IX

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Dante aveva appena finito di rivestirsi dopo una lunga e rilassante doccia calda, una bella comodità di cui avrebbe faticato a separarsene una volta tornato nel medioevo!
Sentiva sempre più nitidamente la voce di Virgilio intento a canticchiare una melodia dall'austerità ancestrale, tanto antica persino per il fiorentino, imitando probabilmente uno strumento a fiato. Quella musica era sicuramente usata in qualche rito pagano strano, in cui tutti sembravano entrare in una trance dionisiaca, per lo meno era ciò che aveva dedotto Dante mentre quella voce lo attraeva in modo inspiegabile e particolare. Ogni tanto poi lo sentiva ridere di cuore.
Quando Alighieri raggiunse la stanza del maestro e vide quel corpo sinuoso con addosso solo un paio di mutande, muoversi con fluidità febbrile e anche tremendamente sensuale, capì che stava assistendo a tutti gli effetti ad una danza rituale un po' come quelle raffigurate tramite le menadi, e che non gli dispiaceva affatto assistere, anche se se ne vergognava immensamente.
Publio sembrava inebriato da un qualcosa, qualcosa che Dante non era in grado di percepire, non sapeva da dove derivasse, ma nonostante questo era stato inondato ed inebriato anche lui, chiuse per un attimo gli occhi ascoltando attentamente la melodia da flauto che la voce calda dell'altro uomo tentava di imitare, sentì quei piedi nudi, minuti e delicati rispetto invece all'altezza dello scrittore antico, entrare a contatto col suolo, rialzarsi, ripoggiare ritmicamente. Si concentrò sul lieve fruscio che provocava lo scontro delle sue carni quando incrociava le cosce leggermente muscolose le une accanto alle altre. Poi Alighieri riaprì gli occhi, e Virgilio era ancora li che gli dava le spalle, con i capelli, raccolti in un asciugamano, forse ancora umidi dalla doccia. I suoi occhi, repentinamente si erano fatti avidi su quella schiena perfetta che nei movimenti, a tratti mostrava qualche timido muscolo, e man mano che le sue iridi studiavano il corpo dell'uomo attentamente anche troppo, diventavano sempre più cariche di bramosia.
Dante si soffermò sulle fossette di venere e desiderò un qualcosa che la sua mente non seppe frenare alla sua coscienza. Virgilio stava diventando un affronto... lui lo sfidava inconsapevolmente, a resistergli dal parlargli, dalla voglia di conoscerlo sempre di più; il suo corpo a non cedere al desiderio di toccare la morbidezza e la sensualità di quelle forme sinuose che sembravano promettergli sporche soddisfazioni.
Dante cercava un appiglio dietro la sua schiena, sentiva di stare impazzendo, di star diventando un peccatore imperdonabile, che tutto quel viaggio fosse servito a dannarlo, più che a redimergli l'animo. Quei pensieri non andavano bene nemmeno su una donna, figurarsi su un altro uomo, per di più morto.

"Avevo più intimità se me annavo a vestì denanzi alla fontana de Trevi!" Esordì Virgilio ridendo, continuando a dare le spalle all'altro.

"Come?" Chiese stupidamente Alighieri.

" 'A prossima volta assicurate che il tuo sguardo non bruci così tanto!" Continuò ridendo.

"Puoi entrà se vuoi, caro..." Disse smettendo finalmente di muoversi prendendo un paio di calzini neri, e l'altro si fece avanti.

"C'è qualcosa de particolarmente bello ai tuoi occhi, 'n questa stanza per caso? C'hai 'na faccia!" Chiese impudicamente il più grande con sfacciataggine, data probabilmente dalla perdita dei freni inebitori che quel tipo di danza e di musica gli avevano sempre provocato.

"N..no" Rispose Dante, con la voce che gli morì in gola, mentre l'altro si chinò per infilarsi i calzini, e nel rialzarsi l'asciugamano ai capelli si sfilò, cadendo morbidamente a terra, sotto lo sguardo attento del fiorentino.

"Tieni" Gli disse Alighieri porgendogli l'asciugamano caduto a terra, tentando poco prima, nel rialzarsi, di non guardare nient'altro che non fossero le sue dita intrecciate a quel panno.

"Grazie!" Rispose Publio con un sorriso ampio e sorpreso, come se gli avesse appena detto la cosa più bella che si possa dire, lentamente nei suoi occhi stava scomparendo quello stato ambiguo in cui si trovava fino a poco prima.

Non so, Dio dice che...Where stories live. Discover now