22. Fardelli pesanti

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Il cammino riprese il mattino seguente, come consueto.

Incominciava a intravedersi, tra la fitta vegetazione, una catena montuosa granitica, non troppo imponente. Il paesaggio, aspro e selvaggio, incuteva loro timore e, un po' per convenienza, un po' per l'eccessiva fatica che avrebbe comportato la salita, decisero di procedere per la valle, seguendo ruscelli e corsi d'acqua, e costeggiando le montagne.

Evitarono con cura di addentrarsi in altre città, anche se talvolta scorsero, tra i rami alti degli alberi, qualche edificio abbandonato, in lontananza.

La foresta era diventata il loro luogo sicuro, paradossalmente. Allontanarsi dai faggi, dalle querce e dai pini silvestri significava per loro nuove insidie, oscure minacce, trovarsi "allo scoperto", nudi di fronte a quel pianeta ostile che li aveva accolti mal volentieri.

Non fecero più visita i lupi. Né alcun animale feroce. Videro qualche gufo spiare a notte fonda coloro che facevano da sentinelle.

Aveva ragione Hans: gli animali si appostavano vicino a dove dormiva Eva, con i grandi occhi tondi spalancati sulla ragazza. La fissavano da lontano, in silenzio. Poi svanivano, senza far rumore.

La presenza di rivoli d'acqua alleggerì il viaggio. La mattina presto si alzavano all'alba, per sciacquarsi il viso e le ascelle. La notte, invece, prima di accamparsi, facevano un bagno veloce, lavavano a mano calze, biancheria e magliette e li lasciavano asciugare fino al mattino successivo appesi ai rami.

Era stata Eva a mostrare come si faceva a Shani e Tomas. Bolliva in acqua i panni in un contenitore tondo, abbastanza fondo. All'inizio avevano usato un coperchio destinato alle provviste, ormai quasi esaurite, ma era troppo piccolo e poco capiente. Poi avevano trovato, lungo il cammino, una vecchia pentola abbandonata a terra, insieme con altre suppellettili che però erano state troppo corrose dallo scorrere del tempo. Tomas si era offerto, entusiasta, di portarla legata allo zaino. Se gli abiti fossero stati particolarmente sporchi, Eva avrebbe utilizzato il potere abrasivo della cenere per sgrassarli. Infine li stendevano vicino al fuoco aiutandosi con dei paletti.

Questo piccolo espediente li aveva alleggeriti. Il loro stesso odore, la sensazione di putridume, l'umidità del sudore sempre a contatto con la pelle, li aveva resi irritabili i primi giorni. Era strano come fosse bastato davvero poco per attenuare il peso opprimente delle mille preoccupazioni, ansie e timori. Ricominciare a prendersi cura del proprio corpo, svegliarsi con l'acqua fresca sul viso, indossare indumenti puliti e addormentarsi con il tepore conciliante di un fuoco acceso. Erano bastate queste tre piccole azioni a rendere il cammino più sostenibile.

A volte i ragazzi fingevano di trovarsi in campeggio, o di essere dei veri abitanti del pianeta terra, degli esploratori o un'allegra famiglia in vacanza, come avevano visto nei vecchi film sull'arca.

Shani e Tomas scherzavano spesso su questo.

«Cara, mi stireresti i pantaloni?» sbuffava lui, sempre insolente.

«Solo quando ti degnerai di pagare la bolletta del gas, mio caro.» Rideva lei, mentre attizzava il fuoco.

«Lo sai che sono troppo impegnato! Oggi a lavoro il mio capo ha rifiutato la mia richiesta di un aumento!» rispondeva ammiccando in direzione di Ulrik. «Se andrà avanti così, per Natale non ti potrò regalare l'anello che volevi tanto...»

«Non preoccuparti, me lo comprerò da sola l'anello che volevo tanto. E mi sa che mi troverò anche un uomo molto più ricco di te!»

Tomas allora si buttava in ginocchio e implorava in modo melodrammatico la sua mano. Proposta sempre rifiutata con eleganza da Shani, che millantava di voler sposare un ricco sultano del Medio Oriente. O un attore di Hollywood. O un nobile lord inglese.

UMANA ∽ Ritorno sulla TerraWhere stories live. Discover now