𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝐈

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— mille metri sopra il cielo :

Passarono più due settimane da quando la loro missione poteva dirsi compiuta e adesso nulla avrebbe impedito ad Hongjoong e agli altri suoi amici godersi il loro meritato riposo. La battaglia che avevano combattuto per loro non era stata per nulla una passeggiata; lottare contro se stessi non era statp facile e il fatto che fossero finalmente loro stessi al cento per cento donava una strana adrenalina da dover subito scaricare.
Si erano presi tutto il tempo a disposizione per recuperare tutto ciò ch'era stato sprecatp; tra gite continue, pasti consumati insieme e innumerevoli momenti di divertimento avevano trascorso le migliori vacanze della loro vita. Insomma, si aspettavano che quello fosse il loro piccolo lieto fine.
Wooyoung aveva anche lui avuto molto tempo a disposizione, riuscendo a riprendersi grazie anche alle cure mediche che Alicante aveva fatto disporre per lui. Da quando aveva visto il suo esile corpo accasciato in quell'angolo della stanza, dopo un incontro ravvicinato con il suo alter ego, si era preso a cuore la sua situazione e non mancava di andarlo a trovare. Durante le sue lunghe visite i due facevano lunghe chiacchierate, alcune di queste riguardavano il suo alter ego: dato che Wooyoung aveva avuto un'esperienza quasi unica rispetto a tutti gli altri, per Alicante era come un libro aperto da cui reperire tutti i minimi dettagli. Nonostante non volesse servirsi di quel ragazzo, le informazioni che Wooyoung gli dava erano di grande importanza per combattere queste entità, dal momento che esse erano sfuggite ed erano da qualche parte: tutto quello che pendeva dalle labbra del viola era come oro colato. D'altra parte, Wooyoung descriveva per filo e per segno quello che aveva sentito e visto nei suoi sogni sotto il controllo del suo alter ego, cercando di ricordare ogni particolare; alle volte questo sforzo gli causava qualche mal di testa, a quel punto Alicante si fermava e, salutandolo, lo lasciava riposare, ma non prima di avergli detto la solita e strana frase che il giovane non riusciva mai a comprendere:
«Farai la fortuna dei tuoi amici» affermava e chiudeva la porta alle sue spalle.

Wooyoung tuttavia si ostinava a riposare solo determinati momenti della giornata, poiché la maggior parte delle volte invece, la sua stanza era riempita da quei rumorosi e allegri dei suoi amici. Spesso trascorrevano del tempo insieme e parlavano tanto, quasi da far venire il mal di testa. La prima volta che tutti e otto si erano visti, dopo giorni di lontananza Wooyoung, otra ad abbracciarsi calorosamente, poterono raccontare le loro esperienze riguardo alla strana ma fortunata avventura che era loro capita. Uno dopo l'altro piccoli frammenti di un passato non così lontano iniziarono a combaciare tra di loro, completando una sorta di puzzle.

Hongjoong ovviamente quelle storie le aveva già sentite quando Alicante gliele aveva raccontate, come prova che il bene vince sul male. Appena sull'uscio, poggiato al muro, il biondo dovette ricredersi sulla questione con un sorriso soddisfatto, non solo per la missione completata, ma per aver avuto ragione fin dall'inizio. Rimase ancora immerso nei suoi pensieri, quando si sentì chiamare da una voce familiare, immediatamente si voltò, sparendo dalla vista di tutti. Alicante era proprio dietro di lui con un espressione fiera, come quando un padre era fiero di suo figlio.
«Scommetto che in tutta la tua vita non hai avuto a che fare con qualcosa di così delicato e intricato» disse soddisfatto lasciando che sul viso di Hongjoong spuntasse un ampio sorriso seguito da una mezza risata.
«È stata una missione appagante» commentò il ragazzo dondolandosi sui suoi piedi.
Per Hongjoong era impossibile dire che quella missione fosse uguale a tutte quelle che aveva affrontato, non solo per la sua complessità che gli aveva portato via tempo e preziose ore di sonno, ma per il fatto che aveva trovato qualcosa che cercava da tempo: una famiglia.
L'affetto che gli avevano dato quei ragazzini era stato qualcosa da cui non sarebbe mai scappato, il loro amore per quello Hyung gli aveva fatto ricredere che ci fosse un lieto fine e questo lo porto a fare una piccola riflessione:

