Professionalità

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Codarda.

È l'unica parola che mi ripeto da circa un ora.
L'unica parola che più mi rappresenta in questo ultimo periodo.
Cerco sempre di nascondermi. Da cosa scappo? Da chi? Ho paura di affrontare i miei sentimenti, ho paura di sbagliare.

Certo, sono una persona e lo so che tutti commettono errori ma so anche che le persone non hanno pazienza sopratutto quelle come Can Divit e sono certa che quando capirà che ragazza complicata sono non vorrà più saperne di me.

Adesso ci troviamo sulla spiaggia, i rumori delle onde del mare riempiono questo silenzio imbarazzante tra noi due. A ogni passo le nostre mani si sfiorano, do' un occhiata veloce e lo vedo con la fronte corrugata.

Sta pensando e so anche a cosa.

Pensa al mio rifiuto, al fatto che non ho stretto la sua mano. Non so se ho fatto la giusta decisione ma ora devo pensare a come risolvere i miei problemi. Per esempio al mio fidanzato inesistente. Devo anche parlare con il sign. Emre, per colpa sua sono una ladra bugiarda. È una cosa inammissibile.

Non sopporto più questo silenzio, se doveva fare scena muta era meglio se mi accompagnava a casa.

"Il mio sogno è quello di andare alle Galapagos" rivelo con un filo di imbarazzo.

"Galapagos?"

"Ehm.. Si. Vorrei stabilirmi lì in futuro" mi addolcisco a sentire la sua risata.
Ci sediamo a guardare il mare calmo.

"E dimmi, c'è l'albatros nelle Galapagos?" chiede fermandosi il respiro.

"Si" dico con un filo di voce. Guardo il cielo e spero con tutta l'anima che questo sogno si possa realizzare, farò di tutto pur di andare alle Galapagos e vivere lì per tutta la vita.

"Mi spieghi come fai ad essere così?" chiede avvicinandosi. Mi incanto a guardare i suoi occhi, trasmettono tanto e sono incapaci di dire bugie a differenza mia.

"Come.. Come sono?" chiedo senza staccare i miei occhi dai suoi.

"Sei così bambina" rivela sfiorandomi la guancia.

"Ehm.. Non saprei" non so se sentirmi offesa o ringraziarlo.

"Io invece so che è meglio se non prendi freddo" dice allontanandosi di poco per sfilarsi la giacca per poi adagiarlo con delicatezza sulle mie spalle. Sorrido ringraziandolo per il gesto. Ora mi sento davvero in imbarazzo..

"Ehm.. Ma tu non hai freddo?" chiedo schiarendomi la voce.

"Tranquilla" mi avvicina a sé e rimaniamo così per un po'.

"Can vorrei tanto che mia sorella rientrasse al lavoro" rivelo con gli occhi che luccicano di speranza.

"Sanem Sanem Sanem" sussura il mio nome sospirando. Ricordo il nostro primo incontro, non aspettandomelo dietro dissi tutto quello che mi passò per la testa. Mi chiese come mi chiamassi e subito dopo ripeté tre volte il mio nome.

"Cosa Can?"

"Io devo trovare la spia" dice serio.

"Mia sorella non è una spia, non farebbe mai una cosa del genere" alzo la voce.

"Non posso, appena mi accerterò della sua lealtà ti assicuro che riprenderà a lavorare immediatamente"

"Certo" rido nervosa.

"Fai tanto l'uomo bravo, con dei valori ma non ti metti mai nei panni degli altri Can. Non pensi a come si senta mia sorella in questo momento?" urlo alzandomi.

"Pensi solo a te, egoista. Come ho fatto a non capirlo prima" rido amareggiata.

"Ma di che sciocchezze stai parlando"

"Sciocchezze? Certo per te sono solo sciocchezze. Senti adesso mi hai stufata. Lei è il capo e io sono una sua dipendente, non capisco cosa ci facciamo qui francamente. Tutto questo non è professionale" constato cercando di essere convincente.

"Professionale" ride tirandosi i capelli

"professionale dici eh" mormora avvicinandosi.

"Professionale sia, come vuoi tu Sanem. Forza, ti accompagno a casa" si allontana quasi correndo.

Ho voglia di piangere.

AlbatrosWhere stories live. Discover now