8. La foresta

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Alberi enormi svettavano attorno ai ragazzi, le loro chiome nascondevano il cielo azzurro e la luce del sole. L'umidità dell'aria e l'odore di legno e muschio infestavano ogni cosa. Il giorno si fondeva dolcemente con la notte, senza lasciare al gruppo la possibilità di ammirare un tramonto o la vista delle stelle. I fitti rami non facevano discriminazione tra il filtrare la luce del sole o il debole bagliore della luna. Solo la temperatura cambiava in modo considerevole: di notte, infatti, un'aria gelida proveniente dalle montagne rendeva difficile il sonno della squadra particolarmente difficile. La foresta si estendeva in ogni direzione. Ovunque loro vagassero c'erano altri alberi, altro fango, altri ruscelli che sgorgavano da rocce e proseguivano lungo stretti sentieri ricoperti di muschio. La notte Tomas faticava ad accendere il fuoco, a causa del terreno e della legna troppo bagnati. I sacchi a pelo stentavano ad asciugarsi al mattino dopo aver dormito per terra e un sottile strato di fango sempre più spesso aveva cominciato a ricoprire ogni cosa: gli zaini, le scarpe e i pantaloni dei ragazzi, la loro stessa pelle...

Ulrik, ogni tanto, volgeva lo sguardo verso il membro più debole del gruppo. Ma Eva manteneva bene l'andatura, non protestava come Tomas, non lo criticava come Hans, non si spazientiva come Shani.

Fu Kuran il suo problema. Il terzo giorno di cammino, quel ragazzo silenzioso e dall'aspetto innocuo, lasciò cadere la sua sacca a terra, di colpo, fermando la marcia.

«Stiamo trasgredendo la missione» si giustificò, lapidario. Ulrik rimase stupefatto, quella pugnalata non se l'aspettava, da lui poi, con cui aveva condiviso settimane rinchiuso nella cabina di pilotaggio. Non capiva.

«Abbiamo abbandonato la navicella perdendo gran parte degli strumenti di comunicazione. Niente radio, trasmettitori satellitari, computer, dispositivi elettronici, tutto è andato perduto. Quel che è rimasto, nel mio zaino, è corroso dal sale marino. Siamo sbarcati da novantotto ore, per l'esattezza, e non abbiamo ancora inviato nessun messaggio sull'arca. Stiamo trasgredendo la nostra missione.»

«Mi prendi in giro? Secondo te sono felice di non aver avvisato gli Anziani che stiamo bene? Che l'aria qua è respirabile e l'acqua potabile? Credi che mi stia divertendo a girare intorno in questa cazzo di foresta da novantotto ore, senza sapere dove cazzo andare?» esplose Ulrik, un ciuffo di capelli, di solito pettinato all'indietro gli scivolò sul viso. Non usava mai un linguaggio volgare, a meno che non fosse proprio allo stremo.

«Potrei obiettare, per l'ennesima volta, che non sono sicuro che l'acqua sia potabile...e la stessa cosa potrebbe essere ipotizzata riguardo la salubrità dell'aria, gli effetti potrebbero manifestarsi a lungo termine... » si intromise Hans.

«Scusami? Girare intorno? Non sai dove cazzo andare? No, sei tu che ci stai tutti pigliando per il culo!» s'interpose Tomas, s'inserì a gamba tesa nella discussione.

«La nostra priorità non è trovare il villaggio, ma raggiungere il punto più alto della zona, cercare dei pezzi di ricambio e inviare un messaggio sull'arca, questo è il nostro scopo, il motivo per cui siamo qui. I superstiti passano in secondo piano, dobbiamo avvisare gli Anziani che il pianeta Terra è di nuovo vivibile» continuò Kuran, ignorando entrambe le intromissioni.

«E come li troviamo i pezzi di ricambio? Credi che sia rimasto qualcosa dei vecchi smartphone degli Antichi? Dopo mille anni? Se troviamo il villaggio troviamo i mezzi di comunicazione. L'unico messaggio pervenuto sull'arca proveniva da loro... » ribatté Ulrik.

«Appunto, l'unico! Perché non ce ne sono stati altri? E se il villaggio fosse andato distrutto?» Kuran era sul punto di perdere il controllo. Il suo tono di voce non era mai stato così alto forse in tutta la sua vita. Era l'unico membro dell'equipaggio che raggiungesse in altezza il mastino e in quel faccia a faccia serrato con il comandante la prossemica di una relazione formale stava diminuendo istante dopo istante. Era chiaro che ben presto sarebbero arrivati alle mani.

UMANA ∽ Ritorno sulla TerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora