stalking ⟨stòokiṅ⟩ s. ingl. [der. di (to) stalk «avanzare furtivamente»], usato in ital. al masch. - Insieme di molestie ripetute nei confronti di qualcuno (pedinamenti, telefonate e sim.).
Raggiunsero con passo svelto una strada poco più lontana, con il panorama proiettato sulla città immersa nella sera di primavera, dolcemente accarezzata dalla luna, con tutte quelle luci accese da renderla così affascinante.
Kataoka teneva stretta la mano di quella ragazza, cercando di camminare il più velocemente possibile.
Si fermarono.
Il silenzio dominò le strade.
Vi era solo il suono dei respiri:
I loro respiri.
Erano entrambi affannati, ma uno- quello di Megu-stava già tornando normale, calmo, così come il sudore freddo cominciò a sparire dalla fronte.
Ma l'altro respiro non era tornato normale, anzi: era più affannato, più disperato.
<<siamo riuscite a semina->> cercò di dire la ragazza dagli occhi verdi, ma interrompendo di botto la frase, spalancando gli occhi, basita o forse un'emozione più complicata di così.
Qualcosa di più simile all'orrore.
La ragazza che aveva appena aiutato affannava col respiro: affannava pesantemente, come se stesse soffocando, mentre il sudore freddo le ricopriva il volto terrorizzato, insieme alle lacrime di paura.
La fioraia si appoggiò ai guardrail al bordo della strada, cercando di prendere aria a grandi boccate, ma fallendo, sporgendo il corpo verso il basso, mentre il cuore le batteva forte e alla ricerca d'ossigeno;
<<ehi! S-stai bene??>> domandò Kataoka impanicata, accorrendo dalla ragazza e poggiandole una mano sulla schiena, scioccata da quella reazione. La castana scivolò lentamente seduta sul marciapiede: come fosse un petalo di fiore che si stacca da una pianta in Autunno, cadendo sul freddo e triste suolo. Megu le si inginocchiò davanti, prendendola dalle spalle e osservando quasi spaventata il volto basso dell'altra;
<<va tutto bene, non ti sta più seguendo: adesso respira, respira piano>> continuava a dirle cercando di calmarla, ma senza che ciò aiutasse davvero.
Era uguale ad un animaletto indifeso ed in trappola, con lo sguardo rivolto verso terra ed il corpo tremante di paura, con quel respiro andante di terrore.
Sembrava star soffocando.
Doveva calmarsi: doveva ASSOLUTAMENTE calmarsi, era praticamente in uno stato di iperventilazione.
<<ascoltami!>> esclamò decisa Kataoka, prendendo il viso della ragazza con le mani e guardandola seria negli occhi: lo sguardo di quella fioraia era spaventato a morte, mentre le lacrime le bagnavano il viso come fossero cascate, la bocca spalancata alla ricerca d'aria e gli occhi violacei erano completamente sgranati, chiedendo disperatamente un aiuto con lo sguardo a quella ragazza che adesso le stava tenendo il viso tra le calde lacrime.
Megu la guardò seria negli occhi, cercando di mantenere la calma e di prendere in mano la situazione
<<calmati: devi fare respiri lunghi e profondi, con calma, piano... >> disse, mentre l'altra cercava di eseguire i comandi, cercando anch'ella di restare calma;
<<così... Brava... Va tutto bene, tu respira... >> lo disse con tono rassicurante, caldo, come una carezza.
Era entrata in un attacco di panico: per fortuna che Kataoka sapeva come rimediare grazie alla lezioni mediche apprese a scuola.
Piano piano, la fioraia tornò a respirare normalmente, riaquistando poco a poco la calma. Megu sospirò leggermente di sollievo, capendo di essere riuscita nella sua impresa;
<<visto? È tutto apposto... Ora ascoltami, per favore>> disse, richiamando del tutto l'attenzione dell'altra, che nel mentre aveva anche smesso di piangere
<<siamo vicini ad una stazione di polizia: ora dobbiamo andare lì e tu dovrai raccontare a loro esattamente ciò che ti è successo, d'accordo?>> fece seria, mentre la fioraia annuiva un po' incerta, guardando con i suoi occhioni viola la sua salvatrice.
Come avevano fatto a ritrovarsi in quella situazione?
<<io sono Megu Kataoka, qual è il tuo nome?>> lo disse quasi per rassicurarla e per farle capire che non aveva nulla da temere con lei. La castana distolse lo sguardo da quegli occhi verdi, arrossendo di poco.
Che strano modo di conoscersi, vero?
<<T-Touka... >> disse con un filo di voce
<<Touka... Yada... >>
Megu annuì, alzandosi da terra con delicatezza, sempre seguita da quegli occhi viola; porse la mano a quella fioraia dal lavoro perfetto, sorridendole leggermente per darle una minima sicurezza in quella serata; Yada guardò quella ragazza illuminata dal bagliore della Luna, facendola sembrare così perfetta, così... Rassicurante.
Così afferrò quella mano, alzandosi da terra e guardando dritta in quegli occhi verdi, col cuore che tornava finalmente in pace.
Stanchezza.
Quello che la pervadeva quella mattina era stanchezza; sia per l'orario indecente in cui si era dovuta svegliare, sia per il non aver chiuso occhio per quasi tutta la notte.
Non doveva andare in quel modo la scorsa sera.
Osservò la sua agenda con stanchezza, mentre si apprestava a raggiungere la scuola ad un orario molto anticipato del solito, essendosi ricordata che una sua compagna di classe, Kanzaki-San, le aveva chiesto se avesse potuto sistemare alcuni cataloghi che purtroppo non sarebbero riuscita a sistemare lei stessa.
Il Sole era sorto da poco, ed il viso stanco di Kataoka venne illuminato da quest'ultimo.
Non era riuscita a dormire quella notte; non ci era riuscita principalmente per l'accaduto di quella sera; l'inaspettato incontro con quella fioraia che la mattina scorsa le aveva donato quel perfetto bouquet di fiori, mentre la sera si era ritrovata a doverla salvare da un possibile Stalker.
Non era stato programmato nulla del genere nella sua agenda.
Ciò non andava bene.
La sua perfezione si era infranta.
In più, era dovuta rimanere anche un'ora in più alla caserma di polizia, aiutando quella ragazza con la denuncia. Poi, quando finalmente era potuta tornare a casa a dormire, non era riuscita a chiudere occhio tutta la notte: il viso di quella fioraia le era impresso in testa; il fatto che in un solo giorno ne avesse visto due aspetti totalmente opposti; di giorno la pura felicità e bellezza e di notte la paura e l'imperfezione.
Troppo, davvero troppo per poter chiudere occhio.
E si sentiva così strana, così scossa al solo ripensare a quegli occhi violacei che sembravano essere la pura felicità, trasformarsi nel pozzo più traboccante di terrore.
Megu camminò e camminò per quelle strade deserte, fino a raggiungere un punto familiare, un punto d'inizio.
Era la stradina dove vi era il negozio di fiori doveve aveva visto quella ragazza la prima volta.
Ed adesso, le sembrava totalmente diversa.
Quasi involontariamente, alzò lo sguardo dalla sua agenda segnata d'inchiostro, guardando con i suoi occhi verdi quel piccolo negozietto colorato.
E, per la terza volta, il verde incontrò il viola.
Kataoka non credeva in una sciocchezza come il destino, ma non poteva nemmeno pensare che quella fosse semplicemente una coincidenza.
Se davvero il destino esiste, è uno che ama fare scherzi.
Perché ora quella ragazza era lì: con i suoi capelli castani legati in una coda, gli occhi viola puntati su di lei, l'espressione angelica sorpresa, mentre sistemava dei vasi all'ingresso del negozio.
Si fermarono tutte e due, involontariamente.
Si fermarono a guardarsi negli occhi, nel più completo silenzio, in quella mattina di primavera.
Si fermarono a guardarsi, capendo quanto sciocco fosse veramente il destino.
<<ah... >>
<<questo è... >>
In un mondo popolato da mille persone, proprio loro due.
Solo loro due.
Nessun altro.
<<Kataoka >>
<<Yada>>
<<ci siamo conosciute in modo molto strano, non trovi?>> ridacchiò Yada, mentre osservava la Luna da quel grande ponte.
Nonostante fossero passati 4 anni dal loro primo incontro, non era cambiata poi di molto: era sempre bellissima, dolce e felice.
<<già, hai ragione>> Megu la guardò col sorriso dipinto sul volto, mentre quest'ultima si voltava verso di lei, sorridendo anch'essa, con le guance leggermente rosse illuminate dalla luce lunare.
Già, forse era sciocco credere nel destino, perché sinceramente era contro ogni suo ideale; ma non poteva negare il fatto che Yada stessa fosse un contro dei suoi ideali.
Eppure, andava bene così.
Perché non poteva negare che la sua imperfezione ai suoi occhi apparisse come perfezione e che non c'era bisogno di nessuna definizione da dizionario per descrivere ciò che provava lei e ciò che provava Yada; perché non aveva mai avuto bisogno di dare un nome ai baci che si davano, ai "ti amo" sussurrati dolcemente o alle serate passate a guardare la Luna piena insieme, proprio come in quel giorno di Primavera.
Perché sentiva che fosse una cosa loro, solo ed unicamente loro.
E la Luna custodiva i loro momenti, con macelata ma buona avarizia.
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-[°Galaxy°] ◕ (^Assassination Classroom one-shot^) -
Fanfiction◉\ ATTENZIONE: ¬one-shot ¬Assassination Classroom au ¬presenza di temi suscettibili ¬boy x boy ¬girl x girl ¬boy x girl ~~~ SHIP CONTENUTE: ¬Karma x Nagisa ¬Maehara x Isogai ¬ Yada x Kataoka ¬ Sugino x Kanzaki ~~~ "non aveva bisogno di nessun cielo...
𝘮𝘰𝘰𝘯🌙
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