«Perché vi siete fermati? Qua non è sicuro. Credo siano morti tutti, ma non sappiamo in quanti fossero. Dobbiamo trovare un posto in cui nasconderci» ordinò Ulrik. «Tomas, riesci ad alzarti da terra? Sei ferito?»

Tomas si girò sulla pancia, rimase in quella posizione qualche istante poi si sollevò con la schiena, per guardarlo meglio in faccia.

«Cosa cazzo erano?» La sua voce era traboccante di rabbia.

«Cosa? Non lo so... sembravano... Non lo so» rispose Ulrik, preso in contropiede.

«Che cazzo erano?!» Tomas ora era in piedi, afferrò il capitano per il collo della maglia, fece per colpirlo, ma Ulrik arrestò il pugno, senza usare troppa forza per non fargli male. Tutto ciò avvenne così in fretta che gli altri non fecero nemmeno in tempo a sollevare il capo.

«Tu ci avevi detto di stare attenti. Che non sapevamo cosa avremmo potuto trovare in città. Tu lo sapevi, brutto figlio di puttana! Tutti quegli avvertimenti sibillini, fate attenzione, state in guardia, ci hai mandato al macello!» Tomas era fuori di sé, mentre parlava sputava sul volto torvo di Ulrik, e si agitava con tale violenza che il ragazzo faceva fatica a contenerlo senza recargli danno. Alla fine lo allontanò con uno spintone. Tomas, privo di forze, troppo debole per mantenere l'equilibrio, ruzzolò sulla schiena, tra la polvere, e lì rimase, ancora fumante di collera.

«Ha ragione.» Anche Kuran si era alzato in piedi. Non sembrava del tutto in sé, il suo aspetto era cereo e tremava come una foglia, ebbe appena il coraggio di sostenere lo sguardo del capitano. «Tu lo sapevi. Avevi delle informazioni che noi non avevamo. Sono stato io a convincervi ad andare in città alla ricerca di un'antenna, ma mai e poi mai avrei immaginato di dover affrontare una battaglia! Di trovare persone vive che ci volevano morti! Perché questo erano, persone! Li ho visti, Ulrik, erano Titans, come noi, alcuni deformati in modo orribile, ma una volta, forse molto tempo fa, erano stati degli esseri umani!»

«Non tutti, alcuni erano così deformi da non sembrare... forse dei cyborg. Anche se non posso capire come abbiano fatto...» pensò ad alta voce Hans.

«Non erano cyborg! Ho visto i cyborg, non li puoi uccidere. Non muoiono! Io ho ucciso uno di loro, da vicino, il suo corpo ha perso titanio. Un cadavere! Inoltre, i cyborg non cercano di violentare le ragazzine» sbraitò Shani.

Eva sussultò.

Cercò di spazzare via quelle immagini dalla sua testa, l'odore di putrefazione, le mani viscide sulla sua pelle inerme...

«Però è impossibile, ragazzi! Non provenivano dalle arche! Sembrava fossero... rimasti sulla Terra!» Hans si tolse gli occhiali e si stropicciò gli occhi, confuso.

«Erano Antichi» sussurrò Eva. Tutti gli sguardi convogliarono ancora una volta su di lei.

«Come fai a saperlo?» l'aggredì Kuran.

«Me l'ha detto lui. Ha detto che ricordava l'esodo. Era un Antico» gli rispose.

Hans cominciò a scuotere la testa e ripetere: «È assolutamente impossibile.»

Tomas sputò per terra e Kuran tornò ad accovacciarsi con la testa tra le mani.

«Rik, rispondimi. Sii sincero. Sapevi qualcosa?» Shani gli si avvicinò e gli strinse la spalla con la mano. Dai suoi occhi traspariva molto di più di quanto potesse esprimersi a parole. Fiducia, lealtà, ma anche apprensione.

«No. Non sapevo nulla. Ci avevano avvertito di fare attenzione alle belve. Gli Anziani delle altre arche sostenevano che erano state loro a decretare il fallimento delle altre missioni. Gli zoologi ipotizzavano che alcune specie avrebbero potuto effettivamente essere sopravvissute all'Apocalisse. Non potevo immaginare... Quando ho capito è stato troppo tardi. Avevo un brutto presentimento, non l'ho ascoltato. Mi dispiace. Non so che altro dirvi...»

UMANA ∽ Ritorno sulla TerraWhere stories live. Discover now