43. Paura

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Che cos'è la paura?

Un'emozione ancestrale, un campanello d'allarme, l'istinto di sopravvivenza che richiama la nostra attenzione, il nostro corpo che lotta contro la morte, il bisogno assoluto di rimanere in vita che si risveglia, per iniziare a combattere, a qualunque costo, per ciò che è davvero importante.

La notte non era mai stata così buia, tetre nubi oscuravano la luce delle stelle, cercando di proteggerle dall'incubo che stava per accadere, sulla Terra, come una mamma apprensiva che copre con le mani le palpebre dei figli, affinché non si spaventino.

La luna era nera, nascosta agli occhi del pianeta, eppure c'era, era lì che li osservava, in apprensione.

Si sentirono due spari. Poi delle urla, il rombo di qualcosa che cadeva a terra, altri spari, altre grida.

Shani stava uscendo dalla tenda dei ragazzi, incrociò lo sguardo di Kuran, che tornava dalla mensa, ed entrambi scattarono in quella direzione, veloci come fulmini.

Le fiaccole, nella notte, facevano il loro meglio per illuminare il villaggio.

Ma non era abbastanza.

Quando arrivarono trovarono Tomas a terra, mezzo nascosto da un fusto in acciaio. Dietro di lui, ombre nere se ne stavano appostate ai limiti della staccionata con le armi spianate.

Una raffica di colpi si scagliò contro di loro. I due ragazzi si gettarono a carponi. Shani sentì la puzza di bruciato sulla testa, un proiettile le aveva sfiorato la nuca e una ciocca di capelli le si era infiammata. Kuran tastò il braccio sinistro, anche lui era stato colpito di striscio.

Tomas si alzò dalla sua postazione.

Tre scoppi secchi.

Due centrarono l'obiettivo. Gli esseri colpiti però non fecero quasi una piega e risposero al fuoco, mantenendo lo schieramento.

«Tomas!» L'urlo mozzato di Shani non raggiunse l'orecchio del compagno.

La guerriera e il pilota cominciarono a strisciare verso il fusto, schivando le detonazioni, più rapidamente che poterono.

Non erano armati. Lei aveva un semplice pugnale legato alla cintura, lui un coltellino multiuso in tasca.

All'improvviso, gli esseri presero coraggio. Probabilmente si resero conto che era un attacco scoordinato di un semplice ragazzino. Due di loro affrontarono il fuoco aperto per scagliarsi verso di loro, mentre altri tre, approfittando del diversivo, percorsero lateralmente la staccionata per fare incursione all'interno del villaggio.

L'Antico si scagliò contro Tomas, piombandogli dall'alto. Il ragazzo non si lasciò cogliere impreparato. Con una mano conficcò nell'addome del suo aggressore un lungo e affilato coltello da frutta, mentre con l'altra gli puntò la pistola alla fronte e senza esitazione, faccia a faccia con quelle iridi bianche, sparò un colpo che trapassò il cranio sfigurato del demone.

Non andò invece così bene agli altri due. Erano ancora a metà strada, stesi, nell'ombra, quando vennero aggrediti. Riuscirono a mala pena a opporre resistenza. I miserabili si gettarono alla carica, fendendo l'aria con i loro artigli affilati.

La ragazza fu sollevata di peso e scagliata contro una tenda, alle sue spalle. Tale fu la forza della botta, che la struttura cedette. Qualcuno fuggì gridando dall'abitazione, ma venne immediatamente freddato dai proiettili vaganti.

Shani schivò i colpì lateralmente, proteggendo la faccia con l'avambraccio. Quando l'essere le si avvicinò, approfittò della penombra per raccogliere una manciata di terra e buttagliela negli occhi. Quindi l'aggredì, disarmandolo con un calcio rotante, per poi pugnalarlo al ventre.

UMANA ∽ Ritorno sulla TerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora