L'epoca della vicinanza apparente

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A volte penso di esser nata nell'epoca sbagliata.
Adoro tutto ciò che emana uno spirito passato e ormai andato perso.
A volte è come se mi mancassero piccole cose che non ho mai potuto vivere: inserire una cassetta nel walkman per poter ascoltare musica, provare imbarazzo nel parlare con i miei amici attraverso l'unico telefono con i fili posizionato strategicamente nella stanza centrale in cui miei discorsi potevano essere sentiti da tutti, l'euforia nell'inserire i gettoni nella cabina telefonica consapevole di non essere ascoltata più da nessuno e la paura che non possano bastarmi per la durata della chiamata, noleggiare all'infinito la videocassetta del mio film preferito, sviluppare i rullini ed accorgermi che solo due delle cinquanta foto son venute bene, attaccare mille adesivi sulla mia vespa.
Ma ciò che mi manca di più tra le cose che non ho potuto vivere di quell'epoca è il fatto di avere RAPPORTI che non si considerino scontati.
Non si era ventiquattro ore su ventiquattro in contatto con le persone più care, i pochi momenti di comunicazione erano preziosi, gli incontri si vivevano a pieno ed una volta ritornati nel proprio letto non si poteva fare a meno che aggrapparsi al ricordo di quella persona,ascoltare infinite volte la canzone che ci aveva dedicato,rileggere il passo del suo libro hpreferito perché così si aveva l'impressione di sentirla un po' più vicina.
Mi rattrista pensare al fatto che ora, attraverso la continua comunicazione attraverso uno schermo, la vera essenza del contatto venga meno poiché alla portata di tutti in ogni istante: si ha l'impressione così di essere tutti più vicini, ma non facciamo altro che allontanarci.

La resa dei contiWhere stories live. Discover now