Presa di coscienza

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Eh si,son giunta a riva, un po' ammaccata e tutta zuppa.
Ma quanto è durato il mio viaggio?
Cosa ho vissuto esattamente?
Chiudo gli occhi.
I ricordi mi passano davanti lentamente,non fuggono via da me,anzi ,è come se li volessi trattenere nella mia mente più tempo possibile per provare a riviverli: la mia mano fuori dal finestrino che ondeggia come a voler disegnare il mare nell'aria,mamma che mi sgrida: " metti quel braccio dentro! smettila di fare la bambina", ma io continuo, il suono della sua voce nella mia testa diminuisce sempre più fino a diventare un eco,fino ad azzerarsi.
E metto anche il viso fuori, il vento mi entra nella pelle e da nuove forme alle guance,alla bocca.
E poi una sensazione gelida sulla fronte,sul mento,sul naso, sulla punta delle dita.
Ma cosa importa?
Sto sentendo freddo,ma sto SENTENDO.
Sto provando qualcosa.
Il freddo,molto spesso,viene associato ad una condizione poco piacevole, alcuni lo considerano addirittura fastidioso,irritante.
In quel momento, fuori dal finestrino della mia auto, il freddo proveniente dal vento che mi modificava i connotati del volto e che mi entrava dentro,fin sotto la pelle, mi ha fatto ricordare che in quell'attimo io stavo ESISTENDO.
Me ne ero dimenticata fino a quell'istante.
Mi passavano davanti velocissimi mille panorami ed io ero sempre più meravigliata di come in quel momento fossi così VIVA.
Sino ad allora non mi ero mai accorta di quanto fosse importante ESISTERE, eppure è bastato un attimo per rendermene conto.
Molto spesso tendiamo a considerarci "vivi" quando facciamo qualcosa di particolarmente eccitante, quando sperimentiamo, quando facciamo una nuova esperienza.
A me è bastato sporgermi dal finestrino della mia aiuto.

La resa dei contiWhere stories live. Discover now