«Balli bene»

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«Ehi, dimmi» la voce di Gaia mi arrivò leggermente distorta attraverso il telefono che avevo incastrato tra spalla e orecchio destro.

«Ohi, come ti vesti stasera?» chiesi subito, evitando i convenevoli: io e Gaia eravamo praticamente sempre in contatto quindi non erano necessari.

«Pensavo al vestito color pesca, quello con la gonna un po' vaporosa. Hai presente?» mi chiese e io dissi distrattamente di sì, mentre con gli occhi vagavo sul mio armadio aperto. «Si morirà di caldo quindi voglio stare fresca» continuò lei.

«Eh stavo pensando la stessa cosa. Volevo mettere la gonna di jeans ma è scomodissima per ballare e mi tiene troppo caldo» dissi, mentre con le mani cominciavo a spostare le varie grucce nell'armadio, cercando di vedere meglio cosa avessi. Mi soffermai su dei pantaloncini morbidi con una fantasia floreale.

«Che ne dici di una maglietta nera e i miei pantaloni corti bordeaux? Quelli coi fiori» chiesi.

«Sì quei pantaloni mi piacciono un sacco, ma forse è meglio una maglia bianca, ti dona anche di più» attraverso il telefono sentii lo sciacquone del gabinetto.

«Ma sei sul cesso?» domandai ridendo.

«Sì» ammise lei colpevole. «Ma fra poco entro in doccia».

«Sì anche io devo farmene una» dissi prendendo i pantaloncini dall'armadio e appoggiandoli sul letto. «Grazie comunque, ci vediamo dopo» e chiusi la chiamata senza aspettare risposta: non ce n'era bisogno. Aprii il cassettone dove tenevo le magliette e ne tirai fuori due, una bianca e una nera, e le stesi di fianco ai pantaloni sul letto. Guardai per qualche secondo i due outfit, in silenziosa contemplazione, e poi dovetti ammettere che quella bianca ci sarebbe stata meglio.

Lanciai un'occhiata all'orologio appeso al muro sopra al letto che segnava le 20.50 e mi affrettai ad andare in doccia. Chiara, che abitava vicino a me, sarebbe passata a prendermi per le 22, poi avremmo recuperato Gaia e Rebecca sulla strada e saremmo andate in discoteca tutte assieme. Era da più di un mese che cercavamo di organizzare una serata solo donne per andare a ballare insieme, ma tra esami universitari di una, lavoro di un'altra e impegni vari, avevamo rimandato fino a quel giorno.

Andai in bagno, feci partire la mia playlist su Spotify e con le note di "Tommaso" di Fulminacci entrai in doccia. Ringraziai mentalmente gli Space Valley per avermi fatto conoscere quell'artista meraviglioso di cui adoravo tutte le canzoni. Canticchiai le canzoni che si susseguivano una dopo l'altra mentre l'acqua fredda mi accarezzava la pelle già abbronzata e con le dita cercavo di districare i nodi di cui i miei capelli ricci erano pieni.

Quando uscii dalla doccia mi avvolsi nel mio accappatoio rosso, mi spalmai una crema corpo e, dopo essermi messa una quantità assurda di crema e spuma, cominciai ad asciugarmi i capelli col diffusore. Con i ricci indomabili che mi ritrovavo dovevo per forza asciugarmi col phon anche con quaranta gradi e il risultato fu che non sembrava nemmeno che avessi fatto una doccia da quanto sudai. Tornai in camera per vestirmi e truccarmi e mentre mi stavo mettendo il profumo sentii arrivare un messaggio. Controllai: era Chiara che mi avvisava che stava per partire da casa. Presi al volo le slip-on nere distrutte che usavo sempre per andare a ballare e preparai una piccola borsa a tracolla con dentro il necessario per la serata: meno c'era da portare in discoteca, meglio era.

Il telefono squillò e lo schermo si illuminò, facendo comparire la scritta "Chiara". Non risposi, era il suo modo di avvisarmi che era sotto casa.

«Mamma, io esco» dissi facendo capolino in sala, dove mia madre si stava guardando un film.

«Va bene, non fare troppo tardi» disse lei distogliendo lo sguardo dalla televisione per un attimo e squadrandomi appena. Il mio outfit doveva piacerle perché non fece commenti.

Bravery [Francesco Toneatti]Where stories live. Discover now