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Oggi mi hai fatto sentire irrilevante
- YungblodQuando un corvo gracchia, significa che sta piangendo.
È l'unico animale a solcare la notte e valicare i cieli di giorno, il corvo.
Nel libro illustrato lettoci solitamente da Markus durante le notti ottemperate da lampi e rimbombanti tuoni dei copiosi temporali di Savannah, le lenzuola tirate fin sopra il naso in barriera e le mani intrecciate a quelle di mio fratello, ripugnanti contro i mostri causati da immaginazioni bambine, ascoltavamo una leggenda, capace di rasserenarci.La storia narra di un magnifico esemplare, un tempo animale pacificatore, ammirato, venerato, acclamato dal culto religioso.
Ma il suo piumato non era incenerito di morte, i suoi tratti non sorpassavano le allegorie a oggi accostato, non urlava facendo accapponare gli uomini in un presagio di morte.
L'epopea scrive di un corvo bianco, puro, libero, il simbolo della purificazione.
La sua patria era la terra del fuoco e del mare, nella quale veniva costantemente messo a repentaglio sopravvivere. L'equilibrio era dettato da un'imparzialità fra i due opposti, fuorché non si inimicassero l'un l'altro, mantenendo in vigore l'armonia della vita.
Si ruppe il bilanciamento, un giorno. Il regno del fuoco oltrepassò i confini pecuniari, ed espulse le isole del regno dell'acqua, minacciando il quieto dei corvi bianchi.
Uno di loro, il più coraggioso e dal forte senso di collettivismo, si propose di sorvolare il mare di lava agli sgoccioli, un viaggio alla ricerca migratoria di un nuovo posto da chiamare casa.
Planò sopra le acque, divenute fiamme, divenute rosse, ed esse lo attirarono a loro, ustionando il povero animale.
Caddero le ali, piuma dopo piuma, inerme e indifeso, nudo, al cospetto di un mondo troppo nocivo ad avvelenare la sua bontà, e quando l'implume ricrebbe, non fu bianco, e non fu grigio.
Fu affogato dal nero, inchiostro opaco a insudiciarlo, a imbrattarlo di sporcizia, di un oscurità a lui finora ignota.
Il corvo pianse, ma non cinguettò, vane le forze per invocare l'aiuto dei suoi compari, che l'avrebbero esiliato, lui, orrendo e storpio, superficiale contro la piaga dell'universo.
Gracchiò, il pennuto nero, nessuno lo riconobbe, nessuno volò incontro al richiamo.
Fu solo.
L'isola del fuoco si prese i rimanenti uccelli, il bianco si estinse, ed egli gracchiava, gracchiava, piangeva, tentando di chiamarli in avvertimento, ma la sua voce non era più melodiosa, quanto un urlo straziante di dolore.
Oggi giorno, udendo il timbro stridulo e acuto, il mio cuore è contrito, e vago alla ricerca del piumato scuro, opaco, e il becco a uncino."Quando un corvo gracchia, significa che sta piangendo".
Da anni il racconto giaceva alla base del dimenticatoio, costretto sotto ricordi e avvenimenti vaghi, sfumati da un'infanzia trascorsa a catturare con una retina i momenti belli e a imboscarsi contro gli orrori.
H.B.
Ripetutamente ho riletto le due iniziali, in una mera speranza di cadere in errore, insolito caso vuole che il suo nome, la sua sigla, faccia affiorare il racconto.
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L'uragano Storm
Novela JuvenilStorm. Tanti lo chiamano così, al punto da non ricordare quale sia il suo, di nome. Hagen Brown. Qual è il motivo? Basta guardarlo e la tempesta si scatena, travolgendo chiunque. *** «Sai dirmi perché Hagen Brown assomiglia a un corvo?» Alla Wind...