Impossible

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Halooooo
Ormai non ha più senso che io mi giustifichi per il ritardo ahahahhaha
Sono davvero così impegnata che trovare il tempo di trascrivere sta diventando una misson impossible...
cmq... ecco il capitolo, le cose vanno avanti.
Nonostante i ritardi giuro - GIURO - di finire la storia!
buona lettura
Everosemary

CAPITOLO V :  Impossible
 
“Che cos'ha fatto?”
 
Lydia aveva tutte le ragioni per essere stupita e Stiles non poteva fare a meno di sorridere e stravaccarsi sul divano del suo studio, dato che lei e Jackson avevano dato così tanta fiducia a Derek.
 
“Per la cronaca, mi sono subito tirato indietro e l'ho fatto tornare a casa dopo avergli strappato l'impegno di trovarci qui da te.”
 
E Stiles, ovviamente, era certo che Derek si sarebbe difeso. In fondo, stava ammettendo il vero e nessuno l'aveva trascinato ad una seduta privata con Lydia.
“E io ho accettato solo perché ero sollevato dal fatto che si fosse pentito del suo patto indecente.”
 
“Un patto che non avrebbe giovato a nessuno dei due, tra l'altro. Non è con il sesso che risolverete i vostri problemi.” concluse Lydia, passando una mano sul suo taccuino, come a levigarlo. “Ma, dato che siete qui per riprendere da dove credevate di aver finito, direi di approfittarne e di continuare le sedute… Che ne pensi, Stiles?”
 
Stiles indicò Derek seduto accanto a lui con un dito. “E a lui non chiedi nulla?”
“So già che Derek è più che ben disposto ad ulteriori sedute con te, inutile perdere tempo a chiederglielo.”
Quando vide l'altro annuire guardandolo, Stiles non ebbe altra scelta che fare spallucce ed accettare.
“Ma voglio che restino certi limiti su quello che mi riguarda, ok?”
Lydia gli sorrise.
“Sai perfettamente che ci fermeremo solo quando lo riterrò necessario.”
 
Stiles sapeva di potersi fidare di Lydia, ma il timore di riprendere a parlare di Derek e di quello che erano stati non lo aiutava per niente.
“Cominceremo da te, Derek.” Per una volta, fu lieto che la sua amica avesse parlato anche per lui. “Prova a convincermi che non stai veramente facendo tutto questo per Stiles.”
 
Vide Derek porsi in avanti e massaggiarsi le gambe fasciate in semplici jeans. Era bello anche in abiti casual, proprio come quando erano al college.
“Sto davvero facendo tutto questo per Malia.” Disse “Quando i miei genitori morirono trascorsi qualche settimana in una casa famiglia. E questo è tutto ciò che dirò al riguardo, siamo qui per il nostro…”ed indicò se stesso e Stiles “…passato, non per il mio.” Ribadì, guardando Lydia “Non voglio che una bimba così piccola faccia una simile esperienza, specie la figlia di Steven.”
 
Lydia sembrò squadrarlo a fondo, picchiettando con la penna sul taccuino, poi raddrizzò la schiena e accavallò le gambe, un chiaro segno che era pronta a partire con il suo attacco.
“Stiles mi ha detto che tu e Steven avevate litigato poco prima della sua morte.” E detto così, suonava come un interrogatorio per accuse di omicidio, ma fa niente.
 
“È vero.” Ammise lui, cupo in viso.
 
“Ti va di raccontarmi il motivo?” quella di Lydia tutto sembrava tranne che una richiesta, nonostante il suo tono gentile.
 
Derek si appoggiò con la schiena al divano, sospirando e passandosi le mani prima tra i capelli e poi sul viso.
“A causa di Stiles.” Confessò, guardandola. “Gli avevo confessato di essermi innamorato di lui e… non la prese molto bene… mi chiese del tempo per pensare, si sentiva preso in giro, pensava di essere lui quello a piacermi e che avessi riversato il mio amore su Stiles credendo di trovare nel fratello una porta aperta.”
“Osservazioni pesanti.”
“Parole sue, non mie.” Sorrise a Lydia, ma era un sorriso triste e falso. “Lo lasciai stare e lo cercai il giorno dopo. Mi disse che non poteva darmi retta perché doveva correre da Allison… che doveva prendere quel dannato autobus.”
 
Quel piccolo dettaglio del racconto fece sobbalzare Stiles. “Mio dio, tu eri lì?”
Derek annuì senza guardarlo. “Ho chiamato io i soccorsi.”
“Perché non me l’hai mai detto?” lo aggredì Stiles, e Derek gli rivolse uno sguardo affranto.
“E che cosa dovevo dirti? ‘Sai? Tuo fratello è morto tra le mie braccia e non te l’ho mai detto perché avevo il terrore che mi incolpassi del suo incidente’?”
Stiles boccheggiò, cercando di dare un ordine alle informazioni appena ricevute. Leggeva negli occhi di Derek il dolore e la paura.
“Non l’avrei mai fatto…non avrei mai potuto incolparti della sua morte, è stato un incidente. Steven…” e si bloccò, il ricordo della sua morte che gli sanguinava nella mente. “…Steven è stato investito, Derek. Non c’era niente che tu potessi fare per lui.”
 
“Stiles ha ragione, Derek.” S’intromise Lydia. “E non è con il senso di colpa che aiuterai quella bambina.” Scrisse qualcosa e riprese “Come non è di nessun aiuto un patto sessuale, ma capisco perché tu l’abbia proposto. Stiles.” Attese di essere guardata. “È l’ultima volta che te la faccio passare liscia sulle tue bravate da perdita di controllo. Alla prossima ti spedisco da uno specialista, rinchiuso dentro una struttura più che organizzata per le tue stronzate.”
Non serviva un genio per capire che Lydia si stesse riferendo all’episodio dell’altra notte.
Deglutì, ansioso. “Capito. Scusami.” Non serviva a nulla dirlo, ma lo fece comunque; Lydia era sempre stata dalla sua parte, non voleva che si arrabbiasse per le sue stupide debolezze da ragazzo traumatizzato.
 
“Non farai niente?” la voce di Derek interruppe lo scambio di sguardi tra i due amici. “Nemmeno una seduta sul perché si sia comportato in quel modo?”
Lydia negò col capo e tese le labbra. “Non è la prima volta che…”
 
“Lydia!” Stiles la fermò, non voleva far sapere a Derek come aveva superato la loro separazione. “Stiamo veramente uscendo dai binari e mi sembra che abbiamo risolto il problema: io non frequenterò più i locali finché Isaac non avrà la piena custodia di Malia e tutti saremo felici e contenti. E con questo abbiamo finito.”  Si alzò in piedi e afferrò il giubbotto per andarsene, ma quell’ormai mano familiare gli si strinse intorno al polso.
“Sta diventando un abitudine.” Sbuffò, per poi guardare in basso verso il suo vicino. “E poi vorrei sapere da quando sei diventato così forte.” E provò a scrollarsi di dosso la mano di Derek, inutilmente.
“Da quando te ne sei andato senza dire una parola.” Ribadì Derek, alzandosi e spingendo Stiles fra le sue braccia. “Perché se un giorno ti avessi incontrato di nuovo non ti avrei permesso di scappare ancora da me, Stiles. Mai più.”
 
Stiles avrebbe dovuto ribattere qualcosa, rimettere il suo ex all’angolo e allontanarsi, ma non gli vennero le parole e sentì le guance in fiamme.
Stava arrossendo.
Doveva fare qualcosa.
 
“Lo faresti anche contro la sua volontà, Derek?”
Ci pensò Lydia ad aiutarlo, con le sue domande tattiche ed imbarazzanti. “Non è con la forza o la presunzione che otterrai l’attenzione di Stiles, lo sai.”
“Oh, ma lo so!” esclamò, mollando la presa. “Lo tratterei per poco. Giusto il tempo di ricordargli cosa provavamo quando lo spazio che divideva i nostri corpi era inferiore ai tre centimetri.”
Stiles deglutì, gli occhi ancora fissi sull’uomo - passionale e arrogante - che aveva di fronte; così simile, eppure così diverso dal ragazzo che aveva amato.
“Direi di rivederci tra due giorni, se non capita qualcos’altro e se non avete ripensamenti.” Interruppe di nuovo, Lydia. “Ricordatevi che questo sabato abbiamo la cena di compleanno di Jackson. Mi aspetto di vederti, Stiles.”
Non sarebbe mai mancato.  
 
