Seconda parte

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☆ Missing tree | [2] ☆

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Missing tree | [2] ☆

Fu quando una folata di vento soffiò su un mucchio di foglie secche, solleticando le caviglie nude di Sophia, che concesse a sé stessa di riaprire gli occhi, cullata dal tocco leggero dell'amica. I capelli corvini di Evelyn come un velo opaco davanti ai suoi occhi. Sbirciava l'autunno attorno a loro e forse, finalmente stretta da un corpo leggero che non l'avrebbe mai ferita, cominciava a respirare. Se i colori della stagione erano l'unica consolazione che rimaneva alla fine dell'estate, per Sophia quel posto era riservato a lei. Nessun altro nel corso dei mesi passati era riuscito ad eludere quella superficie di apatia simulata che riponeva davanti a sé come scudo.

C'era stato Finnick O'Connor con il quale aveva fumato un paio di canne prima che arrivasse l'estate, quando i raggi del sole si allontanavano in fretta per dare spazio alla luna che moriva di freddo ogni sera. Ma non erano amici, la loro conoscenza iniziava con un scambio di soldi per l'erba e finiva con l'ultimo tiro confuso, poi ognuno per la propria strada, non osavano neanche salutarsi per i corridoi della scuola.

Sophia conosceva a memoria il numero dei passi da percorrere fino all'armadietto e poi, successivamente, quanti mancavano per entrare in classe. Negli ultimi dieci mesi, in assenza dell'unica persona che osava conferirle parola perché veramente interessata, aveva imparato a tenere la mente impegnata con la matematica. Mancano diciotto metri, quindi basta contare trenta passi e sono fuori dagli sguardi altrui, pensava fra sé. 

Mentre la rossa si sentiva alienata nella sua stessa cittadina, Evelyn invece, aveva vissuto l'esperienza più bella della sua vita durante l'erasmus in Spagna, la gente le sembrava calorosa e con semplicità era riuscita a fare amicizia con i suoi nuovi compagni. L'unico pezzo che sembrava fuori posto però, troppo lontano, era proprio la sua Sophia che tanto avrebbe voluto lì con sé. Al suo ritorno, aveva lanciato le valigie sul letto della sua stanza procurando un tonfo che le aveva fatto dubitare della resistenza delle doghe in legno. E poi tutto attorno a lei aveva cominciato a scorrere veloce insieme alle sue gambe, alle foglie secche che minacciavano di farla cadere e alla consapevolezza che l'avrebbe riabbracciata di lì a poco.

«Li ho tagliati» proferì parola con voce flebile. Evelyn sciolse l'abbraccio e la guardò dritta negli occhi, le sue labbra piene e rosee si curvarono in un sorriso sincero che fece breccia nei meandri del corpo di Sophie. Una piccola scossa che le ricordò di essere viva.

«Neanche me ne sono accorta» mentì facendo scivolare ancora una volta le dita fra i capelli rossi dell'amica. Sophia teneva gli occhi sbarrati, attenta ad ogni suo movimento, ignara della sicurezza che conferiva all'altra.

«Non è vero, Eve» ribatté scuotendo il capo. Una volta ci si nascondeva dietro quei capelli, una scrollata e giù sul viso come una velatura di bugie. Ma ora non poteva, aveva dovuto fare una scelta. Ed Evelyn lo sapeva, non aveva bisogno di sentirselo dire.

«Sophia, se avessi anche uno solo dei tuoi lineamenti, probabilmente porterei per tutta la vita un taglio come quello di Audrey Hepburn in Vacanza Romane» e parlava sul serio. Sophia era per lei, la ragazza più bella che avesse mai visto e mai come con nessun'altra aveva desiderato essere come la sua amica. Quando il confine fra il desiderio di voler essere e il voler lei sembrava così friabile da non riuscire più a toccarlo. E se non poteva toccarlo, esisteva davvero? Che cosa desiderava veramente?

Sophia le sorrise ed Evelyn la prese per mano, entrambe dirette verso un ceppo d'albero tagliato, lo stesso che da anni rappresentava per loro il simbolo del loro legame. Sedevano strette, le gambe che si toccavano e le scarpe che formavano cerchi concentrici sul terreno, spostando le foglie cadute dai tanti alberi che le circondavano. A Sophia piaceva uno in particolare che aveva attirato la sua attenzione, alla sua sinistra. Il tronco sporgeva in avanti e il ramo più alto sembrava voler raggiungere l'ultimo raggio di sole, scappato dall'attenzione della nuvola.
A distanza di tempo, ci pensava ancora a quel ramo e a quel tronco che sembrava in bilico, ma che con il passare degli anni, neanche il vento del nord era riuscito a sradicare.

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