«Che ti aspettavi?»

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«Anche io», dissi e quasi inconsciamente allungai un braccio e gli presi una mano, cominciando a giocherellare con le sue dita, «sono contenta che mi hai dato la possibilità di farmi conoscere meglio» e mi avvicinai leggermente a lui, mantenendo lo sguardo sulle nostre dita intrecciate.

Lo sentii irrigidirsi un attimo e potevo percepire la tensione dei suoi muscoli. «Ci rivediamo allora?» la sua voce era rimasta inaspettatamente morbida e il suo tono di voce si era abbassato un po'.

Alzai finalmente lo sguardo su di lui e mi tuffai in quegli occhi verdi, quasi brillanti, che mi guardavano dall'alto, vagando sul mio viso. Notai i suoi occhi posarsi sulle mie labbra per poi ritornare a guardarmi negli occhi e io annuii lentamente incapace di rispondere alla sua domanda a parole: ogni suono mi si era fermato in gola.

Lo vidi avvicinarsi lentamente e chiusi gli occhi nel momento in cui le sue labbra si posarono sulle mie. Sentii la sua mano libera appoggiarsi sul mio collo, mentre le sue dite si incastravano tra i capelli dietro l'orecchio con una leggera pressione, facendomi partire dei piccoli brividi lungo la spina dorsale. Le sue labbra morbide erano leggermente dolciastre, i residui del cocktail che aveva bevuto si erano fermati lì e probabilmente anche le mie lo erano. Il bacio era lento, meno impulsivo e fremente di quello che ci eravamo scambiati in discoteca. Mi alzai leggermente sulle punte e gli appoggiai la mano libera sul petto, stringendo leggermente la sua maglietta e avvicinandolo ancora di più, quasi avessi paura che scappasse. Schiusi la bocca quando sentii la sua lingua calda sfiorarmi le labbra e il bacio si intensificò, mentre i nostri respiri diventavano più corti e affannati. Fu inaspettatamente intenso e quando le nostre bocche si staccarono rimanemmo con i nasi che si sfioravano per qualche secondo, riprendendo fiato e ricomponendoci. Vidi un sorriso spuntare sul suo viso e venne da sorridere anche a me, mentre riappoggiavo i piedi a terra e mettevo qualche centimetro di distanza tra noi, riuscendo a guardarlo meglio in faccia.

«Lo prendo come un sì» disse lui, mordicchiandosi leggermente il labbro inferiore cercando di sopprimere un sorriso.

«Decisamente sì» dissi, tornando padrona della mia voce. Poi mi girai verso la mia macchina, lievemente imbarazzata, e aprii la portiera; prima di salire in macchina mi rigirai verso di lui, fermò lì a guardare ogni mio movimento.

«Buonanotte, Francesco» dissi sorridendo, marcando il suo nome di battesimo, cosa che lo fece ridacchiare.

«Buonanotte Alessia» mi disse mentre io scivolavo sul sedile del guidatore. Chiusi la portiera e lo salutai con la mano attraverso il finestrino e lui fece lo stesso. Lo vidi allontanarsi lentamente, facendo qualche passo incerto all'indietro e quando uscii dal parcheggio lo cercai attraverso lo specchietto retrovisore, mentre camminava a passo deciso, ormai lontano.

Al primo semaforo rosso che trovai, mi coprii la faccia con le mani, felicissima, ripensando a tutta la serata e mi venne voglia di urlare dalla gioia, e se non ci fosse stata un'altra macchina di fianco alla mia ferma al semaforo probabilmente l'avrei pure fatto.


*

Domenica e lunedì passarono all'insegna dell'ozio; finii la seconda stagione di Peaky Blinders e iniziai a leggere un libro che posticipavo da mesi per via dei manuali universitari che avevo dovuto studiare. Passai i pomeriggi a prendere un po' di sole in giardino, appisolandomi spesso e volentieri con le cuffiette nelle orecchie.

Martedì sera io, Gaia, Rebecca e Chiara organizzammo una serata tra di noi: pizza e il cinema che avevo fatto saltare il sabato per uscire con Tonno. Arrivammo in pizzeria in due macchine separate e per tutto il viaggio io dovetti tenere a bada Chiara che voleva sapere ogni cosa dell'appuntamento così da raccontare tutto una sola volta a tutte quante assieme. Avevo accennato qualcosa per messaggio ma mi piaceva molto di più parlare faccia a faccia di quelle cose, se no perdevano un po' di gusto.

«Allora rubacuori, com'è andata sabato?» mi chiese Gaia appena mi vide, ancora prima di entrare al ristorante.

«Non si dice più "Ciao, come stai? Com'è andata oggi?"» domandai sarcastica, mentre con la spalla mi appoggiavo alla porta d'entrata, aprendola, ed entrando nel locale.

«Che mi frega! Voglio sapere le cose importanti, le cose succose» disse lei ridendo; poi fummo costrette ad interrompere quel battibecco per seguire la cameriera che ci portava al tavolo.

Mentre leggevamo i menù per capire che pizza prendere parlammo del più e del meno, ma appena la cameriera prese le ordinazioni e ci portò via i menù non ebbi più una scusa per non raccontare loro di come era andato l'appuntamento. Cercai di riassumerlo un po' ma loro mi interrompevano spesso con commenti e con domande specifiche, ogni tanto facendomi ridere, ogni tanto spazientendomi perché chiedevano cose assurde a cui non sapevo e non volevo nemmeno rispondere. Arrivarono le pizze e ringraziammo distrattamente la cameriera, troppo prese dalle nostre chiacchiere. Si animarono tutte quante quando raccontai loro che ci eravamo baciati prima di salutarci e che ci eravamo ripromessi di rivederci.

«Quindi questo Tonno sembra un ragazzo a posto» concluse Rebecca, quasi stupita.

«Ci dev'essere per forza una fregatura» aggiunse Chiara con un pizzico di acidità: lei era sempre sull'attenti quando si parlava di ragazzi, e non si poteva darle torto con tutte le volte che era stata trattata male da dei pezzi di merda, per usare un francesismo.

«Per ora non l'ho trovata e spero di non trovarla mai» risposi io prontamente: non volevo che quella lieve negatività si impossessasse di me.

«Beh sembra uno davvero simpatico alla mano, sia dai video sia da come ce l'hai raccontato tu» Gaia mi capì al volo e marcò subito i lati positivi.

«Sì è assurdo, sembrava di conoscerci da sempre talmente eravamo a nostro agio uno con l'altro» conclusi infilandomi in bocca l'ultima fetta della mia pizza alle verdure.

Chiara sembrò riflettere un attimo sulla sua posizione, capendo che non mi era andata a genio. «Scusami, non voglio dirti che finirà per forza male, anzi, spero per te che vada benissimo. Ma nel caso andasse male sai che noi siamo sempre qui, pronte ad andare a rompergli le gambe» concluse serissima e ridemmo tutte quante.

Finimmo la cena parlando di altro: passammo dall'ex di Gaia che si era fatto risentire, all'ultima serie tv che stavamo guardando, al lavoro che teneva occupate Chiara e Gaia, al prossimo esame di Rebecca. Quando ci trovavamo, anche se ci eravamo viste la settimana prima, non ci fermavamo mai di parlare, trovavamo sempre qualcosa da dirci. Ormai ci conoscevamo troppo bene e non sapevo come avrei fatto senza di loro: Gaia era mia amica da quando ci eravamo conosciute alle medie; Rebecca aveva un anno in meno di noi ed era finita in classe con Gaia quando lei era stata bocciata; Chiara era l'ultima acquisizione del gruppo, tre anni più piccola di me e Gaia e conosciuta tramite amici in comune: ci erano bastate un paio di serate fuori in compagnia per farmela andare a genio, e ormai da tre anni eravamo tutte e quattro inseparabili. Avevamo personalità abbastanza diverse e spesso ci davamo contro, ma era proprio quello che cercavo in un'amicizia vera. 

Dopo il film, che stranamente piacque a tutte quante, tornammo a casa e io, dopo essermi struccata e cambiata, crollai sul letto ancora prima di avere il tempo di preoccuparmi troppo del fatto di non aver più sentito Tonno dopo l'appuntamento di sabato. Forse era il caso di scrivergli, pensai prima di cadere in un sonno profondo. 


***

Eccomii

Allora, il capitolo è cortissimo ma volevo darvi la seconda parte dell'appuntamento il prima possibile, quindi here it is :)

Ho "approfondito" un attimo anche le amiche della nostra Alessia, super importanti per lei. 

Spero vi sia piaciuto il capitolo, fatemi sapere con una stellina o un commento, sempre graditi

Bacioni, 

Alessia

Bravery [Francesco Toneatti]Where stories live. Discover now