 
 
Anche quella sera Stiles si presentò all'appartamento di Derek. 
Improvvisò la scusa di voler rimediare alla lettura mancata dell'altra volta e si intrufolò nella camera della nipotina senza pensarci troppo. 
Malia lo stava inconsciamente aspettando. 
Era seduta sul letto a luci spente, tranne l'abatjour sul comodino. Aveva il suo peluche preferito in braccio, un unicorno, e indossava il pigiamino rosa che tanto amava; entrambi regali di Stiles. 
"Zio!" esultò, vedendolo.
Stiles l'abbracciò, perdendosi nei tratti così simili ai suoi e al fratello. 
Malia sapeva che lui non era il suo papà. 
Stiles, però, le aveva detto che poteva chiamarlo papà quando si sentiva sola o quando aveva paura, così poteva tranquillizzarsi immaginando di avere il padre vicino. 
Non chiamava mai la madre, nessuno sapeva il perché. 
"Sono contenda di vedetti." 
Stiles le sorrise, il suo bambinese era adorabile, specie dove la r mancava. 
"invece, eccomi qui!" le passò una mano tra i capelli "Allora, come ti trattano qui?" 
"Bene." disse la piccola, prendendo il libro "Derek mi ha detto che posso chiedele quello che volio e mi ha fatto vedele tante foto del mio papà!" Stiles aggrottò le sopracciglia. "E ho vitto tante tue foto." 
 
Aspe… Che? 
 
"Sicura fossi io?" 
Malia annuì, girando le pagine fino a raggiungere il punto dove erano arrivati l'ultima volta che erano stati insieme. "Tu e papà non siete pel nientte uguali." 
Le sorrise, amorevole. 
Malia era un vero balsamo per le ferite che si trascinava dalla morte del fratello. Era molto empatica e sagace, per essere così piccola. 
"La mia plefelita di papà è quella quando gioca e la tua è quando dai un bacino a Derek."
Ecco una di quelle cose che non pensava, invece, di voler sapere. 
Stiles ricordava la foto in questione… Non immaginava che Derek la custodisse ancora.
Afferrò il libro dalle mani di Malia e si sistemò meglio sul letto. 
" Adesso giù, teppistella. Ti leggo un altro pezzo e poi a nanna." 
Malia rise e si sbrigò a raggomitolarsi sotto le coperte, pronta. 
Stiles iniziò a leggere così da poter poi andare a scambiare due chiacchiere con l'attuale - e provvisorio - tutore.
 
Come da copione, malia crollò nel caldo abbraccio di Morfeo dopo appena cinque pagine. 
Stiles sgusciò via silenziosamente, ormai esperto nei movimenti e nei suoni che doveva evitare per non svegliare la piccola, e raggiunse Derek in sala. 
L'uomo era sul divano, un libro in mano, e Stiles si sentì combattuto. 
L'aria assorta di Derek era tremendamente affascinante e Stiles sapeva che se si fermava per parlargli avrebbe innescato un nuovo contatto con lui e ne aveva timore. 
Si era giurato di tenere Derek fuori dalla sua vita per non stare di nuovo male, ma ogni giorno finiva con lo stare con lui o parlare con lui e, per Malia, a restare da solo con lui. 
Non andava bene per niente, perciò decise di accantonare la sua curiosità, mise le mani in tasca e si affrettò alla porta. 
"Bene, Malia dorme!" disse "Grazie e buonanotte!" 
 
Derek si voltò per salutare e Stiles girò il capo notando, bloccandosi, che quello che Derek aveva in mano non era un libro… ma un album di foto. 
Di SUE foto. 
Si allungò oltre lo schienale del divano e girò le pagine dell'album che aveva l'uomo tra le mani.
"Che significa?" c'erano vecchie foto e articoli di giornali col suo viso, giornali in cui venivano citati i lavori suoi e della sua agenzia, molto tempo dopo la loro rottura. "Dove… che significa?" ripeté, infastidito. 
Una domanda stupida, considerando quello che Derek gli aveva confessato. 
"Secondo te?" chiese l'uomo. "È il mio stupido ed infantile modo di ricordarti, anche se ora sei molto più adulto delle nostre vecchie foto." 
Per Stiles, invece, era una doccia fredda. 
Un conto era ascoltare Derek e i suoi deliri su uno stupido amore coltivato nel tempo, un conto era vedere con i propri occhi quanto e come avesse custodito ricordi di lui, come lo vivesse benché lontani. 
Non era giusto, era destabilizzante. 
Per un attimo si chiese se avesse diritto di dirgli qualcosa o se era meglio restare in silenzio. 
Il cuore cominciò a battergli forte. 
Non poteva nascondere di essere ancora legato a lui e vederlo sfogliare quell'album con dolcezza finì per farlo stare peggio. 
Meglio andarsene. 
"Ciao. Ci vediamo."
 
"Stiles" Derek lo fermò, bloccandolo al divano e dando il tempo all'uomo di girarsi e raggiungerlo. Il respiro di Derek gli solleticò il viso, infiammandogli le guance. "C'è una cosa di cui dovrei parlarti e…" 
"No." Stiles si allontanò di scatto e mise distanza tra loro sufficiente a farlo ragionare. 


Let's Hurt TonightWhere stories live. Discover now