44. Rivendicazione

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«Umana, pensavo che vi foste definitivamente estinti, voialtri» commentò con voce lugubre.

«Ci sono ancora degli Umani sulle Arche. Pochi, molto pochi. Per questo io sono qui.» Eva gli parlò con sincerità immotivata, senza sperare realmente di scalfire la sua corazza, voleva solo essere fedele a se stessa, un'ultima volta.

L'Antico annui pensieroso.

Poi estrasse dalla tasca un lungo pugnale in titanio, con inciso un teschio bianco, sul manico.

«Un altro Umano era comparso sulla Terra, anni fa. Non l'ho mai conosciuto personalmente. Mi hanno narrato di lui. Dove si trova ora?»

Eva tentennò. Voleva dirgli la verità, ma aveva paura delle conseguenze.

«È morto, vero? Immaginavo. Giovane Umana, se la Terra davvero vi appartiene, perché continuate a morire?»

La lama scintillò nel buio.

Due lacrime solcarono la pelle fredda della ragazza.

«La Terra non ci appartiene, siamo noi che apparteniamo alla Terra. Questo è il nostro destino.»

L'essere si rabbuiò, l'afferrò con forza, puntandole il pugnale alla gola.

«Tu menti! Io non voglio morire, Umana! Non sono destinato a morire! Io sopravvivrò, come un Dio Immortale. I nostri governeranno come Divinità questo inferno. Noi lo faremo nostro, il pianeta soccomberà di nuovo sotto le nostre mani. E saremo liberi. Liberi di vivere la nostra vita, liberi di vivere per sempre, in cima alla catena alimentare. Liberi di regnare sulla Terra che voi avete abbandonato un millennio di anni fa.»

«Quello che dici è assurdo, privo di senso! Sopravvivere non sarà mai vivere. Non potete sconfiggere la natura, perché in un modo o nell'altro, voi ne fate parte. Siete parte di un tutto, non avrete mai il controllo! Io e te siamo fatti della stessa essenza...»

«Taci!» Il demone le chiuse la bocca con la mano ossuta. Le sue unghie affilate graffiarono involontariamente la sua pelle delicata. «Tu non puoi capire. Non sai cosa abbiamo passato, cosa abbiamo dovuto affrontare.»

Eva si rese conto, in quel momento, di aver già udito anche quelle parole.

Pronunciate da un'altra bocca, in un altro tempo, in un altro spazio. Eppure avevano lo stesso identico significato.

Il bene e il male non esistevano sulla Terra. Dopotutto, anche il bianco e il nero non potevano essere osservati in natura. Neanche loro esistevano.

«Tu verrai con me. Abbiamo bisogno dei tuoi poteri.»

E così dicendo l'afferrò con un lungo braccio, avvolgendole la vita e trascinandola con sé.

La sollevò a un metro da terra, continuando a tapparle la bocca con l'altra mano, per non sentire il suo richiamo da sirena, quella verità che ancora gli bruciava dentro, incasinandogli la mente.



Melchor, Solomon e Ulrik erano alle prese con uno scambio acceso, senza pietà. Il fusto era così bucherellato da essere irriconoscibile, oltre che non più utilizzabile.

Gli Antichi erano rimasti in cinque. In tutto solo tre erano morti sotto i loro colpi.

Nel frattempo, Shani aveva cercato di proteggere i corpi esanimi dei Kuran e Tomas e di parare le spalle ai comandanti.

Il villaggio andava a fuoco. Altre tende erano state incendiate e le grida si levavano alte, come gli ululati dei lupi prima della caccia.

Quando comparve l'Antico, sorreggendo senza sforzo il fisico esile della ragazzina, immediatamente tutto si acquietò.

UMANA ∽ Ritorno sulla TerraWhere stories live. Discover now