Quando sei con me

Začať od začiatku
                                    

Subito dopo, dalla porta socchiusa della sua camera da letto, emerse il profilo statuario di Harry, ammantato di ombre.

Mi bloccai sui miei passi. Nel tacito stupore con cui rimase a guardarmi, potei percepire il suo sguardo reclamare ogni centimetro della mia pelle. E io, così silenziosa e insignificante davanti a lui, mi sentii scomparire.

Harry era...splendido. Si portava addosso un manto di mistero che accoglieva i suoi lineamenti con ombre morbide, curve di burro, e in quel volto inespressivo, coronato da una chioma selvaggia di riccioli, due occhi mi scrutavano con una forza tale da inchiodarmi sul posto.

Tuttavia, nella foresta del suo sguardo, scorsi una nota di familiare complicità, un calore languido, comprensivo...morbido.

«Harry.» sussurrai, incapace di muovere un muscolo. Non riuscivo a capire cosa mi impedisse di distogliere lo sguardo dal suo volto: se la sua espressione enigmatica o la docilità che scorgevo nella delicatezza dei suoi lineamenti.

«Io...» il mio cuore si dimenava come un folle dentro al petto, contraendosi tanto violentemente da piegarmi le ginocchia, «Io...non riuscivo a dormire.»

Un'ammissione pura, disincantata, pronunciata con inquietudine.

Harry indossava una semplice maglietta nera. E dei pantaloncini da basket, morbidi fino alle ginocchia, di un blu petrolio. Eppure mi chiesi come riuscisse ad apparire tanto straordinario in quel frangente ingrato, e come potesse farmi tremare con tanta forza solo guardandomi col braccio piegato contro lo stipite della porta e il volto inclinato, cupo, rivestito di un buio che addosso gli stava d'incanto.

Eccolo, Harry. Ecco l'Harry che avevo conosciuto. Quel viso inespressivo, contrito, e quegli occhi che erano capolavori in tempesta, una pennellata di colore su uno sfondo tanto cupo da non rendergli giustizia.

Ma poi, nell'oscurità delle sue inquietudini, vidi affacciarsi il giovane che in quelle settimane avevo conosciuto; la vidi, la riconobbi...la morbidezza che mi riservava quando trovava il coraggio di esporsi, di farsi avanti, di essere vulnerabile.

La ritrovai in ogni suo lineamento, e nella tenerezza spregiudicata con cui rimase a guardarmi, immobile e timida di fronte alla sua imponenza di leone.

Sospirò. Piano. Un flebile respiro che scivolò tra le sue labbra, e il suo petto che si svuotò di una tensione accumulata...

Prima ancora che parlasse, già sapevo che non era più riuscito a chiudere occhio.

«Nemmeno io.»

Me lo confidò limpidamente, quasi si stesse confessando senza paura - ma la sua voce era flebile, tesa, e il suo corpo era specchio di un nervosismo evidente, quasi palpabile.

Harry aveva conosciuto la sfumatura più contorta e vulnerabile di me, senza che nemmeno avesse ricevuto il permesso di farlo. Mi aveva sentito gridare, piangere nel sonno; mi aveva visto preda di convulsioni, fragile ma selvaggia tra le lenzuola, a dimenarmi così disperatamente che avrei potuto spezzarmi.

Lui...non lo avrebbe mai dimenticato. Lo spettro di quelle immagini era ancora lì presente tra di noi, nei suoi occhi, nei miei occhi. Niente avrebbe potuto cancellarlo.

Ma poi la sua voce mi colpì di nuovo, questa volta proprio nella carne più tenera del cuore. Si inserì lasciva laddove le mie ferite facevano più male, come una carezza, lenendo il dolore senza la pretesa di farlo sparire.

«Vuoi...entrare?» domandò.

A quelle parole io smisi di respirare. Mi trasformai in un blocco di pietra, rigida e spaventata dinanzi a quell'invito che non avevo dovuto reclamare.

sangue nell'acqua [hs]Where stories live. Discover now