«Come?» Magda apparì un po' sconcertata, come se fosse inciampata in un ostacolo che non aveva previsto.

«Tutta questa storia ve la siete raccontata per bene, giorno e notte, per poterla usare, qui e ora, davanti a noi, come fosse una giustificazione plausibile? È questa la vostra scusa per la barbarie commessa?»

«Ora basta ragazzina! Come ti permetti?! Come osi?!» tuonò Melchor infuriato. I suoi occhi da rospo sembravano sul punto di uscirgli dalle orbite. «Ora tocca a noi porre le domande! Cos'hai detto alla tigre?! Pretendo di saperlo!» Era paonazzo in volto e una vena verde gli si era gonfiata sulla tempia sinistra.

«Adesso è il mio turno di parlare. Ho ascoltato fin troppo. Avete preteso la mia presenza, vi aspettavate forse che sarei rimasta muta e remissiva ai vostri ordini? Io non sono e non sarò mai al vostro servizio. Se sono qui è perché voglio uno scambio corretto, un'occasione per chiarirci, alla pari. Se no me ne posso anche andare.» Con forza batté il bastone sul pavimento, poi spostò lo sguardo truce sui tre comandanti.

Ulrik provò ad alzarsi, per avvicinarsi alla compagna e acquietarla, ma Shani gli bloccò il passaggio, fingendo indifferenza.

«Ho diritto di parola?» chiese ancora l'Umana guardando stavolta dritto negli occhi di Solomon, l'enorme statua di antracite che presidiava al centro, tra Melchor e Magda, con la bocca cucita e gli occhi vitrei.

Doveva essere un uomo dotato di una forza brutale e di una spiccata intelligenza. Era stato eletto capo, era scappato dagli Antichi e aveva catturato una tigre. Non erano prodezze che chiunque potrebbe affrontare nella sua vita. Eppure, la sua immobilità riempiva Eva di disprezzo e delusione.

Con grande riluttanza l'uomo fece cenno di sì con la testa, come se l'essere stato interpellato e costretto a rispondere davanti a tutta quella folla riunita gli richiedesse un enorme sforzo.

«Comprendo quello che avete passato. Comprendo benissimo che vivere su questo pianeta, tutti questi anni, non sia stato semplice. Ma questo non giustifica nessuna delle vostre azioni e mai potrà farlo. Il male genera il male.»

«Sei solo una bambina, non puoi realmente comprendere! Quello che è importante è cosa tu abbia detto alla tigre per addomesticarla, se davvero possiedi il potere di Luis!» ribatté Melchor, spostando il suo peso in avanti, come se volesse avvicinarsi per scrutarla meglio.

«Ci tenete tanto a sapere cos'ho detto alla tigre?» Eva scoppiò a ridere, uno scroscio cristallino, spontaneo, una cascata impertinente che svuota la pressione della corrente verso valle.

L'uomo col volto da teschio era troppo infuriato per ribattere, aprì la bocca per risponderle a tono, ma le parole gli morirono in gola.

Fu Magda a riprendere le redini con più calma e diplomazia.

«Sì, per noi sarebbe davvero importante.»

«Gli ho detto che mi dispiace.»

Silenzio.

Gli stanti guardavano prima la ragazza e poi i loro comandanti come si stesse svolgendo una partita di tennis.

L'atmosfera era sempre più tesa e sempre più pesante.

«Che cosa?!» urlò Melchor, senza riuscire a regolare il tono di voce.

«Mi dispiace.» Eva scandì bene le parole. Poi aspettò che facessero effetto sulla platea. «Non credo sia un concetto che voi possiate comprendere. Essere profondamente dispiaciuti per qualcosa, pentirsi dell'azione compiuta. Non credo che voi possiate capirlo.»

UMANA ∽ Ritorno sulla TerraWhere stories live. Discover now