"Ci comporteremo nel più naturale dei modi possibili" stabilisce, ordinando all'hostess di portargli un caffè espresso.

"Credi che sapremo contenerci?"

"Sì, con la giusta attenzione, non faremo trapelare nessuna notizia. Anche se, personalmente, ritengo che la nostra vita privata non sia affare di nessuno" si esprime, assaporando il caffè fumante.

"Scusami, gradisci qualcosa?"si sente in difetto, smettendo immediatamente di bere il suo introito magico e riservandomi un sguardo di scuse.

"No, ti ringrazio. Sei sicuro di star bene?È il quarto caffè che prendi da stamattina" gli rivelo con un piccolo accento di preoccupazione.

Scuote la testa e terminato il suo nuovo espressino, ritorna a leggere.

"Non ti preoccupare, tra meno di un'ora saremo a Roma e potrò riposarmi tutto il tempo necessario" mi assicura, concentrandosi nuovamente e lasciandomi tra me e i miei pensieri.

Sono pronta a intraprendere una nuova relazione amorosa con un uomo differente da quello che scelsi quattro anni fa?
Sarà mai all'altezza delle mie aspettative?
Mi amerà nonostante le incomprensioni, le litigate, i sotterfugi, i malintesi e le invidie del mondo?
E, soprattutto, non tradirà mai la mia fiducia restandomi accanto fino alla fine dei miei giorni?
Questi sono gli interrogativi che albergano la mia mente, nel frattempo che lasciamo l'aeroporto di Fiumicino e prendiamo un taxi che ci riaccompagnerà a casa.

Le strade di Roma pullulano già di macchine e gli studenti corrono freneticamente per raggiungere la Sapienza.
Come mi sarebbe piaciuto studiare lingue orientali per girare il mondo e conoscere lingue, culture e popoli differenti.

Il taxi continua con la sua corsa e io seguo quegli universitari con il mio sguardo, fino a quando mi è possibile.
Mi giro a guardare Gabriel che intanto ha gli occhi chiusi e i tratti facciali più rilassati.

Lì, al suo fianco, ho la conferma a tutti i miei dubbi.
Gabriel è stato un uomo fantastico sin dall'inzio: mi ha concesso di lavorare, prima per Dantelli e poi per se stesso; mi ha permesso di vivere in maniera serena dopo tempo; è sempre paziente e disponibile; ha grande carisma e tutti lo adorano, compresa mia figlia e non si è mai arreso con me.
Ha tentato un centinaio di volte a ottenere un'uscita con me e, anche se sotto minaccia di licenziamento, mi ha fatto passare il più bel week end della mia vita.

"Non guardarmi, sono in condizioni pessime!" mi avvisa, ridacchiando.

"Non sei così male!" gli svelo, continuando a ridere.

Sarebbe una meraviglia anche senza capelli e se fosse vestito con un sacco di immondizia addosso.
Il taxi passa davanti alla Conad e istintivamente domando al conducente di fermarsi.

"Gabriel, scusa. Ho da prendere due pacchi di Choco Krave per Arianna!" gracchio, catapultadomi fuori dalla vettura.

Ieri ho chiamato mia figlia e le ho promesso di portarle due pacchi di quei cereali che sua zia aveva consumato senza remore.
Giungo nel reparto dei dolciumi e afferro due pacchi.
Mi presento alle casse e le file sono interminabili.
Mi sento in colpa perché Gabriel dovrà aspettare a lungo e sono tentata di chiamarlo per dirgli che può tornare a casa, se vuole.
Frugo nella mia borsetta e afferro il cellulare.
Compongo il suo numero ma al primo squillo, la chiamata si interrompe.
Subito dopo, è dietro di me e presenta ancora delle piuttosto evidenti occhiaie.
Sono una brutta persona.

"Scusa, scusa" congiungo le mani e lui scuote la testa, come per dire che non importa.

"Non c'è bisogno che tu attenda, puoi andare" lo congedo.

Lift Me Where stories live. Discover now