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ATTENZIONE:
¬one-shot
¬Assassination Classroom au
¬presenza di temi suscettibili
¬boy x boy
¬girl x girl
¬boy x girl
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SHIP CONTENUTE:
¬Karma x Nagisa
¬Maehara x Isogai
¬ Yada x Kataoka
¬ Sugino x Kanzaki
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"non aveva bisogno di nessun cielo...
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amore /a·mó·re/ sostantivo maschile 1. Dedizione appassionata ed esclusiva, istintiva ed intuitiva fra persone, volta ad assicurare reciproca felicità, o la soddisfazione sul piano sessuale: a. casto, platonico, sensuale; un a. appassionato, travolgente; desiderio, tormento d'a.
Le lettere erano ordinate, perfettamente incastrate in quelle righe orizzontali d'inchiostro nero; La carta perfettamente bianca e pulita; La copertina blu scuro rigida e liscia, piacevole da sentire sui polpastrelli delle dita. I passi producevano un rumore fisso, coordinato, perfetto. Il sole primaverile non era troppo forte e batteva sulla pella in modo delicato; il vento era assente ed i petali dei fiori cadevano dagli alberi dritti, come se stessero sprofondando, non dando un'aria così leggera di come quando c'è vento. I capelli castani chiari erano ordinatamente raccolti in una coda bassa e fermati con una molletta viola, mentre la sua frangia era tagliata in modo dritto, senza un ciuffo che fosse più corto o più lungo degli altri. Gli occhi verde chiaro scrutavano quelle lettere d'inchiostro scritte sulla sua agenda. La divisa scolastica senza neanche una piega ed i movimenti dritti e coordinati le davano un'aria davvero perfetta. E così doveva essere: perfetta. Era quello a cui aspirava: la perfezione. Perché nel mondo c'è già abbastanza caos: servivano persone come lei che potessero portare un po' di equilibrio in quella strana razza che era il genere umano. Serviva intelligenza, determinazione, ordine e serietà; bisognava imparare a squadrare le cose con attenzione: era una cosa calma, piatta e utile? Allora andava bene; Era qualcosa di impetuoso, senza filo logico, disordinato, inutile? Allora bisognava evitarlo. Questa era la sua filosofia di vita. A dir poco cinica, si potrebbe dire. Ed ora era lì: a camminare verso scuola in quella mattina di primavera, guardando la sua agenda e tenendo ben salda la cartella in spalla. Dopotutto, era anche la rappresentante di classe e membro del consiglio studentesco: era impegnata, lei. E come vedevi Megu Kataoka fuori, così era anche dentro: fredda, determinata, intelligente, perfetta. Si fermò di colpo sul marciapiede. I suoi occhi verdastri sembrarono aprirsi leggermente per la sorpresa. Ma certo! Come poteva essersene dimenticata? Guardò meglio quelle parole scritte in inchiostro sulla sua agenda, come per averne una conferma. Sì, sì era così. Oggi risultava essere il compleanno del loro insegnante più caro, che per altro avrebbero avuto alla terza ora di quella giornata. Ma non aveva comprato nulla. Niente di niente. Nessun regalo da dargli. Non sarebbe stato cortese arrivare lì senza nulla da poter dare. Aveva bisogno di qualcosa: qualcosa di non esagerato, ma che mostrasse dignità e gratitudine. La ragazza si guardò un po' attorno, alla ricerca di qualche posto che potesse fare al caso suo. Aveva poco tempo per prendere un regalo ed arrivare puntuale a scuola, precisamente alle 08.05 in punto. Ed il tempo era qualcosa da rispettare. Si guardava attorno con attenzione, sperando in qualcosa che facesse al caso suo nei paraggi. Ed eccolo. La sua carta vincente. La sua salvezza. La sua mano da afferrare. Poco distante da lei vi era un negozio di fiori: lo si poteva intuire dalle molte piante e dai molti fiori esposti fuori, con anche dei cartellini di prezzo attaccati sui vasi o sui rami. Era anche molto ben decorato, ma soprattutto l'aria calma e serena che emanava era qualcosa di davvero stupendo. Ma non aveva tempo per star lì ad ammirarlo da lontano. Kataoka entrò piano dentro al negozio, aprendo la porta d'ingresso trasparente, per poi ritrovarsi sommersa da fiori e piante che occupavano quasi del tutto lo spazio circostante. Si fece strada tra quel giardino al chiuso, con un buon profumo che le accarezzava il naso, per poi riuscire ad intravedere la cassa e poterla finalmente raggiungere. Si era fermata a guardarsi di nuovo attorno: non sembrava esservi traccia alcuna di esseri umani nei dintorni; per di più, l'interno del negozio era più piccolo di quel che ci si aspettava, ma questo fattore sotto sotto lo rendeva un luogo davvero piacevole. Era uno strano luogo, quello. <<serve aiuto?>> D'un tratto una voce spezzo il silenzio che vi era in quel luogo. Era una voce dolce, leggera, forse anche un po' timida. Era quasi come il cinguettio di un uccellino. Megu voltò lo sguardo verso la provenienza della voce e lì: lì vide qualcosa di insolito. Di insolito non nel senso che avesse qualcosa di strano nell'aspetto o quant'altro, ma qualcosa di insolito che quella persona emanava e che mostrava quasi Inconsciamente. Una ragazza era comparsa da dietro una grande ed alta pianta, guardando Kataoka con fare gentile; aveva dei capelli castani raccolti in una coda alta non troppo lunga, tenuta su da uno spesso elastico rosa; i suoi occhi erano grandi e di un rosa vivace, con delle leggere sfumature violastre; era prosperosa, ma non troppo magra, mentre addosso aveva una semplice maglia bianca, dei pantaloncini ed un grembiule lungo e verde a coprirgli metà gamba. Aveva un vaso in mano pieno di terra che sembrava essere abbastanza pesante, anche se lei sembrava ignorare tutto ciò. Megu si risvegliò da quella strana visione, girandosi completamente verso la ragazza, mantenendo perfettamente la sua aria ferma; <<sì, grazie>> rispose, al che l'altra sorrise, poggiando il vaso che aveva in mano e dirigendosi poi verso quella che doveva essere sua cliente. <<cosa le serve?>> chiese la castana. Kataoka ammirò il fatto che avesse usato "le" al posto di "ti", mantenendo così un'aria formale, nonostante ad occhio dovessero avere entrambe la stessa età. <<avrei bisogno di un bouquet di fiori>> spiegò la ragazza dagli occhi verdi; la castana annuì sorridendo, per poi dirigersi verso vari vasi contenenti diversi tipi di fiori dai mille colori; <<ha in mente qualcosa di particolare? >> chiese ancora la ragazza. Già: il tono formale le piaceva assai: la faceva sentire...più importante. <<veramente no... >> fece, ritrovandosi un po' imbarazzata nel non avere nemmeno un'idea di cosa potesse prendere di particolare. <<mi servirebbe qualcosa di formale: non troppo esagerato e nemmeno troppo sentimentale. >>