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SUSAN

La mattina seguente al ritrovamento del biglietto e al ricovero dopo l'attacco di Medusa (di cui aveva ancora i brividi), Susan decise di lasciare l'ospedale. Era rischioso stare in un posto più di qualche ora, inoltre non voleva perdere altro tempo. Doveva trovare un modo per raggiungere Los Angeles, ma prima avrebbe dovuto arrivare a Chicago, senza passare per Toronto. Non poteva permettersi di attraversare ogni singola tappa che c'era sulla mappa che Apollo le aveva messo nello zaino - insieme a tanti altri oggetti utili - perciò avrebbe raggiunto direttamente Chicago.

Era tardo pomeriggio, non sapeva se sarebbe stata così fortunata da trovare uno di quei bus per turisti. Sua madre, quando era più giovane, aveva l'abitudine di spostarsi da un posto all'altro proprio grazie a quei bus, almeno quando praticava tiro con l'arco. Lei, avendo solo dodici anni, non aveva mai sperimentato un viaggio simile e non sapeva come gestire la cosa. Ma l'avrebbe fatto comunque. Posò la mappa dentro il suo zaino e, nonostante i dolori causati dalla violenza di Medusa, si diede una veloce lavata e si cambiò. Stessi jeans, stessa maglia e stesso giacchetto, in jeans anche quello, che non indossò per il troppo caldo.

Le scarpe lillà erano l'unica cosa carina del suo abbigliamento, peccato che si erano rovinate. Quel viaggio non era neanche iniziato e lei era già distrutta. Non perse altro tempo e uscì dalla sua stanza di ospedale, cercando di farsi notare il meno possibile. Nessuno si accorse di lei. Le avevano detto che sarebbe dovuta rimanere ancora qualche giorno in ospedale, ma lei non aveva tempo. Oltretutto aveva mangiato qualche cubetto di Ambrosia e si sentiva già meglio di ieri.

Passò quasi un ora e mezza quando riuscì a raggiungere la biglietteria che si occupava del tipo di spostamento di cui lei aveva bisogno - dovette raggiungere la meta a piedi, non voleva usare il denaro che aveva per un taxi. C'erano tantissimi turisti. Quando venne il suo turno il bigliettaio la guardò stranito; probabilmente era poco sicuro di voler vendere un biglietto ad una ragazzina, poi non si trattava del New Jersey che, bene o male, era vicino New York, ma di Chicago. Era una distanza enorme, ci sarebbero volute circa dieci ore di viaggio.

- Ci sono bus che portano a Chicago? - Ebbe il coraggio di chiedere, forse un po' nervosamente.

- Ne è rimasto solamente uno, che però partirà tra due ore. Ma non andrà direttamente a Chicago perciò a meta strada dovresti prenderne un altro. -

Il bigliettaio sembrò non voler fare domande a Susan, sicuramente perché avrebbe perso tempo e dietro di lei c'era altra gente che aspettava il suo turno e che non sembrava neanche fare caso all'indifferenza del l'uomo, che stava vendendo ad una dodicenne un biglietto di sola andata per un altra città. Acquistò il biglietto e due ore dopo riuscì a salire sul veicolo, aspettando, ma anche all'ombra c'erano quaranta gradi, perciò non fu meno piacevole.

Si sentì fortunata, era riuscita a trovare un bus libero, anche se aveva aspettato due ore. Per raggiungere Chicago avrebbe dovuto prenderne un altro a metà strada, ma quel viaggio sarebbe durato comunque quattordici ore circa secondo quello che le aveva dettol'autista, anche lui indifferente al fatto che avesse solo dodici anni. Susan viveva con l'ansia costante di venire attaccata da qualcosa o qualcuno, e non si riferiva solo ai mostri.

New York era enorme, ma niente in confronto a dover attraversare lo stato per raggiungere Los Angeles e recuperare uno stupido arco. Un arco di cui non conosceva l'esatta funzione, perché supponeva non servisse solo a scagliare delle frecce.

Vide una ragazza correre verso il bus e chiedere all'autista di fermarsi. Questa salì e si sedette due file dietro Susan. A parte la ragazza, nel bus c'era un uomo corpulento, due donne di mezza età di colore proprio all'ultima fila e un ragazzo che poteva avere circa venticinque anni.

L'Unica Figlia Di Artemide - Il Sigillo Dell'OlimpoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora