La bottega del papà

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Dal suo stato neutrale l'Italia era passata all'azione, decisa a condurre una guerra parallela a quella della Germania.

Contro ogni aspettativa, gli Italiani avevano collezionato una serie di sconfitte: dagli insuccessi in Grecia e in Libia, fino al crollo dell'Africa Orientale italiana.

Il ventotto ottobre 1940 i sopravvissuti alla guerra in Albania erano partiti per la volta della Macedonia e dell'Epiro, riportando scarsi risultati...

E il cuore di Pietro aveva potuto darsi un po' di pace per non aver preso parte ad una disfatta simile.

L'Italia era stata supportata militarmente dalle truppe tedesche di Adolf Hitler.

Ma Pietro non voleva più saperne - specialmente dopo aver appreso la tragica notizia della morte del suo intero battaglione - e respingeva con ogni forza l'idea di partecipare ad un "progetto" che preventivava morti inutili, provocate dalla brama di potere di capi di stato.

Pietro era certo di una cosa: aveva fatto ritorno a casa per restarvi. E poi era stato dichiarato invalido di guerra, perciò non gli restava che riprendere il suo lavoro di falegname, all'interno della vecchia e umida bottega del padre.

Alle ore 17.20 del 25 luglio 1943, per ordine del re Vittorio Emanuele III, Benito Mussolini era stato arrestato presso la residenza reale di villa Savoia e poco tempo dopo, con l'armistizio di Cassibile, terminavano le ostilità del Regno d'Italia nei confronti delle forze anglo-americane.

Il capo del governo, Pietro Badoglio, il re Vittorio Emanuele III e il figlio Umberto erano fuggiti a Pescara e, in seguito, a Brindisi. L'Italia era stata lasciata alla mercé delle truppe tedesche.

Iniziava la resistenza italiana contro il nazifascismo.

Nascevano i partigiani.

Maria, qualche tempo dopo la prematura e improvvisa scomparsa del marito, aveva venduto la bottega a Gianni, un amico di vecchia data di Luigi. Pietro era troppo piccolo per poter prendere in mano le redini del padre e la sua famiglia aveva bisogno di denaro per poter tirare avanti. Acquistare semenze e cibo per gli animali: queste erano le loro priorità.

Ma quando Pietro aveva compiuto tredici anni, si era sentito pronto per riprendere ciò che il povero Luigi aveva lasciato in sospeso e si era recato dal signor Gianni, senza riferire nulla alla madre o alle sorelle.

«Qual buon vento, Pietrino!» il signor Gianni lo aveva accolto, spalancando le braccia e le labbra in un largo sorriso e lasciando strisciare fuori da quella bottega un olezzo di muffa. L'aria, alcune volte, risultava quasi irrespirabile...

«Buon giorno, signor Gianni!» Pietro aveva risposto sovrappensiero, osservandosi intorno.

«Avevi bisogno di qualcosa?» gli aveva domandato il nuovo padrone della bottega, poi si era voltato incredulo alla sua sinistra per guardare nella stessa direzione del ragazzo. «Tua madre lo sa che ti trovi qui, vero?» gli aveva chiesto dubbioso, massaggiandosi il mento.

«Sì» aveva mentito il ragazzo, continuando ad esaminare quel piccolo locale. La sua mente era persino riuscita a riproporgli la figura del padre, protesa su quel tavolo, nell'atto di piallarlo.

"Mio fratello - la storia di Pietro"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora