Quarta parte

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dedico a te, che non ti senti mai abbastanza, questa ultima parte

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Missing tree | [4] ☆

La pioggia fine cadeva lentamente dal cielo e si impigliava fra i capelli delle due ragazze, per poi scendere nell'incavo del collo, quasi come una carezza d'acqua

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La pioggia fine cadeva lentamente dal cielo e si impigliava fra i capelli delle due ragazze, per poi scendere nell'incavo del collo, quasi come una carezza d'acqua. Le gocce sulle foglie e il vento freddo, in un ritmo blando che dava il benvenuto all'autunno.
Le labbra, ancora inspiegabilmente calde, di Evelyn si muovevano delicatamente su quelle di Sophia, la quale udì una parte di lei attraversarle il corpo e raggiungere quello della mora.

Sophia sapeva che una parte di lei giaceva lì, in quel momento, e non sarebbe mai più tornata. Un baratto al quale aveva aderito senza rendersene pienamente conto. La ragazza sentì la piacevole sensazione delle labbra dell'amata fra le sue, che la baciò come se avesse finito i motivi per cui non avrebbe dovuto farlo e si fosse buttata, una volta raggiunta la consapevolezza.

Le scarpe sembravano prendere forma nel terriccio ormai bagnato e la pioggia cadeva ovunque, senza discriminazioni.
Le mani di Evelyn cercarono, nel buio delle sue palpebre, quelle di Sophia e le avvicinò verso la scollatura del suo vestito. Le dita le tremavano mentre venivano accompagnate da Evelyn, in un tragitto in cui il coraggio andava a crearsi sempre di più.
Non appena sfiorò il tessuto bagnato del vestito e la sua pelle d'oca, ancora ad occhi chiusi e le labbra che non ne volevano sapere di creare distanza, fu lì che il corpo grazioso di Evelyn si sciolse nell'aria calda di una stagione diversa.

In un attimo, millisecondi in cui sostituì il sapore del suo primo bacio con quello delle lacrime salate, in un cerchio in cui il tempo si incontrava con altre epoche. Sophia giaceva sola, anni dopo, davanti ad un ricordo che le si sgretolò in mano.
Evelyn non c'era più, era sola.
L'autunno sparì nelle fessure dei suoi occhi, scoprendo il sole cocente d'estate.

La camicia nera si incollava lungo la sua schiena e i bottoni ai polsi le davano l'impressione di bloccare il flusso sanguigno. Le mani pallide erano ancora a mezz'aria, perse.
Sophia riacquistò lucidità, stringendole verso il petto, in un abbraccio solo, vuoto, che all'esterno sarebbe parso come una fitta allo stomaco.

Si domandava il perché di un ricordo tanto bello, vissuto nella stagione della decadenza, sotto la pioggia. E una perdita cosi vasta, invece, in una giornata soleggiata. I raggi caldi avrebbero dovuto riscaldarla? Era questo il vero motivo?
Come poteva Dio, se esisteva veramente, portar via con sé chi di vita vive e lasciare sulla terra chi di vita muore?

E Sophia, che per un lungo tempo si era sentita più morta che viva, provava del rimorso. Se esisteva qualcuno lì, ai piani alti, responsabile del sonno eterno, era certa di odiarlo perché forse aveva dato ad Evelyn ciò che aspettava a lei.
E lì, ancora seduta su quel ceppo d'albergo tagliato, realizzò che cosa era stata portata via dalla sua amata. Qualcosa che lei, d'altro canto ancora possedeva, ma che non aveva mai avuto modo di afferrare e rendere sua, piena.
Cominciò a pensarci sul serio, in quel preciso istante. Alla vita. Da un momento all'altro. La sua, che tanto non sarebbe potuta essere così contraddittoria, proprio in quella mattina di sole e di lutto.

Quel giorno fu l'ultimo che Sophia passò in quella cittadina nascosta dal mondo, che non avrebbe più rivisto.
Poggiò i fiori sul marmo freddo e lì lasciò le sue lacrime.
Trovò nel dolore il coraggio di varcare l'uscio di quella casa senza percorrere la via di ritorno, lo fece per dare senso alla sua esistenza, che non trovava vita all'interno di quelle mura. Avrebbe vissuto.

Lo fece con uno zaino in spalla e un pezzetto di quel tronco d'albero stretto fra le mani.
Iniziò ad aprire una breccia per lasciare entrare la vita che passo dopo passo la riempì da dentro.
E fu lì che si accorse di essere viva. Non per mano di altri, lo era e basta perché lo aveva deciso.
Viva.
Lo aveva deciso.

Puoi passare anni interi tra le parole di chi cerca di ricordarti che sei viva, ma la verità è che sei sempre tu a deciderlo. Che il resto non basta mai, finché non ti basti tu.

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