Capitolo 24

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Stendo un leggero strato di crema nera sulla mia pelle, massaggiando accuratamente ogni punto del mio viso e strofinando insistemente con i polpastrelli delle dita.
Aurora dice che non mi prendo mai cura del mio corpo ed, in parte, è vero.
Il fatto è che non ho abbastanza tempo e non sono un esperta di cosmetici (molto spesso finisco per combinare un casino e causarmi brutte irritazioni da sola).
Perciò, questa sera ho deciso di usufruire della sua uscita con l'infermiere per utilizzare i suoi prodotti di bellezza.

Ho lasciato Arianna in cucina, davanti a dei deliziosi toast al formaggio che ho personalmente preparato e il film di "La bella e la bestia".
Attendo che la poltiglia nera che ho spalmato sulla mia faccia si asciughi, mentre passo dello smalto dal colore rosa pastello sulle mie unghie.
Non sono particolarmente brava in questo, infatti lo smalto va a macchiare altre parti della mano e sono costretta ad utilizzare l'acetone.

Adesso capisco quanto sia importante per me la presenza della mia coinquilina, anche per questioni semplici apparentemente ma super complesse per me.

Sento il suono del campanello e mi precipito a presentarmi davanti alla porta.
Guardo attraverso lo spioncino e scorgo la figura di Dario con un mazzo di fiori e decisamente troppo gel sui capelli.
Vado in panico e agito le mani, non sapendo quale sia la soluzione giusta.
Non lo vedo da qualche settimana e l'ultima volta non ci siamo lasciati in maniera esemplare.
Lui suona nuovamente ed io mi arrendo.
Sfioro la maniglia, apro di pochi centimetri la porta e mi posiziono sull'uscio.

"Ciao, Dario" esordo, vergognandomi per lo stato in cui mi trovo.

Tra tutte le serate e tutti i momenti in cui avrebbe potuto farmi visita, proprio oggi?

"Ciao. Posso entrare?" azzarda a dire, avanzando e costringendomi ad arretrare.

Non vorrei accoglierlo in casa, soprattutto per la faccenda della scorsa volta.
Mi ha baciata e io non mi sono scostata.
Mi ha presa alla sprovvista e non ho potuto collegare in contemporanea cervello e muscoli.
Poi mi ha lasciata senza alcuna spiegazione e adesso non so cosa sia significato per lui.

"Questi sono per te" mi porge il suo mazzo di fiori e io arrossisco.

La situazione sta diventando sempre più imbarazzante, è ora di un chiarimento.

"Non dovevi" ribatto imbarazzata, conducendolo in soggiorno e concedendogli di accomodarsi sulla poltrona.

Rimango in piedi e cammino su e giù per il nervosismo che mi sta consumando viva.
Io voglio bene a Dario e l'ultima cosa che desidero è fargli del male.

"Gradisci qualcosa?" chiedo esitante, già pronta ad avviarmi in cucina per salvare me stessa da strani malintesi.

"Sì, gradirei che tu ti sedessi e mi ascoltassi" sostiene serio con una nota di irrequietezza.

Si abbassa leggermente, ponendo i suoi gomiti sui suoi ginocchi e prendendo grandi sospiri.
Mi sento una totale idiota per non aver chiarito precedentemente con lui.
Mi sistemo sul divano, proprio accanto a lui, e sento la mia faccia avvampare per il profondo disagio.

"È da circa un mese che non ci vediamo e l'ultima volta ho commesso un errore: ti ho baciata, nonostante tu abbia sostenuto di non provare niente per me. Però, dovremmo anche parlare della tua reazione: non ti sei ritratta" confessa, pronunciando parole molto dure.

Devo cercare di essere più sincera possibile e di non ferire i suoi sentimenti, anche se non è facile come sembra.
Devo parlargli di Gabriel e di Parigi o semplicemente dire che ha compreso male il mio gesto?

"Dario, tu sei stato davvero un amico d'oro e senza di te, non avrei mai ottenuto il lavoro che svolgo adesso.
Tu sei speciale, altruista e generoso. Però, mi spiace tanto dirti che non provo quel genere di sentimento per te" ammetto, sembrando più dispiaciuta possibile.

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