Capitolo I

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C'era una volta... una festa di liceali. Tipico, vero?

A Middletown tutti amavano le feste a casa di Katherine Yeona Cho, altrimenti detta Kat: una ragazza di origini coreane, figlia del CEO di un'industria di cosmetici e skin care e di una stilista.

In una inutile, monotona cittadina come Middletown, le feste di Kat erano una delle pochissime opportunità di intrattenimento per la gioventù locale.

Per la gioventù locale tranne... Lacey. Lacey e Kat erano, inspiegabilmente, migliori amiche. Pare che la causa di questa profonda amicizia che, almeno a guardarle, sarebbe sembrata improbabile ai più, andasse ritrovata nel fatto che Kat, alle elementari, avesse difeso Lacey da qualche bulletto. Da allora furono inseparabili. Una — Kat — appassionata di trucco, di qualsiasi genere musicale (purché fosse assordante) e... sì, anche di sesso. La politica di Kat al riguardo era "nessun legame". Non era fatta per impegnarsi in relazioni serie, così diceva. Di relazioni serie, in effetti, ne aveva avuta solo una, con un ragazzetto, Rakesh. Pare fosse andata a finire abbastanza male, però.

Lacey, dal canto suo, non sapeva neanche cosa fosse una relazione, o cosa fosse una cotta, o qualunque altra cosa relativa alla sfera romantica o sessuale. Il romanticismo non le dispiaceva, sia chiaro — da brava appassionata di musical, teatro e romanzi strappalacrime, in fondo in fondo anche lei un po' ci sperava nell'amore, almeno in quello da cartone animato — tuttavia, tutti quei discorsi sul capitano della squadra di football, o su quell'attore, o sui membri della boy band più di moda, accompagnati dalle strane fantasie delle sue coetanee con protagonisti i suddetti giovanotti... Lacey proprio non li capiva.
"Magari un giorno mi sveglierò e avrò anche io pensieri del genere," si diceva Lacey stringendosi nelle spalle e mettendoci una pietra sopra. Solo che era ormai qualche anno che ci aveva messo quella pietra sopra, che ci aveva steso un velo pietoso, e così via; ma quei pensieri non le erano mai passati di mente.

Aveva sedici anni, quasi diciassette, quando all'ennesima festa a casa di Kat — all'insaputa dei genitori di quest'ultima che erano fuori per lavoro, sia chiaro — Lacey si guardava intorno in cerca dell'amica, provando a sovrastare, in punta di piedi, una folla di teste avvolta da una cortina di fumo non meglio identificato, e una musica a tutto volume condita dal vociare degli invitati (e anche degli imbucati) alla festa.

«Sembra che ti sia persa. Hai bisogno di una mano?» una voce maschile fece sobbalzare Lacey.
"Giuro che se è l'ennesimo di quei giocatori arrapati, io—" non fece in tempo neanche a finire di pensarci che, voltandosi, si andò quasi a scontrare con una faccia familiare.

William Harris. Per gli amici, Will. Il figlio del sindaco di Middletown. Un ragazzo alto più o meno quanto lei, dai capelli castani e gli occhi color nocciola. Probabilmente uno dei migliori studenti del loro liceo. Insomma, il solito ragazzo d'oro... almeno all'apparenza. Ma Lacey non se la beveva mica. Certo, Will era anche caruccio, e qualche volta la stessa Lacey si era ritrovata a fissarlo durante le lezioni di spagnolo... ma questo non c'entrava niente, no?

«Terra chiama Lacey McGill?» fece Will, inarcando un sopracciglio. Lacey doveva essersi persa un po' troppo a lungo in quelle riflessioni.
«Come fai a sapere il mio nome?!» esclamò lei, lanciandogli un'occhiata sospettosa.
«Siamo nella stessa classe di spagnolo...» mormorò Will, forse un po' deluso dal fatto che Lacey sembrasse non ricordarselo.
Sembrasse.
E invece se lo ricordava eccome.
«Oh, bene» replicò Lacey, «Per quanto mi faccia piacere star qui a chiacchierare, ho di meglio da fare adesso!» lo liquidò infine.
Si voltò di scatto, colpendo, seppur involontariamente, il naso di Will con i suoi lunghi capelli rossi, legati in un'alta coda.
Aggiunse, prima di disperdersi nella folla: «Addio, William Harris!»

Tre parole che per Will quasi aprirono le porte del paradiso.
"Sa il mio nome! Lo sa!" pensava mentre lanciava un ultimo sguardo languido alla schiena di Lacey, rimanendo poi a fissare il punto in cui gli era stata ancora visibile prima di venire quasi inghiottita da quella calca di adolescenti.
«Senza offesa, amico...» stavolta fu Will a sobbalzare, sentendo la voce di Jake — il tanto decantato capitano della squadra di football — irrompere nel suo orecchio destro. «Non otterrai quello che ti serve, da una come lei.»
«Che? Una come lei? In che senso?»
Forse qualcun altro, al posto di Will, avrebbe afferrato al volo l'allusione di Jake e magari avrebbe pure concordato con lui. Ma Will era uno ingenuo. Era fin troppo cotto di Lacey, dei suoi capelli rossi ondulati, delle lentiggini spruzzate sulle sue guance e sul suo naso all'insù, dei suoi vispi occhi verdi, di tutto quel suo adorabile aspetto che tradiva le sue origini irlandesi per parte di padre, per rendersi conto di cosa volesse dire un Jake qualunque, che di quell'innocente tipo di amore conosceva ben poco.
Resosi conto che Will non avrebbe compreso nulla finché non si fosse scontrato lui stesso con la realtà dei fatti, il quarterback optò per un'alzata di spalle, dopodiché se ne andò, lasciando William a dir poco perplesso.

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