descrivere o parlare di Seattle ,avrei risposto certamente che è la metropoli più importante del Pacific Northwest e che il soprannome di Emerald city lo deve ai lussureggianti alberi sempreverdi nell'area che la circonda.
Eh si,é anche detta Rainy city ,la "città della pioggia",ma quelle interminabili giornate piovose a me poi non dispiacevano così tanto. Sono state un connubio perfetto con i miei giorni no,rannicchiata nel mio letto a dare libero sfogo alle lacrime di scendere giù sul mio viso, così come ogni singola goccia di pioggia sull'asfalto, quasi a fare da compagnia a quel panorama triste e grigio. Ma questo non lo avrei detto certamente a scuola. Seattle per me è soprattutto il vuoto immenso che provai quando papà sistemò una valigia con tutti i miei indumenti e col mio piccolo zainetto di Minnie sulle spalle, mi portò lì,da nonna Gracy perché "aveva una riunione di lavoro " e io dovevo aspettarlo lì che sarebbe venuto a prendermi presto.
In realtà avevo sentito tutto. Lui e zia Daren parlarono in cucina dell'incidente nel quale mia madre perse la vita. Avevo solo sei anni ma ero abbastanza sveglia per capire che mia madre non l'avrei vista mai più.Ricordo ancora papà,i suoi occhi spenti,la disperazione e le sue lacrime in macchina nel tragitto da Seattle fino a Portland.
Non feci nessuna domanda ,feci finta di non capire,forse perché dentro di me speravo fosse tutto un sogno,un brutto sogno che prima o poi sarebbe finito con mamma che correva ad abbracciarmi e come sempre mi avrebbe sussurrato nell'orecchio: " Ciao piccola farfallina mia "- e mi avrebbe presa in braccio per farmi "volare libera come una farfallina" come mi diceva sempre lei .Ma ciò non accadde.
Nonna Gracy si ritrovò ad affrontare il dolore della perdita di sua figlia e a rimboccarsi le maniche per crescere me,mentre papà impegnato tra una riunione e l'altra rimandava man mano i nostri weekend a data da destinarsi, manco fossi un suo cliente ,ma in ogni caso quando veniva a trovarmi si dedicava a me o almeno si sforzava di farlo tra una passeggiata,il ristorante e un po' di shopping.
Da quando mamma è andata via a conti fatti mi rendo conto che la sua presenza l'ho percepita più che altro materialmente .
Avevo una carta di credito a mia disposizione ,andavo in palestra, potevo comprarmi tutto ciò che volevo, ma nessuna carta e nessuna moneta avrebbe mai potuto restituirmi la vita di prima e la mia adorata mamma e non so se di questo si è reso mai realmente conto,ma il lavoro veniva sempre prima di tutto,anche prima di me e forse non aveva mai capito che mi mancava altro.
Ma ne feci una ragione,e tutto sommato ero felice della scelta che quel giorno fece papà.
Non mi sarei immaginata mai di trascorrere la mia vita con una babysitter ,sicuramente sarebbe stato decisamente peggio.
Con nonna è stato tutto cosi bello, così pieno d'amore e tra le sue braccia sentivo di essere a casa ,al sicuro.
Chiudendo gli occhi sentivo il suo dolce profumo che era un po' "profumo di mamma " e facevo finta di stare abbracciata con lei nel suo letto ed è questo che mi ha dato la forza di affrontare questa sofferenza e di addormentarmi la notte.
Questo é Seattle per me:
Casa,nonna Gracy,il luogo in cui ho iniziato una nuova vita,stravolta ,ma indubbiamente piena di emozioni non solo negative e ricordi fantastici che porterò nel mio bagaglio di vita,ora che da quella gabbia d'oro devo staccarmi perché il mio sogno di frequentare la George Fox University si stava avverando.
"Sei sicura di voler andare a Seattle? Qui ci sono tanti college eccezionali Julia,pensaci!"
Nonna lo ripeté all'infinito negli ultimi tre mesi,quando mi vedeva intenta a preparare le cose da sistemare nella mia valigia.
Mi dispiaceva tanto lasciare nonna sola a Seattle,ma il mio sogno era di frequentare quel college sin da piccola perché lo frequentò mia madre e perché ricordo come se fosse ieri quando un giorno mi disse mentre mi pettinava i capelli :
" Sarai così in gamba che da grande andrai alla George Fox come me,ne sono sicura!"
E io glielo dovevo,come se nel farlo avrei realizzato anche un po' il suo sogno e chissà magari da lassù sarebbe stata orgogliosa della piccola donna che stavo diventando.
Dovevo tornare a Seattle ,insomma.

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