Capitolo 2 Un nuovo amico

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POV. Luna

Mi svegliai di soprassalto sentendo qualcuno picchiettare sulla porta. "Servizio in camera" disse una voce fuori della porta, alche mi alzai di colpo e con una faccia stranita guardai l'ora, erano le dieci di mattina. "Perché devo essere sempre svegliata in maniera così brusca?!" pensai.  Scesi dal letto e a passi lenti andai ad aprire la porta. Mi trovai davanti un cameriere con un carrello sul quale era posto un vassoio con la colazione. Alla vista di quel carrello non riuscì a trattenermi: "Qualcosa dal carello, cari?", il cameriere mi guardò con faccia interrogativa chiedendomi cosa avessi detto, ma io risposi "niente".                                                   
Mi spostai dalla soglia della porta e feci accomodare il cameriere così che potesse sistemare la colazione su un tavolino posto accanto alla televisione. "Questo è per lei signoria Luna" mi disse consegnandomi una busta. Lo ringrazia e poi se ne andò inchinandosi e chiudendo la porta. Guardai la busta e decisi di aprirla mentre mangiavo, ecco cosa c'è scritto:

-Buongiorno Luna,                                                                                                                                                         Sono Yamamoto Ichigo il CEO della Yamamoto Enterprise. Ti scrivo in inglese, poiché ho saputo dall'agenzia, che ti ha trovato questo lavoro, che fai ancora fatica a leggere i kanji nonostante padroneggi molto bene la lingua giapponese parlata.                                                                                                                                        Hai passato una buona notte in hotel? È di tuo gradimento? Ieri purtroppo non abbiamo potuto scambiare tante parole perché hai dormito in macchina – "hai dormito in macchina, macchina?". Mi ripetei quella frase come se fosse un mantra e poi capì "ah la BMW" –. Il tuo primo giorno come apprendista inizierà domani, ma oggi ti verrà mostro l'azienda così saprai come orientarti.                                                          L'appuntamento è alle quattro, ti verrà a prendere una BMW e troverai l'autista ad attenderti nella hall.

Non vediamo il momento di poterti incontrare.

Firmato, Yamamoto Ichigo. -

Alla fine, ricordai e capì.                                                                                                                                                          La Yamamoto Enterprise è una delle più grandi ed influenti aziende dello spettacolo al mondo e il giornale per cui vorrei andare a lavorare, il "We Are Young", è sotto la sua ammirazione.                                                     Quindi la sera prima all'aeroporto erano venuti a prendermi l'amministratore delegato e la sua, assistente? "Ma che figura ho fatto!" pensai, ero così imbarazzata.

