Ci sistemiamo sulla sua ampia poltrona e mi circonda il busto con le sue potenti e robuste braccia, nella quali percepisco protezione.

"Non ti lascerò fino a quando non mi svelarai tutto quello che hai da dirmi!" mi provoca, lasciando piccoli baci a stampo nell'incavo del collo.

"D'accordo. Le persone che hai visto ieri sono i miei genitori, o meglio lo erano. Semplicemente, hanno speso la loro vita dietro la dipendenza di mia sorella dall'alcool e hanno ignorato la mia esistenza fino a quando non ho lasciato casa. Leonardo, il mio ex marito, era l'unico che mi considerasse. Mi innamorai di lui, mi mise incinta e decidemmo di sposarci. Avevo solo vent'anni ma mi sentivo pronta per la vita coniugale. Loro non accettarono né la gravidanza né il matrimonio e mi proibirono di vedere Leonardo. Così decisi di dirgli addio e da quel momento non li vidi piu, fino a ieri" rivelo, cercando di restare impassibile.

"Mi spiace, per tutto. Però, sai cosa penso?"

"Sì, certo" affermo, in attesa di conoscere la sua opinione.

"Penso che anche i tuoi genitori abbiano passato dei momenti duri, tra il lavoro, la famiglia e l'alcolismo di tua sorella. Certamente, non voglio sminuire tutte le devastanti esperienze che hai passato e non non voglio nemmeno dirti che è facile dimenticare. Ma so che puoi fare qualcosa per impedire che tutto ciò continui a nuocerti: perdonarli" assicura, stringendo le sue mani nelle mie.

"Io non se sono capace"

"Certo che lo sei. Voglio raccontarti la mia storia: a sette anni, i miei decisero di divorziare. Io e le mie sorelle avevamo assistito a dispute, litigi, minacce e non vedevamo l'ora di vivere in pace. Trascorremmo cinque anni tra tribunali e assistenti sociali, poiché entrambi i genitori volevano l'affido esclusivo. Le mie sorelle restarono con mia madre ma mio padre si batté per avere il mio affido condiviso" narra le sue vicende di vita e io ascolto attentamente, non voglio perdermi nemmeno una parola.

Sono dispiaciuta che anche lui abbia dovuto soffrire per questioni famigliari.
Pensiamo che chi abbia una vita lussuosa e occupi posti importanti come dirigenti o medici, presidenti o avvocati, abbia una famiglia d'oro.
Purtroppo, non sempre è così.

"Mio padre si trasferì a Chicago, in America. Io fui costretto a prendere un aereo ogni fine settimana per stare con lui. A volte, diventava insopportabile viaggiare continuamente però, alla fine, lo apprezzai.
Dopo il diploma preso in Italia, frequentai l'università di Harvard vivendo con mio padre. Lui mi insegnò tutti i trucchi del mestiere, essendo un affermato uomo d'affari.
Mi offrirono centinaia di posti da dirigente in aziende molto importanti e note ma l'america non faceva per me. Sentivo la nostalgia dell'Italia, la mia prima e vera casa. Appena mi arrivò la notizia del posto da direttore a Roma, mi catapultai nella città eterna per comprare casa. Ed eccomi qui, il resto credo che tu lo sappia già" svela.

Rimango a bocca aperta per la sua storia rocambolesca, attiva e piena di impegni.
Chissà quante sarebbero state le possibilità di incontrarci se fosse rimasto negli States.
Probabilmente sotto zero.

"E adesso non provi il desiderio di ritornare nella terra dell'opportunità e della libertà?" domando per curiosità.

"Ammetto che furono gli anni più belli della mia vita. Ma qui ho tutto ciò che necessito e non desidero altro" confessa.

"Con tutto ciò, volevo dirti che dovresti provare a lasciare tutto alle spalle. Ne trarresti giovamento sia tu che Arianna. Le prime settimane del divorzio sono state un incubo, odiavo mio padre. Quando ho iniziato a conoscerlo e a perdonarlo, ho scoperto aspetti che non conoscevo della sua personalità e non me ne sono mai pentito. Promettimi che farai un tentativo!" continua dolcemente.

Mi fa piacere che gli stia a cuore la mia condizione.

"Va bene, cercherò" gli giuro.

Ancora qualche secondo di silenzio tra le sue braccia, finché qualcuno non bussa alla porta.
Mi alzo immediatamente controvoglia, avvertendo subito la sua mancanza.

"Ti avrei portato fuori stasera, ma ho una noiosissima cena di lavoro. Rimandiamo ad un altro giorno?" dice a malincuore anche lui.

"Va bene. Tanto ho da organizzare il compleanno di Arianna".

Prima di lasciarmi andare, lascia un bacio appassionato sulle mie labbra.

"Sono invitato, vero?"

"Certo! E non dimentichi il regalo, signor Riva!" sorrido e lo saluto cordialmente, per non destare sospetti nell'individuo che sta per fargli visita.

"Non lo farò!" gracchia, concedendomi un occhiolino prima di dilegurami.

Adesso non mi resta che trovare un mago per la festa!
Devo organizzare tutto nei particolari, deve essere il miglior ricordo di mia figlia.
Non vedo l'ora.

𝗖𝗮𝗽𝗶𝘁𝗼𝗹𝗼 23!
𝗜 𝗽𝗶𝗰𝗰𝗶𝗼𝗻𝗰𝗶𝗻𝗶 𝗶𝗻𝗶𝘇𝗶𝗮𝗻𝗼 𝗮 𝗽𝗮𝗿𝗹𝗮𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗹𝗼𝗿𝗼 𝗽𝗮𝘀𝘀𝗮𝘁𝗼...
𝗦𝗶𝗰𝘂𝗿𝗶 𝘀𝗶𝗰𝘂𝗿𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗰𝗶 𝘀𝗮𝗿𝗮̀ 𝗻𝗲𝘀𝘀𝘂𝗻𝗼 𝗮𝗱 𝗶𝗺𝗽𝗲𝗱𝗶𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗹𝗼𝗿𝗼 𝗮𝗺𝗼𝗿𝗲?
𝗠𝗵, 𝘀𝘁𝗼 𝗽𝗮𝗿𝗹𝗮𝗻𝗱𝗼 𝘁𝗿𝗼𝗽𝗽𝗼!
𝗔𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗼𝘀𝘀𝗶𝗺𝗮 𝘀𝗲𝘁𝘁𝗶𝗺𝗮𝗻𝗮 𝗲 𝗿𝗶𝗰𝗼𝗿𝗱𝗮𝘁𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗿𝗮𝗿𝗲 𝘂𝗻 𝗿𝗲𝗴𝗮𝗹𝗼 𝗮𝗱 𝗔𝗿𝗶𝗮𝗻𝗻𝗮!

Lift Me Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz