«Andiamo?»

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«Signorina, le posso mettere 27. Lo accetta?» mi domandò la professoressa di letteratura inglese, una signora un po' sovrappeso con degli occhietti piccoli e chiari che ti trapassavano anche l'anima.

«Certamente, la ringrazio molto» risposi prontamente, contentissima di essermi tolta un altro esame abbastanza complesso. Apposi la mia firma sul foglio, di fianco al mio voto, e poi salutai cordialmente la professoressa Ferrari. Appena uscii dall'aula spalancai le braccia al cielo, sorridente, come se avessi vinto la coppa del mondo, mentre un senso di sollievo e libertà si impossessava di ogni mia fibra. Due mie compagne di università si congratularono con me e chiacchierammo per un attimo mentre ci dirigevamo tutte e tre all'esterno della struttura, poi messaggiai con Rebecca per chiederle a che punto fosse lei. Anche Rebecca frequentava il mio stesso ateneo ma mentre io facevo Lingue e Letterature Straniere, lei frequentava Ingegneria fisica; anche lei quel giorno aveva un esame.

Non attesi molto per ricevere una sua risposta.

Sono appena uscita dall'aula, ci vediamo al solito bar!

Mi diressi al bar nella via che costeggiava l'università dove avevamo passato praticamente tutte le mattine della nostra vita universitaria. Mi sedetti ad un tavolino all'esterno per aspettarla, mentre i raggi del primo pomeriggio mi bagnavano il viso, e poco dopo la riconobbi tra la folla mentre arrivava con aria trafelata.

«Eccomi» disse, lasciandosi cadere sulla sedia di fronte alla mia, sospirando.

«Allora, com'è andato?» le chiesi subito: non avevo idea di che esame dovesse dare e anche se me l'avesse spiegato probabilmente non avrei capito nulla lo stesso, ma mi interessava saperlo.

«Bene dai, ho fatto tutti gli esercizi. Entro settimana prossima dovremmo avere il risultato» mi rispose soddisfatta. «Il tuo invece?»

«Bene dai, 27» sorrisi, rilassando la schiena contro la sedia di acciaio.

«Bravissima! Dai che te ne manca solo uno adesso» e io annuii distrattamente mentre la mia attenzione veniva catturata dalla cameriera che si era affiancata a noi per chiedere l'ordinazione. Prendemmo una spremuta e un tè freddo e decidemmo di dividere una fetta di crostata ai frutti di bosco come premio.

«Sabato volevo andare al cinema a vedere il nuovo film di Woody Allen, vieni? Dopo lo propongo anche alle altre due» buttò lì Rebecca mentre si sventolava con il piccolo menù plastificato.

«Vorrei vederlo anche io, ma sabato proprio non riesco» cercai di dirlo il più seriamente possibile ma un leggero sorriso mi deformò le labbra.

«Che hai da fare?» mi chiese subito sull'attenti, incuriosita.

«Esco con Tonno» buttai fuori sorridendo e la guardai mentre l'espressione di confusione sul suo viso si trasformò in un'espressione di sorpresa quando collegò il nome alla persona.

«Scherzi?!» e io scossi la testa divertita, per farle capire che non stavo scherzando affatto. «Ma è fantastico! Che programmi avete?»

«So solo che usciamo a bere qualcosa, ma non so dove. L'ho sentito lunedì e poi più niente» dissi sbloccando il telefono, quasi come se magicamente potesse arrivarmi un suo messaggio in quel preciso momento. «Ma forse è meglio così, mi sono concentrata sull'esame almeno» e tornai a guardarla in faccia.

«Voglio sapere tutti i dettagli poi, mi raccomando» si assicurò subito lei, sorridente.

«Mi sembra ovvio» poi ringraziammo la cameriera che era venuta a portarci il nostro ordine e parlammo del più e del meno mentre mangiavamo la fetta di crostata, dandoci fastidio a vicenda con le forchettine e ridendo delle piccolezze. L'angoscia degli esami appena fatti era completamente sparita, lasciandoci entrambe rilassate e in pace col mondo.

Bravery [Francesco Toneatti]Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu