~brina~

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Hola, via avviso che in alcuni capitoli scriverò in terza persona. Buona lettura

Mia
Chiudo il cellulare con le lacrime agli occhi e lo porto alla tasca dei miei pantaloni. La signora davanti a me non sembra male, anche se dovrei inaquadrarla meglio. Sospiro pesantemente portando la mano sotto i miei occhi lucidi. Non ho più niente.

"Allora signorina, questo non è un parco giochi per bambini. Qui ci sono delle regole da rispettare. Troverà un foglio sul suo letto di tutte le materie e le regole di questo istituto. Ovviamente domani non parteciperà alle lezioni e sarà abolita dai compiti dati in questa settimana. Riguardo alle visite, i suoi familiari potranno venire solo la domenica, dalle 16:12 alle 19:30. Essendo arrivata a metà anno, condividerà la stanza con Josh, non dovrebbe darle dei problemi, ma in caso di emergenza, basta che faccia il mio nome all'entrata e subito sarà contatto il preside, il quale prenderà vari provvedimenti. Riguardo a qualsiasi cosa elettronica, ci sono delle regole ben precise: non usarlo quando si è in classe e tutti i siti "non adatti" sono stati bloccati. Questo è tutto. Buona permanenza" e con questa breve spiegazione mi apre una porta di legno massello, di un colore simile alla nocciola e mi saluta con un cenno. Non voglio stare qui. Entro nella stanza dalle pareti azzurro chiaro e guardo attentamente ogni dettaglio. Non è brutta come stanza, ma non è la mia. Sospiro pesantemente e porto la mia valigia sotto al letto afferrando solo le cose di stretta necessità. Anche se mi hanno segnato ogni centimetro del mio corpo e colpito il cuore varie volte, non posso smettere di sperare che tutto questo finisca come una favola. Mi stendo sul letto dalle coperte viola e chiudo gli occhi portando le mie cuffiette rosse all'interno delle orecchie e avviando la mia playlist. Mi sveglio per un dolore lancinante allo stomaco e per il contatto con il pavimento freddo, alzo lo sguardo e mi ritrovo un ragazzino di si e no quattordici anni, con gli occhi verdi e i capelli pece, con un ciuffo che gli ricade sugli occhi di un biondo ossigenato

"Ma che cazz-" non riesco a finire, che un calcio arriva con velocità nel mio stomaco. Quel calcio poteva essere forte più di lui, ma io sono stata abituata a questi gesti da più di tre anni, è una carezza per me. Mi alzo dal pavimento e lo guardo dritto negli occhi, con rabbia lo prendo per il polso e lo porto a pochi centimetri dal mio viso ringhiando

"Che c'è piccola? Ti sei fatta male?" Chiede con tono strafottente simile a quello di Zayn. La rabbia mi acceca impedendomi di pensare al mio gesto. Stringo ancora di più la presa sul suo braccio e lo faccio sbattere contro il muro con violenza e con rabbia, rabbia che incanalavo da fin troppo tempo. Dalle sue labbra rossastre esce un piccolo gemito di dolore, quasi strozzato, gli porto il braccio dietro la schiena e spingo il suo corpo contro il muro facendolo singhiozzare

"Mi fai male!" Urla con una voce acuta che mi fa ricordare quella del mio fratellone dagli occhi ghiaccio. La rabbia sale sempre di più e la forza aumenta sempre di più su quel ragazzino ormai in lacrime

"T-ti prego" mi supplica perdendo le parole tra i balbetti delle pacrime

"Che c'è? Adesso mi supplichi? Non eri tu quello sicuro di se e steafottette?" Pronuncio quelle parole con odio e acidità. Gli tiro uno schiaffo sul sedere molto forte e lui urla. A quell' urlo mi rendo conto all'enorme cazzata che sto facendo. Lo sto usando come valvola di sfogo. Lascio la presa e lui cade a terra rannicchiandosi su se stesso immerso nelle lacrime. Sono un mostro, come mi è venuto in mente. Mi chino alla sua altezza e cerco di calmarlo, ma ottengo solo altri strilli sempre più strozzati e acuti. Pensa Mia, pensa!

Adesso mi ricordo. Ignoro ogni suo urlo e lo prendo in braccio con molta fatica, porto il suo orecchio sul mio cuore e cammino per la stanza con lentezza e cullandolo leggermente. Dopo vari minuti riesco a calmarlo. Louis ci sa sempre fare. Appena sono certa della sua stabilità mi avvicino al mio letto e lo poggio su esso, mi metto davanti a lui e lo guardo attentamente: ha i capelli appiccicati sulla fronte a causa del sudore, le guance di un rosso leggero, il corpo gracile e le labbra segnate dai denti per sfogare il dolore provato.

"Allora!" Lo rimprovero con tono duro e lo vedo alzare lo sguardo verso di me

"Allora...che?" Chiede con un filo di voce

"Avanti, come ti chiami e quanti anni hai" il mio tono è duro e severo. Qui comando io e non lui. Sono stufa di essere sottomessa, ora tocca a me dare gli ordini. Vedendo che non risponde mi avvicino a lui e subito indietreggia portando la schiena al muro

"M-mi chiamo Thomas, ho tredici anni e mezzo" a quelle parole mi maledico in tutte le lingue per l'enorme cazzata appena fatta

"E dimmi Thomas, ti sembra giusto ciò fatto nei miei confronti?" Alzo un sopracciglio portando le braccia al petto aspettando una sua risposta, ma l'unica cosa che ottengo è uno sguardo basso. Lo prendo per il braccio facendolo alzare dal letto e lo porto davanti a me

"No! Ti prego" mi supplica portando le mani sul volto

"Devi rispondere quando ti si fanno le domande" gli dico prendendo con le mani la sua mandibola, lui annuisce e io lascio la presa

"Allora!" Ribadisco mollandogli uno sculaccione e lo vedo portare le mani al sedere

"Ti prego, è umiliante" mi supplica, ma con questo ne guadagna solo un altro che lo fa mugolare dal dolore

"Avanti!" Alzo la voce e lo vedo tremare leggermente. Questo è proprio duro di capo, quanto mi ricorda Harry

"No" risponde semplicemente e gli lascio uno schiaffo sul sedere

"Basta!" Urla scoppiando a piangere

"No cosa?" Gli chiedo e lui in vari singhiozzi inizia a parlare

"No, non è una cosa giusta" con questo lo prendo in braccio e mi siedo sul letto cercando di calmarlo come faceva con me Liam. Dopo vari attimi di silenzio sento la sua voce rimbombare nella stanza

"Scusa" sussurra e io gli accarezzo  i capelli

"Tutto perdonato scricciolo" dico ammorbidendomi. Questo ragazzino cerca di fare il duro, ma con me non attacca, lo so che è più fragile del vetro, me lo ha dimostrato ora

"Tu come ti chiami?" Mi chiede spezzando i miei pensieri

"Mia e prima che tu me lo chieda, ho sedici anni" lui annuisce chiudendo la bocca, per non proclamare la domanda

"Tu sei quella che deve badare a me quindi" sospira e io strorgo il naso non capendo

"In che senso?" Chiedo e lo vedo assottigliare gli occhi non capendo

"Tu, la persona che deve badare a me. Ogni volta mi arriva una ragazza o ragazzo che mi deve "insegnare le buone maniere ecc.." che palle" lo alzo leggermente dalle mie gambe e gli mollo una pacca che lo fa sussultare

"Modera il linguaggio. Sei troppo piccolo per usare queste parole"annuisce semplicemente"e comunque ti sbagli, io frequento i tuoi stessi corsi, sono solo la tua compagna di stanza" lo vedo alzare lo sguardo

"Ma nessuno è mai con me, mi considerano un influenza negativa e mi tengono lontani da chiunque" dice con le lacrime agli occhi, che gli ascugo subito

"Ora ci sono io"

Hey, ciao. Scusate per non aver aggiornato prima, ma non avevo molte idee. Lo so che questo capitolo è orrendo e che sembra spazzatura, quindi mi scuso terribilmente. Ci vediamo alla prossima😘

Thomas

Thomas

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