«Sono morta Marianne, non mi importa nulla di come va a finire.»

La sorella corrugò la fronte.

«Puoi sempre imparare qualcosa da ciò che ti accade. Anche un semplice libro per bambini vuole dirti qualcosa. Puoi trovare ispirazione ovunque, soprattutto quando ti senti persa, soprattutto quando credi di non avere più speranze. Un grande autore, un tempo, disse che un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire. Anche una semplice storia per l'infanzia nasconde verità intramontabili, il cui valore aumenta con l'aumentare dell'età.»

Eva ebbe un impulso di rabbia, afferrò Alice nel Paese delle Meraviglie e lo scaraventò contro la parete.

«Sono morta, Marianne! Io non ho più speranze!»

La ragazza scostò lo sguardo, si alzò e andò a raccogliere il piccolo volume che si era schiantato contro la parete. I capelli si sciolsero sulla sua schiena, mentre il laccio rosso sparì chissà dove.

«Libri così sono rari, sull'Arca. Nessuno scrive più sulla carta. Tu non capisci il valore inestimabile che ha un'opera del genere! Questa storia è viva, è eterna, esiste davvero, la puoi tenere in mano, toccare, annusare. Se la distruggi, eliminerai anche una parte di te, una parte di ciò che saresti potuta diventare dopo averla letta. È questo che vuoi? Distruggere te stessa?»

«Cosa importa? Sono già morta!» gridò Eva, più forte che poté.

Poi rimase lì, ansimante, in piedi in mezzo alla loro minuscola stanza.

Da dove proveniva quella rabbia? Eva la sentì crescere in grembo, come una serpe velenosa che si contorceva attorno alle sue budella.

Anche la sorella l'osservò stupefatta. Evangeline era sempre stata una bambina dal temperamento molto pacato. Piangeva spesso, per la tristezza, il dolore, ma anche di collera e frustrazione, però sempre in modo sommesso, senza fare un gran baccano.

Timida, introversa, molto riservata.

Per Marianne era stato terribilmente difficile crescerla. Faticava a empatizzare con lei, a comprendere i suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi sogni. Eva non si confidava, condivideva poco, era silenziosa, ascoltava attenta ma poneva poche domande. Guendaline, Isabelle e Colette erano tutt'altra cosa. Esplosive, irruenti, estroverse, un po' pazze, sempre allegre, sempre iperattive.

Spesso non poteva che domandarsi se la causa di tutto fosse il padre di Eva. Ognuna di loro aveva un padre diverso. Forse il genitore biologico della ragazza era anch'esso un tipo imperscrutabile, introverso e un po' freddo. La loro madre ovviamente gli aveva rifilato un bel ceffone quando aveva osato chiedere qualche informazione in più.

"Fatti gli affari tuoi" l'aveva minacciata.

Il padre di Marianne era un insegnante. L'aveva scoperto da alcune colleghe, a lavoro. Era sposato con figli, ma tradiva regolarmente la consorte. Per questo lei era così dedita all'educazione, la viveva come una missione personale, il suo destino. "Ce l'ho nei geni" scherzava, soffocando la malinconia di un futuro che non si sarebbe mai realizzato.

Più Evangeline cresceva, più Marianne le stava addosso. La incalzava, le leggeva di tutto, libri di filosofia, psicologia, scienze umane, antropologia. Ma soprattutto romanzi. Credeva fortemente che i libri aiutassero in specifici momenti della propria vita, facendo riflettere, permettendo di scoprire parti di sé, stimolando la crescita. Un allenamento alla vita.

Eva ascoltava senza mai interromperla. Totalmente passiva.

Quando le chiedeva quale fosse il suo libro preferito, scuoteva le spalle e si chiudeva in un mutismo impenetrabile.

UMANA ∽ Ritorno sulla TerraWhere stories live. Discover now