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Passammo tutta la mattina a sistemare le nostre cose e la casa inizió ad avere un aspetto più vissuto.
Poi dopo un breve pranzo, decidemmo di andare a fare un giro per la città, per iniziare ad orientaci nel luogo che ci avrebbe ospitato per i prossimi anni.
S. Francisco era veramente una città splendida e l'odore del mare mi rendeva rilassata. Obbligai Ed ad andare a prendere un gelato in un piccolo chiosco in riva al mare. Mi sentivo elettrizzata all'idea di iniziare lì la mia nuova vita e non vedevo l'ora che iniziassero i corsi. Mi ero iscritta a medicina, seguendo le orme di mio padre, ma a differenza di lui, che era un chirurgo, io volevo fare pediatria. Mi trovavo bene con i bambini e avrei voluto aiutarli.
Ed invece avrebbe fatto marketing, per prepararsi a lavorare nell'azienda di suo padre.

Stavo fissando le onde del mare, quando all'improvviso una profonda voce mi fece risintonizzare sul pianeta terra.
"Cugino! Ma che bella sorpresa", davanti al nostro tavolo c'era un Matthew, senza maglietta e tutto sudato, probabilmente aveva appena finito di allenarsi. Io mantenni lo sguardo basso, cercando di ignorare la sua presenza.
"Ehi Math! Che bello vederti, almeno un viso conosciuto", disse Ed felice di vedere il cugino.
"Eh già, quindi ce l'avete fatta a trasferirvi"
"Immagino di sì", rispose incrociando le braccia dietro la testa. Subito dopo la sua figura mi sovrastó e alzai appena lo sguardo su di lui per capire cosa stava succedendo.
"Ciao Juliet, è un piacere vederti", sussurró per poi rubarmi di mano il gelato dando una leccata, "Mhm, buono", me lo ridiede per poi ricominciare la sua corsa allontanandosi.
Le mie guance erano diventate di un rosso porpora e non avevo il coraggio di alzare lo sguardo dal gelato, che pochi istanti prima si trovava tra le sue mani.
"Ok, mi puoi spiegare cos'è appena successo?", parló Ed obbligandomi a distogliere lo sguardo dal segno della sua lingua sul mio gelato.
"Piacerebbe saperlo anche a me", dissi con un filo di voce, alzando appena le spalle per sembrare indifferente.
"Più che altro, che cosa ci fa lui qui?", chiesi aggrottando le sopracciglia.
"Beh la S. Francisco University è l'università di famiglia, mi sembra scontato che lui sia qui".
Sgranai gli occhi a quella realizzazione facendomi sfuggire un roco lamento.
"Perché è tutto contro di me", sussurrai poggiando la testa contro il piano liscio del tavolo, mentre la risata di Ed si diffondeva tutt'intorno.
"Dai pensa in positivo, magari è l'occasione per tornare amici".
Non avevo la minima intenzione di essere sua amica, lo volevo solo il più lontano possibile da me.

Il resto del weekend lo passi in casa, in palestra, per cercare di stemperare tutta la rabbia che si era impadronita di me a causa delle ultime scoperte.
La domenica sera, dopo una lunga doccia e dopo aver sistemato tutto al minimo dettaglio per il mio primo giorno di università, mi lasciai cadere sul letto, sprofondando in un sonno profondo.

La mattina dopo, mi sveglió lo squillare della sveglia. Mi alzai in un baleno e andai al piano di sotto in cucina, per preparare la colazione. Dato che era una giornata importante e avevamo bisogno di energia, decisi di preparare i pancake. Avevo messo la musica con le casse dell'ipod a tutto volume, perciò non mi accorsi del rumore della porta che sbatteva.
Stavo ballando mentre mi muovevo tra i fornelli, ma mi irrigidii quando sentii una risata alle mie spalle. Mi girai impugnando la spatola in mano.
"Ma che bello spettacolo", disse Matthew battendo le mani mentre entrava in cucina avvicinandosi a me. Diventai rossa per l'imbarazzo dalla punta dei capelli a quella dei piedi.
"Cosa ci fai qui? Non sei il ben venuto", dissi in tono piatto assottigliando lo sguardo.
"Rimetti dentro gli artigli, gattina. Questa è casa di mio cugino, posso venire tutte le volte che voglio", ridacchió, prendendosi gioco di me.
"Allora, cos'è questo buon odorino?", si avvicinò ancora di più guardando alle mie spalle, per scorgere i pancake. OH MERDA, I PANCAKE! Mi girai di soprassalto e faci appena in tempo a togliere l'impasto dalla piastra prima che si bruciasse. Poi continuai a cucinare, cercando di ignorare l'ospite sgradito alle mie spalle.
All'improvviso due braccia mi circondarono i fianchi e delle mani si poggiarono sulla mia pancia.
"Sei così sexy davanti ai fornelli", mormorò una voce roca al mio orecchio, mentre faceva strusciare il naso contro il mio collo.
Cercai di fare finta che non ci fosse e che i miei ormoni  non stessero rischiando di farmi esplodere. Intanto lui cominció a baciarmi il collo con lentezza spostandosi dalla clavicola fin sotto l'orecchio. Iniziai a sentirmi le gambe molli, mi stavo sciogliendo per quel piccolo contatto che c'era tra noi.
"Ti piace l'effetto che ho su di te, vero?", sussurró mordicchiando appena la pelle sotto l'orecchio facendomi ansimare.
"Lo senti? Il desiderio, il calore la giù, in mezzo alle gambe", strinsi le cosce tra loro, cercando di non perdere del tutto il controllo. Le sue mani si mossero sul mio ventre andando sempre più in basso, il mio respiro stava accelerando, volevo farlo smettere, ma il mio corpo non sembrava in grado di muoversi.
"Ehi Juliet, hai fatto i pancake? Se lo avessi saputo ti avrei ingaggiata molto tempo fa", una voce squillante proveniente dalle scale interruppe i movimenti di Matthew, che andó a sedersi sulla sedia più lontana da dove mi trovavo io. Lascia sfuggire un sospiro di sollievo, ringraziando mentalmente Ed per quell'interruzione. Non capivo cosa mi fosse preso, io lo odiavo, non dovevo permettergli mai più di avvicinarsi così tanto a me. Mi voltai verso il tavolo per poggiare il piatto stracolmo dei morbidi dolci appena fatti e incrociai il suo sguardo, che mi trafisse come una lancia. "Continuiamo dopo" mimó con le labbra facendomi un'occhiolino. Sgranai gli occhi e feci segno di no con la testa per poi scappare da quella stanza, che mi sembrava essere diventata troppo stretta per contenere entrambi.
Incrociai Ed sulla porta che mi guardó come senza capire, ma poi non appena si accorse chi c'era oltre la porta, scrolló le spalle andando a fare colazione, come se niente fosse.

A Stolen KissDove le storie prendono vita. Scoprilo ora