<<Maehara? Ohi? Terra chiama Maehara>>
Quella voce lo riportò alla realtà, risvegliandosi finalmente dai suoi pensieri.
<<ah, allora sei ancora tra noi>>
Davanti a lui vi era Karma-kun che lo guardava ridacchiando, fissandolo con quello sguardo perennemente ironico;
<<c-che succede?>> chiese Maehara ancora un po' confuso, passandosi una mano tra i capelli;
<<è suonata la campanella di fine giornata>> disse il rosso, alzando un sopracciglio quasi sorpreso che Maehara fosse davvero così assorto dai suoi pensieri da non essersene accorto.
<<ma a che stavi pensando, si può sapere? Di solito sei il primo che si alza dal banco per tornare a casa... >> fece Karma, alzando le spalle.
Hiroto, a quella frase, distolse istintivamente lo sguardo.
Il rosso lo guardò perplesso, per poi voltarsi verso l'uscita della classe;
<<muoviti a tornare a casa. Io ora vado, Nagisa-kun mi sta aspettando. A domani>> fece, prima di uscire del tutto dalla classe, facendo segno di saluto.
Il dorato rimase un attimo in silenzio nella sua classe ormai praticamente vuota. Erano rimasti solo lui ed una ragazza dalla coda castana, Yada-Chan, intenta a sistemare la sua cartella.
Maehara scosse la testa, alzandosi dal banco ed afferrando la sua cartella, salutando Yada ed uscendo dalla classe.
Attraversò i vuoti corridoi della scuola, in silenzio, con lo sguardo basso ed il passo lento.
"a che stavi pensando?"
A che stava pensando, eh?
A qualcosa a cui sinceramente non voleva stare a pensare.
Troppo dolore ricordarlo, troppo blocco per trovare un modo per far tornare tutto come prima.
Far tornare tutto come prima? No, impossibile.
A che stava pensando?
Pensava ad un ragazzo;
Pensava al suo amico d'infanzia;
Pensava al loro forte legame rovinato dalle sue gesta;
Pensava al giorno in cui aveva fatto un modo di distruggere ogni cosa tra di loro.
Isogai Yuuma, questo era il nome del suo amico;
Del suo amico e della persona di cui era innamorato.
Sì, sì avete capito.
Dopo anni, Maehara si era reso conto di essere innamorato di quel corvino.
Era stato tutto così improvviso, così innaturale da lasciarlo completamente incapace di sapere cosa fare a riguardo. Aveva provato a nasconderlo perché sapeva di non essere ricambiato, ma la sua resistenza non durò allungo.
Giusto due settimane prima, aveva invitato Isogai a casa sua come spesso facevano anche da piccoli, per aiutarlo un po' con i compiti essendo lui molto bravo ed intelligente;
E,in poche ore, la situazione era completamente degenerata.
Non sapeva come, non sapeva perché, ma si era ritrovato con le sue labbra posate su quelle del corvino, quasi fosse completamente spontaneo. Isogai si era subito staccato sconvolto e poi era scappato via di casa, lasciando intendere a Maehara la chiara risposta al suo gesto.
Ed era da allora che Isogai lo evitava o scappava da lui ogni volta che lo vedeva, quasi fosse la più temibile delle creature.
Hiroto sapeva di aver sbagliato: lo sapeva e lo sapeva, ma non riusciva a non stare male sapendo di aver allontanato Yuuma da lui in quel momento e, forse, per sempre.
Casa sua era così silenziosa.
Il Sole che tramontava filtrava attraverso le finestre della sua casa, dandogli quasi un'aria malinconica da vecchio film drammatico.
Tutto aveva assunto quel colore dorato brillante, mentre il suo viso, al contrario, era rimasto in penombra grazie al muro che lo proteggeva dalla finestra da cui filtravano quei raggi dorati.
Erano le sette emmezza di sera: era ancora presto per vedere qualcuno tornare a casa.
Maehara guardò il soffitto bianco sospirando, mentre era sdraiato sul suo soffice letto a cercare di rilassarsi.
Ma sapeva più che bene che addormentarsi non sarebbe stato possibile, dati i mille pensieri che gli affollavano la mente come sempre in quei giorni da quando era successa quella cosa con Isogai: e lui proprio non poteva non starci a pensare, proprio no.
Aveva capito, aveva capito: aveva sbagliato, questo gli era chiaro, più che chiaro, ma ora non poteva tornare tutto come prima?
Era disposto a far finta che nulla fosse accaduto se questo significava poter riavere il corvino indietro.
Voleva solo... Tornare a poterlo veder sorridere, poter ancora parlarci delle sue assurde giornate, confidarsi con lui su una sua preoccupazione o magari girare per la città a divertirsi come avevano sempre fatto.
Hiroto sentiva di aver rovinato tutte quelle belle cose e continuava a maledire i suoi stupidi sentimenti e la sua stupida impulsività.
Voleva solo che Isogai lo perdonasse, tutto qui.
Il suono del campanello lo riportò alla realtà.
Il ragazzo si alzò confuso dal letto: era strano che il campanello suonasse a quell'ora. Che uno dei suoi genitori avesse dimenticato le chiavi?
Il dorato si diresse svogliatamente fuori dalla sua camera, scendendo le scale fino al piano terra e raggiungendo l'ingresso.
Osservò la grande porta che lo separava da chiunque ci fosse dal lato opposto, alzando un sopracciglio e sospirando esasperato; magari era un postino o un collega dei suo genitori.
Aprì la porta quasi annoiato, non rivolgendo subito un'occhiata a chi ci fosse effettivamente davanti a lui;
<<chi->>
Ma le parole gli si fermarono in gola non appena vide chi vi era lì davanti a lui.
Gli occhi nocciola si spalancarono, mentre le guance cominciarono a scaldarsi piano piano.
Cominciava a credere di aver un qualche problema di vista e che chi era davanti a lui non era chi credeva che fosse.
Ahaha... Ditemi che è uno scherzo.
Isogai, in carne ed ossa, era ora sulla soglia di casa sua, con le spalle strette, la divisa scolastica ancora addosso, la cartella sulla spalla, gli occhi gialli rivolti in basso, lo sguardo imbarazzato ed i capelli disordinati come al solito.
<<I-Iso...?>>
Non ci poteva credere sul serio.
<<posso... Parlarti?>> disse il corvino, non guardandolo direttamente negli occhi.
Il suo cervello sembrava stesse facendo fatica a formulare anche le frasi più semplici.
No, no questa non se la spiegava.
Volevano dirgli che dopo SETTIMANE in cui Isogai aveva passato il tempo ad ignorarlo, ora proprio quel Isogai era davanti alla sua porta? Per... Per parlargli? Come? Come era possibile?
Quasi completamente col cervello in tilt, Maehara si ritrovò confuso ad annuire, mentre l'altro entrava in casa, superandolo. Il dorato chiuse la porta ancora scosso, mentre piano si faceva strada verso le scale che portavano in camera sua.
<<v-vieni pure... >>
Disse con voce tremolante, mentre saliva per raggiungere la sua stanza.
Isogai era lì.
Era lì, in casa sua.
Il cuore batteva forte.
Ed ora che piano il cervello tornava a ragionare, aveva intuito perché effettivamente lui fosse venuto lì.
Voleva di sicuro parlare di ciò che era successo, senza ombra di dubbio.
Oh cavolo... E che doveva fare?
Cosa effettivamente avrebbe voluto dirgli il corvino?
Oh Dio... E se gli avesse detto che era meglio se non si vedevano più?
Non sarebbe riuscito a reggere ciò.
In tal caso avrebbe dovuto sistemare la cosa. Sì: sì, era questo che doveva fare; gli avrebbe detto che c'era stato un malinteso e che avrebbero potuto tranquillamente ignorare ciò che era successo e tornare come prima.
Sì, scusa perfetta.
Ormai erano entrambi giunti alla camera del dorato; il corvino la guardò dalla soglia: disordinata, come sempre.
Maehara attraversò la stanza per poi fermarsi perfettamente al centro, abbassando lo sguardo e mordendosi il labbro.
<<Isogai... >> lo chiamò, lo chiamò con voce strozzata, sentendo i muscoli irrigidirsi e l'aria farsi pesante; il corvino lo guardava con i suoi penetranti occhi gialli, quasi scavando all'interno della sua anima.
<<per... Quello che è successo l'altra volta... >> e sinceramente solo ora si accorgeva quanto in realtà facesse male il dover ignorare i propri sentimenti, in dover fingere che non esistessero per sistemare ogni cosa.
Lo amava, cavolo.
Non poteva negare una cosa simile, per quanto potesse far finta che così non fosse.
<<se vuoi... Possiamo far finta... Che non sia mai accaduto, se questo servirà a... Far tornare tutto come prima... >> disse, con l'amaro che si espandeva in bocca.
A quelle parole, Isogai spalancò gli occhi.
Infondo, era meglio così. Lo sapeva più che bene il dorato; sapeva che se voleva che il loro rapporto tornasse uguale a prima fosse necessario questo sacrificio. Avrebbe cercato di sistemare i suoi sentimenti o, ancora meglio, li avrebbe dimenticati se questo significava il bene di Yuuma.
Maehara fece per girarsi verso di lui, cercando di capire che risposta avrebbe dato, ma subito la voce dell'altro lo interruppe nel suo intento;
<<N-NO CHE NON VOGLIO FAR FINTA DI NIENTE! >> lo urlò, in pratica, con le guance completamente a fuoco e gli occhi nocciola sorpresi dell'altro addosso. Il corvino sentiva la camicia iniziare a farsi stretta ed i polmoni incapaci di riuscire a prendere aria, mentre le gambe cominciavano a tremargli. Insomma: dava la perfetta aria di un cucciolo terrorizzato.
Quello era il momento.
<<N-NON VOGLIO IGNORARE QUALCOSA CHE ASPETTO DA TUTTA LA VITA!>> vomitò quella verità, mentre gli occhi cominciavano a farsi lucidi.
Il dorato, a quelle parole, era rimasto senza fiato.
Non lo aveva mai visto così.
<<l'unico m-motivo... Per cui in questi giorni... T-ti ho ignorato... E-era perché ripensando a ciò che avevi fatto il mio cuore n-non smetteva di battere e la mia faccia d-diventava completamente rossa! Sono s-scappato perché mi facevi venire in mente quanto mi fosse piaciuto quando m-mi hai... M-mi hai... >> le lacrime ormai sgorgavano copiose da quegli occhi gialli, mentre il corvino cercava invano di asciugarle.
Maehara era rimasto basito, senza parole.
Questo voleva dire che...
<<c-che intendi?>> chiese Hiroto, con l'anima sospesa, appesa ad un filo.
Dimmelo chiaro e tondo.
Yuuma lo guardò in lacrime, col cuore che gli stava ormai per uscire dal petto e la mente nel più completo subbuglio. Guardò quel ragazzo che conosceva da anni negli occhi: quei bellissimi occhi nocciola che tanto lo avevano accompagnato nella sua vita.
Prese il respiro più profondo che avesse mai preso.
<<... M-mi piaci, Maehara! Mi piaci dal primo giorno in cui ci siamo incontrati!>> lo buttò fuori di getto, con le lacrime che gli rigavano il viso.
Quelle parole attraversarono il cuore di Hiroto con violenza.
Aveva sentito... Quello che pensava di aver sentito?
Nel mentre, Yuuma piangeva quasi disperatamente, mentre cercava ancora invano di asciugarsi il viso dalle lacrime.
<<s-scusa... Scusami T-tanto... I-io->> aveva sussurrato, prima di essere interrotto da qualcosa; qualcosa che impediva alle labbra di muoversi per produrre il suono delle parole; qualcosa di morbido che vi premeva sopra, mentre due braccia lo avvolgevano con calore.
Non ci mise molto a realizzare che Maehara lo stesse baciando una seconda volta.
Il corvino, all'inizio sorpreso, si abbandonò a ricambiare quel gesto come non era riuscito a fare la prima volta; ed era bello, oh se era bello.
Quando si staccarono, ci fu un breve momento in cui si guardarono negli occhi: scrutarono le loro anime a vicenda, nuotando nei ricordi e nei sentimenti che allegavano dentro di essi: guardarono quel Sole di felicità in comune che brillava dentro quelle sfere sul loro viso.
Hiroto lo strinse con forza a sé, sfregando la sua fronte contro la spalla del corvino.
<<oh mio Dio... Non farmi mai più spaventare così... Senza di te non so nemmeno se riuscirei a vivere... >> fece piano, a voce bassa, mentre l'altro sorpreso guardava davanti a sé.
Yuuma ricambiò la stretta, chiudendo gli occhi e abbandonandosi a quel ragazzo che per anni aveva bramato;
<<sì, scusami... >> sorrise, mentre, finalmente, il Sole tramontava.
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-[°Galaxy°] ◕ (^Assassination Classroom one-shot^) -
Fanfiction◉\ ATTENZIONE: ¬one-shot ¬Assassination Classroom au ¬presenza di temi suscettibili ¬boy x boy ¬girl x girl ¬boy x girl ~~~ SHIP CONTENUTE: ¬Karma x Nagisa ¬Maehara x Isogai ¬ Yada x Kataoka ¬ Sugino x Kanzaki ~~~ "non aveva bisogno di nessun cielo...
𝘴𝘶𝘯☀️
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