Prologo

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*in-com-pren-si-bi-le

Aggettivo, m.s.

1. impossibile da capire o comprendere, poco intelligente

2. Arcaico: illimitato, senza limiti o capace di essere limitato.

"Non urlare, o ti ucciderò. Non ti muovere, o ti ucciderò. Non guardare verso l'uscita, o... beh, penso che tu abbia già capito cosa ti farò"  disse il ragazzo alto e misterioso alla donna terrorizzata che stava piangendo in un angolo della stanza.

Aveva appena visto uccidere la propria famiglia da quel ragazzo apparentemente normale che, improvvisamente, era entrato nella loro casa e li aveva prosciugati, succhiando tutto il loro sangue e lasciando solo dei pallidi cadaveri. Si sarebbe presto disfatto dei loro corpi, subito dopo essersi preso cura dell'ultima sopravvissuta rimasta. Lei.

La donna annuiva lentamente, mantenendo lo sguardo basso, fisso su una macchia di sangue sul tappeto di fronte a lei. Aveva pianto molto vedendo suo figlio di 4 anni e sua figlia più grande essere fatti a pezzi dalla creatura che ora aveva proprio di fronte e non osava guardare l'assassino, perché sapeva che, se l'avesse fatto, sarebbe caduta nella sua trappola. Bastava fissare i suoi occhi color ambra per renderla vulnerabile al suo fascino, come aveva visto fare a suo marito.

"Guardami!" Sibilò il giovane. La donna singhiozzava, ancora spaventata per quello a cui aveva assistito pochi istanti prima, ma alzò lentamente lo sguardo, focalizzandolo sul pavimento, su quella piccola goccia di liquido rosso che un tempo era appartenuta al corpo di sua figlia di sedici anni, che aveva invitato il mostro a casa, credendo che fosse un nuovo compagno di scuola, venuto lì per studiare. Aveva commesso un grande errore.

"Ho detto..." Iniziò il ragazzo, accovacciandosi accanto alla figura tremante della donna. La afferrò per un braccio e la obbligò ad alzarsi, facendole sbattere la schiena contro il muro in modo che trasalisse di fronte alla forza bruta che aveva usato sul suo corpo minuto. Molte lacrime scesero dai suoi occhi, voleva urlare, ma non ci riuscì, perché lui le coprì la bocca con la sua grande mano fredda. "Guardami!"

Lentamente, guardò sconfitta i suoi occhi animaleschi, incontrando, per la prima volta, lo sguardo dell'assassino della sua famiglia, che aveva ucciso vittime innocenti solo per la sua sete di sangue. Osservò il volto del ragazzo, iniziando dal ciuffo nero, con una singola striscia bionda di lato, passando poi al naso, agli zigomi definiti e alla barba sul mento. Era un ragazzo mozzafiato, nessuno poteva mentire a riguardo, neanche la vittima che stava per uccidere. Il luccichio nei suoi occhi color oro le fece tremare le ginocchia, sapendo che la sua famiglia aveva ammirato quegli stessi occhi mentre veniva uccisa. Erano l'ultima cosa che avevano visto...

La donna emise un sussulto, prima di trovare di nuovo la forza per lottare contro la presa salda del ragazzo sulle sue braccia.

"Arrenditi!" Urlò e le diede uno schiaffo, lasciandole un segno rosso sul viso. Era molto forte per la sua età e sembrava avere circa diciannove anni, ma, in realtà, ne aveva oltre duecento. " Non provare a scappare, altrimenti ti staccherò le braccia."

A quelle parole, lei si zittì. Sapeva che stava dicendo la verità, aveva visto con i propri occhi fare la stessa cosa alla sua famiglia, così si morse il labbro, cercando di trattenere i singhiozzi, ma non ci riuscì.

La sua famiglia se n'era andata. Uccisa. Assassinata da un adolescente con ardenti occhi color ambra e canini sporgenti, che metteva in mostra prima di uccidere. Era un demone. Un mostro. Ai suoi occhi, era il Diavolo, perché solo lui avrebbe potuto fare qualcosa di così malvagio senza sentire il peso delle loro vite sulle spalle.

Incomprehensible [Italian Translation]Where stories live. Discover now