Prologo

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Andare a fare la spesa nei fine settimana era diventata la loro routine, una routine che,  nonostante il sapore ordinario e forse soprattutto per quello, entrambi apprezzavano moltissimo.

La domenica iniziava sempre con Jimin che si alzava sin dal mattino presto. Jimin infatti era una sempre stato una di quelle persone a cui piaceva godersi la giornata sin dalle prime ore del giorno, indipendentemente da quanto faticosa fosse stata la giornata precedente. Jimin era solito scivolare fuori dal letto senza esitazioni persino quando il cambio repentino di temperatura tra sotto le coperte ed esterno lo faceva rabbrividire per il freddo. Capitava spesso quindi che saltellasse sul posto per scrollarsi i brividi di dosso tuttavia mai senza fare attenzione a non essere troppo brusco nei suoi movimenti e rischiare così di svegliare Jungkook,

Jimin non lasciava la stanza finché non si era assicurato che il suo amante fosse ben avvolto nelle coperte e continuasse a dormire.

Se glielo avessero chiesto, Jimin avrebbe detto che guardare Jungkook dormire, anche dopo tutti quegli anni, era ancora una delle sue attività preferite. Avere la prova della durabilità quando le statistiche dicevano che ciò che avevano non sarebbe dovuto durare, non aveva prezzo. Perciò Jimin dubitava si sarebbe mai stancato di farlo.

Dopo essersi concesso di guardare Jungkook per qualche secondo, Jimin usciva dalla stanza in punta di piedi e aveva cura di chiudere la porta dietro di se per impedire alla luce di entrare. Camminando piano piano e armato dei vestiti puliti che aveva preso dal loro armadio, Jimin si faceva strada verso il bagno per fare una doccia e rilassarsi sotto il getto dell’acqua calda, senza mai mancare di canticchiare l’ultima composizione di Jungkook.  

Usciva quindi dal bagno tutto pulito e con addosso degli abiti comodi – un paio di vecchi jeans che conservava dai tempi del college e un maglione che era troppo grande per essere suo e che indossava solo perché gli faceva piacere farlo (era di Jungkook).

Si spostava poi verso la cucina, accendeva il cellulare per controllare se ci fosse qualche email urgente. Infine quando era sicuro non ci fossero urgenze di cui occuparsi, faceva partire la sua playlist impostando un volume basso ma abbastanza alto da fargli compagnia mentre preparava la colazione.

Jungkook appariva in cucina nell’esatto momento in cui la colazione era pronta, avanzando a tentoni con gli occhi semi chiusi e le sopracciglia corrugate. Il suo naso sarebbe stato in grado di intercettare l’odore di pancake e caffè anche a chilometri di distanza.

Se glielo avessero chiesto, Jungkook avrebbe detto che avere Jimin che gli preparava la colazione la mattina era una delle sue cose preferite, perché avere qualcuno che si prendeva cura di lui, dopo anni passati a credere fermamente di essere solo, era qualcosa di cui si sarebbe sentito grato in eterno.

Essere degli adulti impegnati spesso significava non poter consumare i pasti insieme e riuscire a vedersi solo a tarda sera – talvolta così tardi che a malapena avevano le energie per scambiarsi più di qualche parola prima di crollare nel loro letto. Eppure anche allora, esausti delle rispettive giornate, non avrebbero mancato di accoccolarsi l'uno sull'altro. Il calore dei loro corpi più confortevole della più soffice delle coperte.

Con il tempo e con l'evolversi della loro relazione, si erano resi conto che amarsi  non era una questione di grandi gesti, ma dei piccoli gesti di una vita quotidiana trascorsa insieme. L’amore, dopo tutto, si cementava sui dettagli e sui compromessi. Fare colazione insieme nei fine settimana a andare a fare la spesa, faccende ordinario agli occhi di tutti, erano diventati il loro significato di casa.

“Hai finito i vestiti puliti? Se ricordo bene avevi fatto il bucato due giorni fa.”

Sebbene avesse assistito alla scena in milione di volte, Jungkook non mancava mai di prenderlo in giro, al tempo stesso in cui ammirava il modo in cui la maglia di turno si allungava sul corpo di Jimin mentre questi in punta di piedi cercava faticosamente di raggiungere lo scaffale più in alto. Jungkook era abbastanza alto da arrivarci con facilità quindi al maggiore sarebbe bastato chiedere tuttavia a Jimin piaceva pensare che l’altezza fosse un dettaglio insignificante così come a Jungkook piaceva vedere l’altro lottare ostinatamente prima di arrendersi e chiedergli aiuto. Era un comportamento infantile da parte di entrambi ma Jungkook amava comunque quelle loro piccole schermaglie, erano il simbolo di un compromesso più grande

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