Capitolo 1

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Paris.
Il nome chic del café in cui lavoro risalta nel buio perenne della notte insieme a tante insegne a neon di bar o sexy shop.
O meglio Pari.
Sembra che le lampadine che compongono la S siano fulminate.

Perché Giulio lo avrà chiamato proprio "Paris"?
Qui dentro non c'è nulla che sia francese, tranne la pelliccia di Chanel che Luisa indossa anche in estate per mostrare il suo essere alla moda (benché la pelliccia sia del 1988).

00:19

Giulio mi farà la solita lezioncina:
1. Non arrivare in ritardo perché le ore di punta sono quelle notturne
2. Se voglio tenere il posto, devo indossare l'uniforme
3. Devo essere meno scorbutica con gli studenti universitari che ci provano con me
4. Servire i tavoli in meno tempo possibile
5. (regola più importante di tutte)
non intrattenere lunghi discorsi "da donne" (come dice lui) con Luisa.

Io gli avevo spiegato che la pausa pranzo, accompagnata dalla semplice "chiacchieratina"(che di solito va avanti diverse ore), era l'unico svago che potessi permettermi.
Ma lui aveva scosso la testa dicendo che il tempo è denaro e che se volevo rimanere al Paris dovevo stare alle sue regole.

Da quel giorno, ho smesso di parlare con Luisa più del dovuto.
Anche se le questioni sono spesso di vitale importanza: tinte per capelli, attrici famose, operazioni chirurgiche andate male, trucchi da copiare...
Ma Giulio, non essendo donna, non potrà mai capire...

Cammino lentamente stringendo la sciarpa a righe verdi e nere al collo.
Avrei dovuto indossare qualcosa di più caldo piuttosto che una semplice gonna di pizzo con degli scarponcini marroni.
Fa veramente freddo e sento le mie dita diventare pezzi di ghiaccio, insieme al tremore delle gambe.

Mi affretto ad entrare nel locale dove lavoro da ben cinque anni.
Se non ci lavorassi, direi che è un posto carino.
Con le luci calde degli interni assorbite dai tavoli in mogano, si respira un'aria accogliente e romantica.
Il parquet in legno si abbina perfettamente alla mobilia vintage in beige e marrone scuro.
I quadri ritraggono in color seppia tutti i posti in cui Giulio è stato: Londra, Berlino, Zagabria, Atene, Barcellona e Parigi.

Su un piccolo tavolino, in fondo alla sala, si trova un giradischi.
C'è sempre la stessa canzone jazz in sottofondo, ma nessuno sembra accorgersene.

Uno delle cose più particolari del locale è una scritta formata da lucine gialle sul muro.
Essa recita: "il cliente ha sempre ragione".
Il motto del nostro locale.

A me non piace la vita da cameriera ma sono grata di avere questo lavoro perché semplicemente mi ha salvato la vita.
Dopo la ricaduta di mia sorella nell'alcool, è stato molto difficile pretendere una vita migliore.
Ci siamo dati tutti un po' da fare affinché sopravvivesse dall'oblio di questo malsano vizio.
E purtroppo, ne hanno risentito anche le nostre risorse economiche.
Avrei sempre voluto girare il mondo,
studiare varie lingue, fare video e reportage, raccontare storie in giro per il globo.
Tuttavia, ho dovuto accantonare i miei sogni per cause di forza maggiore.

La puzza di sigarette mi riporta alla realtà. Sto attenta al gradino che separa il marciapiede dalla porta.

Il primo giorno, per colpa di questo rialzo, sono caduta e Luisa ha riso così tanto da farsela sotto.

Tuttavia il marciapiede non viene ancora livellato e probabilmente dovremmo scrivere un avviso.
È sempre uno spasso vedere i clienti appoggiarsi alla porta per non cadere.
Ma bisogna provvedere, qualcuno rischia di farsi male.

Spingo la porta e l'odoraccio delle sigarette è scomparso, ma in compenso è sostituito dalla puzza di fritto e chiuso.
Dimenticavo che adesso è in voga il gelato fritto.

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