«Ho passato la mia vita a compiere il mio dovere da cheonsawi, sai mi chiamano così sulla terra, e devo dirti che fino ad ora non avevo mai incontrato persone così calorose, festaiole, estroverse, che potessero dipendere così tanto da me come io da loro, che si fidassero ciecamente delle mie abilità tanto da seguirmi fin qui. Mi sono innamorato Hyung, innamorato non solo di Seonghwa per quanto la nostra relazione sia appena cominciata, mi sono innamorato di questa nuova vita che loro mi hanno mostrato: una vita in cui possiamo stare insieme e fare quello che ci pare, sorridere o piangere comunque tutti insieme, una vita in cui avrò sempre il sostegno di qualcuno.»
Le parole di Hongjoong venivano dal cuore e avevano un potere incommensurabile e Alicante non poté che essere ancora più orgoglioso, ma non per questo meno amareggiato. L'angelo, sin dall'inizio, avrebbe voluto che quel ragazzo restasse con lui e che accettasse di vivere ad Eden, ma la cosa passava in secondo piano dato Hongjoong aveva già una strada spianata che doveva proseguire al meglio delle sue possibilità.

«Hyung, questo non è un addio, non significa che ci stiamo lasciando per sempre, vero? Che non ci vedremo mai più?» domandò improvvisamente preoccupato il biondo; il solo pensiero di lasciare la sua figura paterna lo metteva i agitazione e non voleva accadesse, fortunatamente Alicante lo rassicurò
«Certo che ci vedremo. Te l'ho detto più di una volta: starò sempre al tuo fianco e potrai chiamarmi se sei in pericolo, l'ho giurato si da quando eri soltanto un bambino. Continuerò a proteggerti fino a quando potrò farlo. Piuttosto, dovresti prenderti una pausa dal tuo piccolo lavoro e fare qualcosa che ti piace di più umano. Sai Hongjoong, il mondo umano è così particolare che troveresti qualcosa che fa al caso tuo.»
«Ci penserò.»

Quel pomeriggio, dopo una lunga chiacchierata con il suo tutore, Hongjoong si permise di rapire Seonghwa per tutto il tempo disponibile, saltando la gita al Santuario. Difatti nessuno poté affermare di averli visti uscire dal palazzo e prendere la strada verso il sito poco lontano, addirittura c'era chi affermerebbe di non aver visto la loro ombra fino alla mattina seguente.
I due ragazzi avevano deciso, anzi, Hongjoong aveva deciso, di passare una giornata insieme al suo ragazzo, anche se effettivamente non sapeva se stessero ufficialmente insieme. Si erano baciati, era vero, ma non c'era stato nulla di deciso sulla cosa e voleva lasciare che il moro avesse il suo spazio.
Sdraiati sul tetto del palazzo, di fronte un tramonto imminente, i due amanti erano coperti da un lenzuolo, mentre continuavano a scambiarsi continue effusioni. Continuavano a baciarsi senza accennare a fermarsi, mai sazi ognuno delle labbra degli altri.
Ad un certo punto Seonghwa spinse l'altro ragazzo via di qualche centimetro e con sguardo serio aveva cominciato a fissare Hongjoong, attento su cosa doveva dire.

«Che stai facendo?» chiese il più basso a cenando una mezza smorfia di disapprovazione, provocando in Seonghwa una risata.
«Stavo pensando a cosa dirti esattamente in questo momento, dato che, come sai, non abbiamo ancora parlato di una cosa» il moro cominciò a fare giri di parole, imbarazzato per quello che voleva chiedere ad Hongjoong.
Lui non era tipo da esternare i suoi sentimenti, mostrarsi insicuro di fronte agli altri o fare il primo passo, ma aveva la necessità di chiarire che provava dei forti sentimenti per quel ragazzo estroverso e pieno di risorse che era Hongjoong.
«Come la prima volta che ci siamo incontrati e mi è bastato un solo sorso di sidro per mandarti in confusione?»
«Quella volta ero solo intimorito un pò da te, non ero in confusione. La cosa adesso è diversa, ho bisogno di dirti che ti amo, Hongjoong. Sin dalla volta in cui mi hai promesso che mi avresti aiutanto, anzi, da quando abbiamo iniziato a parlare in quella locanda. Non sono molto bravo a parole, ma permettimi di dimostrartelo.»
Hongjoong quasi pianse per la felicità e dopo quella confessione non poté che baciare il proprio ragazzo, affermando che fosse proprio il suo ragazzo, quella persona fantastica che aveva avuto la fortuna di incontrare che portava il nome di Park Seonghwa.

◯  Treasure Saga: The victimWhere stories live. Discover now