La signorina Clelia

84 23 36
                                    



Erano giunti a destinazione. La granitica Vittoria li stava attendendo accanto alla sedia a dondolo della madre, sulla soglia di casa.

Sul viso di Maria era comparso un largo sorriso. La donna si nascondeva gli occhi con una mano per proteggere le sue acquose e delicate iridi verdi dal brillante sole di inizi estate. Non parlava molto e non riusciva più a reggersi in piedi, ma era ancora in grado di sorridere.

«Mamma!» aveva esclamato Virginia a gran voce, poi le aveva preso una mano tremante e aveva iniziato a baciargliela.

Maria si era commossa, versando lacrime di gioia.

«Pietro?...» aveva bisbigliato la madre, spingendo lo sguardo oltre le spalle di Virginia.

«Vado a prenderlo, mamma» l'aveva rassicurata la figlia, socchiudendo gli occhi. 

Oramai, Virginia era abituata a quella domanda della madre e ogni volta le forniva la solita risposta. Maria li voleva tutti lì, i suoi figli.

La signorina Clelia, nel frattempo, era sbucata fuori dalla sua casa e si stava precipitando sui nuovi arrivati. Virginia l'aveva identificata in lontananza: era sempre la stessa di un tempo. 

«È ancora viva, mamma?!» aveva constatato sbalordita, fissa sul passo ancora frettoloso della donna.

«Viva e vegeta!» aveva commentato Vittoria con ironia, mentre Maria sghignazzava.

Clelia era la maga del paese. Curava ogni tipo di acciacco con la sua spiritualità: tramite il potere sprigionato dai palmi delle sue mani e con l'aiuto delle sue "magiche" pietre...

Virginia, quando aveva all'incirca quattro anni, soffriva spesso di coliche intestinali, perciò la madre, senza esitare, l'aveva accompagnata presso la dimora di Clelia.

Diverse candele erano accese in quella casa e alcune pietre erano disposte davanti al fuoco del camino.

«Fai quello che ti dice la signorina Clelia» le aveva ricordato la madre con sguardo severo.

Virginia non aveva risposto alla madre, ma l'aveva osservata stranita, poi, sbirciando dietro di sé, aveva notato la lunga coda di persone giunte da ogni dove per affidarsi alle cure della maga.

«Prego. Sedetevi» le aveva invitate la curiosa donna, accennando con la mano alle due sedie impagliate di rimpetto alla fonte di calore.

C'erano bottiglie di olio, fiori e verdure di ogni tipo: carote, melanzane, pomodori, patate e cespi di lattuga stipati sul tavolo di quella camera - tutte le offerte dei suoi "pazienti" - e Maria vi aveva aggiunto un sacco di iuta pieno di patate, oltre a un generoso pezzo di burro - prontamente prelevato e nascosto dalla padrona di casa sul davanzale della sua finestra.

Clelia aveva iniziato a tastare con un po' di forza il ventre della piccola.

«Ahi!» la bambina aveva accusato dolore e la madre l'aveva fulminata con lo sguardo. Allora si era ammutolita e aveva stretto i denti.

«Che cosa sente?» aveva domandato Maria, spaesata e in apprensione, alla maga.

Clelia continuava a far pressione sul pancino di Virginia, senza formulare il suo responso; dopodiché si era alzata, aveva afferrato una di quelle pietre posizionate accanto al camino - simili in tutto e per tutto a quelle che Virginia lanciava nel fiume, in compagnia del fratello - e se l'era passata ripetutamente da una mano all'altra. Poi, la maga l'aveva rimessa al suo posto e aveva alzato entrambe le mani esibendo i palmi a mo' di profeta, con gli occhi serrati. Era rimasta così, immobile e in silenzio, con le mani sospese in aria per una buona manciata di secondi e, infine, aveva ripreso a massaggiare il ventre di Virginia.

«Lo avverto!» aveva quasi gridato - sembrava compiaciuta per via di quelle sue forze soprannaturali... - e si era fermata all'altezza dell'ombelico della bimba.

Maria non riusciva a comprendere a che cosa mai si stesse riferendo...

Dopo un lungo e solenne silenzio, la signorina Clelia aveva aperto gli occhi e si era rivolta alla madre, sussurrandole: «La bambina ha i vermi, ma io sarò in grado di segnarglieli». Faceva ripetuti cenni con il capo ed era tornata a concentrarsi sul ventre di Virginia, sigillando nuovamente i suoi occhi, quasi in preda ad un'estasi mistica.

Virginia, a quel punto, non era più riuscita a reprimere il suo sollazzo ed era scoppiata in una fragorosa risata.

«Pretendo serietà!» aveva tuonato la maga, piantando i suoi occhi torvi sul volto della bambina; ma Virginia non era stata in grado di tornare seria.

«Deve perdonarla, signorina Clelia...» la madre si era scusata per la condotta della figlia con tono mortificato.

«Sua figlia non ha fede, perciò non potrà trarre beneficio dal mio flusso!» aveva sentenziato la donna, sbattendo la porta in faccia alla madre e alla bambina ancora divertita.

«Le sue mani erano calde» aveva precisato la piccola Virginia, gettando una timorosa occhiata a sua madre. «Pietro mi ha detto...» aveva provato a proseguire la bambina, lungo quel breve cammino verso casa, ma si era subito interrotta - avendo incontrato lo sguardo inceneritore di sua madre.

«Che cosa ti ha detto quel furfante?» la madre l'aveva interrogata, bloccandosi così, all'improvviso.

«Che trova i vermi a tutti...» aveva risposto la piccola Virginia, gesticolando con quelle sue manine in un modo impacciato, «che li ha trovati anche ai vecchietti e alle mucche del signor Antonio...» aveva sussurrato la bambina, con la fronte corrucciata.

Maria era rimasta statuaria su quella strada di campagna. Un'espressione torva e grigia dominava ancora i suoi lineamenti; tuttavia, le era bastato scoprire la purezza e l'innocenza di quella gioia che si era impadronita degli occhietti vispi di sua figlia per decidersi a gettare l'ascia di guerra proprio lì, a pochi passi dalla maga del paese!

E si era sbellicata dalle risate, tenendosi il ventre con entrambe le mani.

Entrambe ridevano di gusto e il tempo sembrava essersi fermato.

"Mio fratello - la storia di Pietro"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora