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Juliet

Mi sentivo maledettamente in colpa, non ero riuscita a guardarlo negli occhi per tutta la sera scorsa e non mi sono meravigliata che sia sparito subito dopo cena. Ero stata sgarbata e dovevo assolutamente farmi perdonare.
Lo lasciai dormire in camera nostra e io andai di sotto, in cucina, a preparare la colazione. Era la vigilia di Natale, dovevamo essere tutti più buoni, no?
I miei genitori mi avevano lascito un bigliettino, mio padre era a lavoro, mentre mia mamma era uscita per fare compere. Perfetto, avevo la cucina tutta per me, potevo sbizzarrirmi. Mi preparai una tazza di the e nel mentre iniziai a cercare gli ingredienti per fare i biscotti col cioccolato. Li avevo fatti una volta a San Francisco e a Matt erano piaciuti molto.

Appena li tirai fuori dal forno sentii dei passi venire verso la cucina.
"Buongiorno dormiglione e buona vigilia di Natale!", esclamai felice sorridendogli. Lui mi guardó corrucciato.
"Sei arrivato giusto in tempo, devo solo mettere lo zucchero a velo sui biscotti e sono pronti", dissi con entusiasmo.
"Ma di cosa ti sei fatta?", mi chiese perplesso, "O è lo spirito del Natale che ti rende così?".
"Decisamente la seconda", ridacchiai per poi afferrarlo per un braccio e trascinarlo verso il tavolo per farlo sedere.
"Oggi penso a tutto io, tu non ti devi preoccuparti di niente! Il tuo cappuccio sta arrivando e intanto puoi assaggiare questo e dirmi cosa ne pensi", gli allungai i biscotti che avevo messo in un cestino. Lui continuava a guardarmi male.
"Perché lo fai?", chiese dando un morso a un biscotto.
"Perché lo faccio cosa?", chiesi, stavolta ero io quella perplessa.
"Perché sei così gentile con me?".
Mi girai verso di lui, ma mantenni lo sguardo verso i piedi.
"Io... volevo chiederti scusa per come mi sono comportata ieri. Sono stata sgarbata e tu non lo meriti", presi un ampio respiro.
"Quindi ho pensato che prepararti una buona colazione poteva essere un buon modo per farmi perdonare", aggiunsi convincendomi ad alzare lo sguardo verso di lui.
Lui mi stava sorridendo.
"Devo ammettere che la scelta dei biscotti è stata ottima, sono davvero buoni", e si mise un biscotto in bocca. A quelle parole gli sorrisi anch'io e gli portai il cappuccino. Non feci in tempo a posarlo sul tavolo che mi prese per i fianchi e mi fece sedere su di se.
"Grazie", mi sussurró all'orecchio per poi lasciarmi un bacio sulla guancia. Io arrossii, ma ignorai il mio stato d'animo e presi un biscotto.

Rimanemmo tutta mattina a chiacchierare, finché verso ora di pranzo mia mamma non tornó, piena di buste della spesa, e ci supplicò di aiutarla con la cucina.
Pranzammo velocemente e poi iniziammo a preparare tutto per il cenone.

Una volta finito di preparare mi buttai sfinita nella doccia, per cercare di eliminare i vari odori che si erano legati ai miei capelli. Rimasi sotto l'acqua bollente per svariati minuti, anche dopo che avevo finito di lavarmi, ma il mio momento di relax fu interrotto dal bussare della porta.
"Juliet, scusa se ti disturbo, ma dovrei lavarmi anche io ed è tardi", era Matt. Cavolo, mi ero quasi dimenticata che condividevo il bagno con lui.
"Esco subito", gli urlai dall'altra parte della porta.
Quando uscii lui era appoggiato al letto, con l'asciugamano in mano.
"Scusami, non volevo interrompere la tua doccia", disse come se avesse paura della mia reazione.
"Scusa tu, per un momento mi ero dimenticata che condividiamo il bagno", lui si rabbuiò alle mie parole e senza dire niente sparì dietro alla porta.
Io presi tutta la mia roba e andai a prepararmi nella mia vecchia camera, in modo da non intralciarlo maggiormente.

Arricciai i capelli in onde e mi truccai un po' più del solito, come mi aveva insegnato Viky.
Una volta finito andai al piano di sotto. La tavola era apparecchiata come piaceva a mia mamma, fin da quando ero piccola, per la vigilia mia mamma apparecchiava sempre nello stesso modo. L'unica differenza di quell'anno era che c'era un posto in più, ma in realtà era più bella in questo modo.
Presi un respiro profondo e andai in sala, dove mi aspettavano i miei genitori e Matthew. Lui era seduto accanto a mio padre e stavano parlando di non so cosa, ma nel momento in cui mi vide i suoi occhi furono solo per me. Si bloccò con la bocca socchiusa, mentre mi squadrava da capo a piedi. Avevo indossato un vestito rosso aderente, che arrivava a metà coscia, con le maniche lunghe che ricoprivano le mie braccia come una seconda pelle e uno scollo a barca, elegante e per niente volgare.
Matt si alzó e mi venne incontro.
"Sei bellissima", mi sussuró all'orecchio prima di lasciarmi un bacio sulla guancia.
In quel momento andai in iper ventilazione e le mie guance diventarono paonazze. Perché doveva sempre farmi quell'effetto?
Lui, ignaro di quello che stava succedendo dentro di me a causa sua e della sua vicinanza, mi sorrise e mi prese per mano, accompagnandomi sul divano insieme ai miei genitori.
"Avete impegni per stasera, ragazzi?", chiese mia mamma guardandoci, stavo per iniziare a parlare ma Matt mi precedette.
"Andiamo alla festa di Natale a casa di Ed", disse.
Io lo guardai aggrottando la fronte. Non mi era stato chiesto di andare e di conseguenza non avevo dato il mio consenso.
Lui se ne accorse e mi posó una mano sulla coscia, appena sopra il ginocchio, per poi stringerla, come per dirmi 'tanto ci vieni comunque'.
Mi alzai di scatto attirando l'attenzione su di me. Rimasi qualche secondo in silenzio, imbarazzata, come al solito avevo reazioni esagerate.
"Iniziamo a preparare da mangiare?", me ne uscii guardando mia mamma.
"Oh sì certo, così non fate tardi alla festa!", mia madre si alzó e io la seguii in cucina.
Matthew me l'avrebbe pagata, glielo potevo assicurare.

A Stolen KissDove le storie prendono vita. Scoprilo ora