«Non dirlo. So che sembra impossibile, ma è così che funziona. Ci vuole tempo.»

Shani annuì con il capo. Si sedette vicino al letto, creandosi un giaciglio con uno dei panni traboccanti dal materasso.

«Che cosa le hai detto?»

«A chi?»

«Lo sai, alla tigre.»

«Anche se le avessi detto qualcosa, credi davvero che lei sarebbe stata in grado di capirla?»

«Non lo so... Anche con i lupi...»

«Non parlo con gli animali, Shani. Mi dispiace deludervi. Mi ha risparmiata per lo stesso motivo per cui quel branco di lupi non mi ha sbranata viva. Le ho fatto pena. E probabilmente non l'avrei sfamata del tutto.»

«Tu credi di non avere nessun potere?»

«No, non esiste nessun potere...»

«Ma Ulrik e Hans...» Shani interruppe la frase a metà. Eva voltò il capo dall'altro lato, nascondendo la sua espressione contrariata.

Ci fu qualche minuto di silenzio. Anche fuori non si sentivano più rumori.

Quando Shani sognava, prima di addormentarsi, di raggiungere il villaggio, di completare la missione, non immaginava niente di simile.

Ora rimpiangeva amaramente l'odore intenso della foresta, i suoi rumori incessanti, le battute sarcastiche di Tomas, le sue mele acerbe, il fuoco acceso fino all'alba, il russare di Hans, la sveglia maldestra di Ulrik, il cielo immenso sopra la loro testa e l'aria fresca sulla pelle.

Pensava che dopo la disavventura in città e l'assalto del branco, la loro odissea sarebbe giunta al termine. Ci doveva essere un limite alla sfortuna.

Ma ora aveva capito che il vero inferno non si nascondeva tra le verdi fronde degli alberi, sotto la terra castana, nell'acqua cristallina, in un tramonto rosato o dietro pallidi fiori bianchi.

L'inferno si nascondeva tra gli uomini.

«Non andare...» La voce di Eva la raggiunse flebile, come una supplica.

La ragazza, spaventata da quel lungo tacere della compagna, le aveva sfiorato con la punta delle dita fredde la spalla. Temeva di averla offesa.

«Non vado da nessuna parte» rispose Shani.

La prese per mano e socchiuse gli occhi.

Un sonno imprevisto la colse. Tutta la stanchezza le piombò addosso, all'improvviso, come una valanga di neve che sommerge una valle intera.

Entrambe si addormentarono il quel tardo pomeriggio fino al giorno seguente.



«Come sta?»

«Non molto bene. Adesso è con Shani.»

«Posso andarla a trovare?» chiese Hans, con voce supplice.

Tomas alzò le spalle.

Erano tutti seduti a una grande tavolata di legno, in una delle più grandi strutture del villaggio. Gli altri sopravvissuti li guardavano di sottecchi, mantenendo una distanza di sicurezza. Andavano a prendersi la loro razione di cibo e poi tornavano a rifugiarsi nelle loro dimore. Per questo motivo la sala, nonostante l'orario, era praticamente sgombra.

Era stato fornito loro pane caldo e un liquido denso, bianco, con un odore terribile. La fame era intensa, ma allo stesso tempo lo stomaco era ingarbugliato da mille emozioni contrastanti.

UMANA ∽ Ritorno sulla TerraWhere stories live. Discover now