Quando riuscì a socchiudere faticosamente le palpebre, era troppo tardi.

Lei era già entrata nella gabbia.

La ragazzina alzò il volto e sostenne il suo sguardo assassino.

La bestia le era così vicina che poteva sentire l'odore dolce della sua pelle rosea e quello acre delle sue ferite.

«Mi dispiace.»

La tigre si scostò, sempre più turbata.

Come osava quell'essere umano? Pensava davvero che sarebbe bastato il suo vile e ambiguo linguaggio a salvarla?

Ruggì con tutta la rabbia che serbava in corpo.

Ma l'Umana ripeté, tra i singhiozzi, le stesse identiche e incomprensibili parole:

«Mi dispiace.»

La tigre una volta era stata una regina. Il suo regno si estendeva fino all'acqua salata, ospitava un incredibile numero di specie e numerosi boschi, lagune, colline e paludi.

Regnare non era semplice, doveva mantenere le terre conquistate, combattere contro gli altri predatori, riaffermare la sua totale autorità su quelle zone, delineare i confini e controllare che i branchi li rispettassero.

Era una vita faticosa, riposava per la stragrande maggioranza della giornata, stremata dalla fatica, all'ombra di qualche pianta. Attaccava quasi sempre la notte, quando le sue prede non potevano vederla, con brevi manovre di avvicinamento e agguati furtivi. Il suo corpo mal tollerava gli sforzi fisici. Tutto quell'affaticamento per garantirsi il sostentamento tramite la caccia era sufficiente a farla dormire, placidamente, per ore.

Oltre il suo regno, nemici pericolosi si annidavano nelle distese più aride: i leoni.

Non li aveva mai visti, ma aveva sentito il loro odore.

Non era più il pianeta di una volta, anche loro si erano dovuti abituare a quella assurda commistione di specie diverse.

Molte razze si erano estinte, altre, come sempre, si erano adattate.

Sopravvivevano solo i più forti. Questo insegnavano i genitori ai propri cuccioli. La prima brutale legge della natura.

Non era, infatti, sempre appartenuta alle tigri, quella zona terrena.

I suoi avi l'avevano dovuta conquistare con le zanne e coi denti.

Lei stessa aveva lottato e sconfitto, plurime volte, i tre più grandi vertebrati di quelle zone, oltre che suoi più acerrimi nemici: l'orso bruno, la lince e il lupo.

Era un predatore alfa, ma alcuni animali erano particolarmente temerari.

La consideravano un'intrusa nel loro territorio, sebbene ormai la sua specie vivesse e si riproducesse lì da quasi mille anni.

Spesso i branchi di lupi mettevano in discussione la sua leadership. Erano coraggiosi e ben organizzarti, ma avevano quasi sempre la peggio.

Diverso era il discorso per l'orso. Si teneva a parecchia distanza dalle mamme e dai loro cuccioli. Sembravano grosse prede succulente, ma aveva assistito a morti orribili di compagne che avevano sottovalutato l'aggressività e la potenza di quelle femmine. Un'orsa, con una sola zampata, era in grado di uccidere una tigre.

Anche lei era stata madre. Sapeva cosa si nascondesse dietro tutta quella inaspettata ferocia.

Sembrava passata un'era, da allora.

UMANA ∽ Ritorno sulla TerraWhere stories live. Discover now