Finita la colazione, decisi di disfare le valigie. Accesi la televisione cercando qualcosa che potesse farmi compagnia mentre sistemavo, così passai in rassegna un po' di canali, ma niente catturava più di tanto la mia attenzione. Finché non trovai Boku No Hero Academia. Tirai fuori i vestiti dai due valigioni e li sistemai nel grosso armadio bianco posizionato dal lato sinistro del mio letto. Feci lo stesso per tutte le altre cose, ogni cosa al suo posto. Misi la macchina fotografica, i libri e il computer sul tavolino di vetro quadrato accanto alla finestra. Finito di sistemare mi sdraiai sul letto chiudendo gli occhi per qualche minuto, finché il telefono non squillò. Mia madre mia aveva inviato un messaggio chiedendomi come stavo e se andava tutto bene, non avendo voglia di instaurare una conversazione le risposi dicendo con un "tutto bene".                                             Spensi il telefono e lo misi sul comodino. Prima di uscire decisi di fare un bagno, così riempii la vasca di acqua calda e schiuma, stappai una coca cola e mi immersi in mezzo a tutte quelle bollicine bianche. Finito il bagno, mi vestii. Scelsi un paio di collant nere da abbinare a una gonna grigia e un maglioncino nero, un paio di ballerine nere e i capelli raccolti in una coda. Presi un paio di occhiali alla John Lennon e un piccolo zainetto dove misi dentro il necessario, infine chiusi la porta della stanza e mi andai verso l'ascensore.                    Scesi nella hall e andai a riportare la chiave della stanza alla reception. "Mi scusi, il signor Yamamoto mi ha detto che ci sarebbe una persona ad aspettarmi, saprebbe indicarmi chi è?", domandai al signore davanti a me. Mi guardò iniziale non sapendo di cosa stessi parlando, poi, con un cenno di mano, chiamò un uomo seduto a uno dei divanetti del bar. L'uomo sarà stato più alto di un metro e ottanta, si avvicinò a me e mi disse di seguirlo con tono gentile e rassicurante. Ci mettemmo circa una mezzora ad arrivare alla Yamamoto Enterprise. Quando la macchina si fermò, l'autista mi disse che eravamo arrivati, aprii lo sportello e scesi dalla macchina ringraziandolo con un piccolo inchino. L'edificio era tutto in vetro e sembra essere stato portato lì fin da New York. Entrai all'ingresso e un enorme scrivania era posta al centro della stanza e attaccata al muro c'era la scritta "Yamamoto Enterprise".                                                                                            "Luna-san!" sentì urlare, "è puntualissima, sono felice di poterla incontrare". Era Yamamoto. "Non dovrebbe urlare così" disse la donna rimproverandolo. "Mi dispiace". Poi mi fissò e senza farsi vedere aggiunse sorridendo "a volte le assistenti sono veramente noiose". Mi scappò una risata.                             "Ora seguimi e ti farò fare il tour di questa splendida azienda". Yamamoto, a differenza dall'imaginario comune del solito vecchio con il sigaro in bocca che ricorda i gangster americani degli anni Trenta, è un uomo giovane (sulla trentina, all'incirca con qualche anno in più) abbastanza alto, e per quello che ho potuto vedere (quindi due volte) è un uomo molto legante. La sua assistente, invece, è qualche centimetro più bassa del suo capo, i capelli erano raccolti in uno chignon e indossava un tailleur. L'edificio della Yamamoto Enterprise è molto grande, in totale ha sessanta piani superiori e due inferiori. Si può trovare tutto in quella struttura dalla piscina alla palestra, dal cinema alla mensa, dai campi da basket, tennis alle sale giochi; insomma sembrava una sede della Google. Notai più stanze adibite al divertimento che al lavoro, così lo domandai a Yamamoto ed egli mi disse che era importante il lavoro ma anche il divertimento e lo svago, era visto come una forma di evasione dallo stress e dalla pressione che accumulavi lavorando in quella azienda. Quando arrivammo al sessantesimo piano le porte dell'ascensore si aprirono e Yamamoto con la mano mi fece segno si scendere.                                                                                                                                 Scesa, seguì Yamamoto che girò subito a destra. Mi trovai in un lungo corridoio dalle pareti grigio chiaro con poster di film, cantati o videogiochi appesi alle pareti come se fossero trofei. A pochi metri da me, sulla destra, trovai una piccola sala d'attesa circolare con divanetti di pelle nera appoggiati al muro. Sulla sinistra, invece, si trova una stanza dalle pareti  .                                                                                                                    "Più avanti ci sono gli uffici dei vertici della azienda tra cui anche il mio – lo indicò -. Ora ti devo presentare una persona", disse Yamamoto prima di entrare nella stanza. Invitandomi ad entrare, l'assistente mi disse che era la sala riunioni. La stanza era abbastanza grande con un tavolo di vetro ovale posizionato al centro circondato da una ventina di sedie, anch'esse di pelle nera e girevoli. Sul tavolo c'erano due vassoi d'argento con due brocche contenti acqua e bicchieri di tipo rocks. Sui lati corti della stanza, saldi al muro, si possono trovare due televisori.

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⏰ Last updated: Nov 14, 2020 ⏰

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