Occhi calamitati

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Owen

<Allora, tu devi essere il famoso falco, colui che é temuto nei paesi latino Americani e a New Orleans.> il figlio degli degli Hussein mi guarda in modo intimidatorio, forse si aspetta che io mi spaventi. Peccato che non so più cosa voglia dire avere paura.

<la mia fama mi precede vedo>dico poggiando i miei gomiti sulla poltrona bianca.
Nonostante i suoi 30 anni, devo dire che sembra più giovane, porta una camicia bianca e dei pantaloni marroni, sembra uscito da un film sulla politica.

<certo, so anche che vorresti offrirmi un lavoro nel tuo impero.> arriva la cameriera e poggia il vino sul tavolo, si piega abbastanza affinché io possa vedere il suo reggiseno, é una rossa tutte curve, farebbe girare la testa a chiunque. Peccato che adesso sia leggermente impegnato, sennò non ci avrei pensato due volte a farmela in bagno.

<allora?> domanda con sguardo d'affari. <Sai cosa ti ho proposto, ma la vera domanda é se tu accetti o meno> gli faccio un sorriso falso e lui sembra pensarci su. <Se io accettassi, prima vorrei che tu facessi una cosa per me> lo guardo incuriosito e lui continua.<voglio che rubi in un posto per me, tu e la tua combriccola.> Gabriel mi guarda attento e aspetta una mia risposta, mentre sta appoggiato al muro.

Ma perché rubare? Di solito non sono mai i capi a rubare, ma gli scagnozzi, io cosa centro?.
Mi sa di fregatura. Voglio vedere dove va a parare però, se mi frega lo ammazzo, Semplice e pulito.

<accetto, dammi l'indirizzo del luogo.> Voglio vedere cosa mi aspetta. Mentre lui scrive l'indirizzo su un foglio che gli ha portato il suo servo, io guardo Gabriel, lo so cosa sta pensando, crede che stia cadendo nel suo tranello, ma non é così ho tutto sotto controllo.

<molto bene, l'indirizzo é questo. Domani mattina dovrai andare li, di solito c'è poca gente la mattina.> Annuisco e lo fisso per sondare una sua reazione, sembra tranquillo, ma non mi frega.

Si alza dalla sedia e allunga la mano per salutarmi, guardo la sua mano e poi lui in modo serio, sembra un pò impaurito, cerca di non darlo vedere però. Mi alzo anche io e stringo la sua mano in modo deciso. <A domani Hussein> annuisce e poi va via insieme al suo scagnozzo vestito in giacca e cravatta.

Mi allontano dal tavolo e Gabriel si avvicina, <cosa vuoi fare? Sei impazzito? Quello ci ha preso per il culo.> mi guarda incazzato ed io appoggio una mano sulla sua spalla. <Rilassati so cosa faccio, in caso volesse fregarmi ho già in mente di ucciderlo con le mie mani.> mi guarda sconvolto ed io gli dico di andare ad accendere l'auto.

Dopo che si allontana vado sul terrazzo del balcone, esco dalla finestra e vedo il mare che si estende di fronte a me, mi avvicino alla balaustra e mi prendo una sigaretta dalla tasca, l'accendo e poi mi appoggio con i gomiti.

Inspiro e poi butto fuori il fumo, con due dita faccio cadere la cenere a terra e poi alzo lo sguardo verso la spiaggia, giro il capo verso sinistra e mentre mi rimetto la sigaretta in bocca, i miei occhi vengono catturati da qualcosa o meglio qualcuno.

C'è una ragazza, porta un vestito lungo azzurro con delle bretelle sottili che le fascia il corpo perfettamente. Per qualche strano motivo i miei occhi non si staccano dalla sua figura. I suoi capelli sono biondi e ad onde mosse, sono molto chiari e gli occhi non riesco vedere bene, ma forse sono chiari pure essi.

Sono completamente rapito dalla sua figura, come se fossi calamitato. Lei cammina sulla riva a piedi scalzi con la testa bassa, però poi la alza e la rivolge verso il mare sulla sinistra. Sembra quasi un dipinto.

Butto fuori il fumo e continuo a fissarla. <Owen la macchina é pronta, andiamo?> la voce di Gabriel mi fa riprendere di scatto, mi volto verso di lui e dico<possiamo andare> annuisce e mentre sta per girarsi io mi volto di nuovo verso la spiaggia.

Lei é ancora lì, <ma chi guardi?> mi chiede cercando di seguire il mio sguardo. Io mi ridesto e mi giro per andarmene. <Nessuno muoviti>dico in tono infastidito.
Il mio umore é cambiato e non capisco perché.

Durante tutto il viaggio non ho fatto altro che guardare fuori dal finestrino, sono nervoso e non sapere il motivo del mio nervosismo mi ha fatto cambiare l'umore. Gabriel mi guarda stranito e chiede<va tutto bene?>
Annuisco frenetico e poi ritorna il silenzio.

Finalmente arriviamo in hotel, parcheggia fuori sullo spiazzale e dopo che spegne l'auto scendo,
entro dentro insieme a lui e lui chiede le chiavi della camera alla receptionist. La donna continua a fissarmi languida ed io non la calcolo proprio. <Ecco a lei> ci passa le chiavi e poi saliamo su.

L'ascensore ci lascia al secondo piano e davanti a noi c'è un corridoio dritto con pareti chiare e pavimenti in legno. Controllo il numero della mia camera e vedo che é il 12. Cammino a passo spedito e quando la vedo mi fermo. < la mia é quella accanto se hai bisogno di qualcosa chiamami> annuisco senza guardarlo e poi entro dentro.

Lascio la valigia accanto alla porta e poi guardo la stanza.
Il letto a baldacchino sulla destra con le lenzuola in raso, un divanetto a L di fronte la televisione ed il bagno. Non male.

Vado dritto sul letto e mi ci sdraio, sono distrutto.
Il Viaggio é stato sfiancante, mentre cerco di rilassarmi bussano alla porta, non ho voglia di alzarmi. <Owen sono Carlotta>
Alzo gli occhi al cielo e mi giro dall'altro lato dando le spalle alla porta. <Owen, so che sei li apri>insiste, dato che non rispondo di nuovo bussa ancora, ancora e ancora fino allo sfinimento. Alla fine incazzato nero mi alzo dal letto e vado ad aprire.

Dopo aver aperto mi guarda e
sta per aprire la bocca, quando la interrompo. <Non ho voglia, levati dal cazzo e vai a dormire> gli sbatto la porta in faccia e torno a letto. <Sei un bastardo!> mi urla da fuori. Sai quanto me ne fotte.

Mi caccio le scarpe e le getto sul pavimento,  poi mi butto sul letto sfiancato e  lentamente senza rendermene neanche conto, mi addormento.

Angolo autrice.

Domani doppio capitolo. ❤

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