«Dimmelo: che cosa dovrei fare?»

Ulrik le si avvicinò a un palmo dal naso. Si ricordò quando durante gli allenamenti discutevano, i suoi occhi di ghiaccio che esplodevano di rabbia mentre tutto il suo corpo sembrava rimanere impassibile, una quercia in mezzo a una tempesta.

Shani provò a formulare un pensiero e si sorprese lei stessa di non avere risposta.

«Andiamocene> propose infine, dopo un lungo silenzio.

«Dove?»

Si aspettava quella domanda, ma per lei non era più la priorità. Quel posto non era sicuro. Mai e poi mai si sarebbe riuscita a fidare dei suoi abitanti.

«Non importa!»

«Sì che importa. Non hai sentito cosa ci potrebbe attendere là fuori? Ti sei dimenticata dell'aggressione che abbiamo subito in città? Ne siamo usciti vivi per miracolo. Hai sentito cosa hanno dovuto passare invece loro?»

«E tu gli credi? Credi a tutto ciò che ti dicono?»

«Non ho scelta! A cosa dovrei credere? Quell'essere che ha aggredito Eva, tu l'hai visto! Aveva una forza disumana!»

«Potremmo cercare le parabole per comunicare con la nostra arca...»

«E poi? Anche ci riuscissimo, credi davvero che manderanno una navicella di soccorso a prenderci? Credi che se fosse stato così semplice Solomon e Luis non ci avrebbero già pensato? Non funziona più nulla, su questo pianeta del cazzo! Non funzionano le telecomunicazioni, non funzionano i GPS, non c'è segnale! Non c'è più alcun segnale!»

«Luis è riuscito a comunicare...»

«Sì. E poi è morto, in circostanze misteriose. Non mi hanno voluto chiarire esattamente cosa sia successo.»

Shani si zittì.

Aprì la bocca per esprimere nuove obiezioni, poi la richiuse, frastornata dalla conversazione.

Ulrik ne approfittò per darle di nuovo le spalle.

Solo allora la ragazza si accorse della gabbia scomparsa e della folla che si era radunata attorno alle macerie.

«Cos'è successo?»

«Chiedilo a Eva quando si sveglia» ribatté lui. Poi si allontanò senza salutare.

Shani si accasciò a terra, appoggiando la fronte alle ginocchia.

Stavano vivendo in un incubo e non c'era verso di uscirne.

Dov'erano finiti Hans e Tomas? Perché ci mettevano così tanto?

Mille domande le frullavano nella testa, non si accorse nemmeno del fisico asciutto che si adagiava, vicino a lei, nella stessa posizione, finché il suo gomito non sfiorò il suo fianco scoperto.

Kuran la stava fissando da un bel po'.

Entrambi rimasero accucciati davanti alla tenda, immobili spettatori della pantomima del villaggio. Osservarono la vita scorrere davanti ai loro occhi, così frenetica e patetica da lasciarli senza parole.

Il crollo della gabbia aveva generato un enorme scontento. Alte grida di protesta si innalzavano contro i nuovi arrivati. Qualcuno aveva già cominciato a raccogliere i pezzi, mentre altri verificavano sul campo cosa potesse aver causato quel cedimento improvviso.

Ma la maggior parte aveva già una risposta a quella domanda: doveva essere stata per forza l'Umana.

Si era vendicata di loro. Non contenta di aver liberato l'assassina dei loro bambini, aveva anche provocato la rovina del loro sistema penitenziario.

UMANA ∽ Ritorno sulla TerraWhere stories live. Discover now