~hate me~

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Louis
Mi sveglio con un mal di testa unico e un dolore lancinante su varie parti del corpo, scendo dal letto con fatica e mi metto una felpa per evitare che si notino le ferite di questa notte. Più tempo passa e più mi sento una merda ambulante, ma allontanarla da me è l'unico modo per non farla soffrire ulteriormente. Mi metto i calzini e esco dalla porta in legno chiaro di camera mia, scendo le scale con fatica guardando il tappeto rosso che le ricopre e mi siedo sul divano di stoffa bianca cercando di smettere di sentire il cuore battere con velocità e il fiato mancare. È come se avessi perso un pezzo del mio cuore, è come se fosse morto un pezzo di me, come se mi avessero tolto l'aria e la voglia di vivere. Ma nonostante io soffra per la mia bimba, non posso riportarla a casa, anche se vorrei tanto, la farei soffrire ancora e ancora e di certo non posso e non devo farmi vedere debole, non devo essere debole, per i ragazzi....per me...solo per me. Guardo l'orologio sul mio polso e mi rendo conto che sono le otto e mezza e ovviamente non ho svegliato i ragazzi per portarli a scuola e sono in pieno ritardo per lavoro. Oggi prenderò un giorno di riposo. Salgo le scale e entro in camera mia arraffando dall' armadio dei pantaloni della tuta gialli e un felpone bianco più grande di quattro taglie, mi metto le mie puma bianche ai piedi e scendo per la milionesima volta quella dannata scala dal tappeto rosso sangue che mi procura una visione offuscata dalle lacrime di quell'amato colore che ho costretto a portare via dal mio cuore con costante e straziante dolore. Metto un giaccone e esco di casa lasciando un post-it verde sulla porta in legno scuro

Torno presto, non mi aspettate per colazione. Oggi saltate scuola e Liam, per piacere occupatene tu delle faccende.
LOUIS

Estraggo dalla tasca posteriore le cuffiette bianche e il cellullare inserisco il tutto e faccio partire la mia playlist cercando di offuscare il vuoto nel mio petto. Mi chiedo come possa essere arrivato a tutto questo, ho sempre amato la mia famiglia nei modi più unici e calorosi, eppure sono qui; nelle strade vuote di Londra, dove solo poche persone si recano per andare a lavoro. Le scarpe schiacciano con cautela le pozzanghere d'acqua lasciate questa notte dalla pioggia fredda creando un tic leggero, quasi impercettibile al nostro udito e nella pozzanghera si formano dei piccoli cerchi che mi fanno distrarre per qualche secondo dal rumore di gomma sull'asfalto ancora tiepido della mattina. Fin da quando ho diciotto anni ho sempre pensato agli altri e mai a me; ho sempre pensato al benessere di ogni persona che mi circondava e che circonda tutt' ora, non è semplice essere forte per gli altri cercando di non urlare con tutte le forze il tuo dolore, provando in tutti i modi di estrarlo da dentro di te come un dentista fa con un dente, non è facile trattenere le lacrime il giorno e sfogare il pianto la notte di nascosto per non provocare altre reazioni, non è facile provare a restare in piedi dopo averne ricevute così tante da non vedere più, non è facile sorreggere tutto e tutti con solo due braccia, non è facile vivere la mia vita. Non è facile riuscire a respirare con tutto sopra di te come fossi la bilancia del mondo: un solo sbaglio e tutto si capovolge creando una confusione inaudita. Ecco...questa è la mia vita, questa è la realtà in cui mi trovo, la realtà che devo mantenere, la realtà che dovrebbe determinare la mia esistenza su questo mondo che mi ha come tagliato dalla normalità. Voi non potete capire che cosa si provi ad essere abusato della propria generosità, voi non sapete che cosa si prova nel sentire parlare le persone alle proprie spalle di te e dei tuoi difetti come fossi un rifiuto umano, voi non sapete che cosa si provi a crescere prima del dovuto e non riuscire a godere dei quei maledetti anni del cazzo dove bevi, fumi e non fai un cazzo dalla mattina alla godendoti quello che non riesci a goderti in diciotto anni di lavoro. La pioggia leggera ricade sul mio volto con lucidità, lucidità che io in questo momento non ho. Le mie guance si colorano di un rosso leggero e un ciuffo di capelli castano ricade sul mio ghiaccio come fosse una piuma, metto il cappuccio bianco su di essi e cammino sotto la pioggia per riuscire a schiarire il più possibile i pensieri nella mia mante, di far sparire lo sguardo di Liam dalla mia mente, di far sparire gli occhi colmi di lacrime della mia bimba, di far sparire le lacrime versate la notte per ogni gesto causato da me, di far sparire il dolore lancinante nel mio petto, di far sparire il dolore al corpo, di far smettere tutto questo dolore come fosse niente. Con uno schiocco di dita. La pioggia si fa ancora più forte e decisa nel suo intento, subito inizio a correre in cerca di un riparo, riparo che trovo in un bar filantropo familiare, il mio sguardo gira in ogni centimetro di quel posto e solo quando una voce mi chiama con euforia capisco dove sono finito

"Louis! Da quanto tempo" mi giro verso la figura imponente dietro di me e subito spalanco la bocca ricevendo un dolce abbraccio e un bacio sulla testa

"Ne è passato di tepo scricciolo" dire che è cambiato tantissimo è poco, se non fosse stato per la voce non lo avrei riconosciuto

"Jackson! Che ci fai qui?" (Per chi non si ricordasse di Jack, andate a leggere il capitolo "Louis sei uno stronzo" del primo libro "una famiglia scatenata") sul suo volto si forma un sorriso e io non posso fare a meno di sorridergli

"Io lavoro qui. Casomai cosa ci fai tu qui?" Adesso ricordo. Questo è il vecchio bar in cui a sedici anni Zayn si incontrava con i suoi amici per fare vari spuntini dopo lo studio

"Che non si vede?" Chiedo indicando la mia felpa bagnata e i pantaloni con varie gocce. Lui scoppia a ridere e mi lascia un altro bacio sulla testa giocando con i miei capelli

"Sei cresciuto tanto piccolo" si siede su una sedie chiedendo il cambio con il suo collega. Gli sorrido e cerco di sedermi sulla sedia, ma vengo preso per il polso e portato seduto sulle sue gambe e mi bacia la guancia

"Non ti da fastidio vero?" Da piccoli lo facevamo molto spesso e sicuramente non ha pensato a questo bisogno. Scuoto la testa in segno negativo e lui sorride stringendomi con forza nelle sue braccia, io chiudo leggermente gli occhi e chiudo il viso nel suo collo odorando il suo odore. Quanto mi è mancato.

~❤~

Vedere Jack mi ha fatto molto piacere e mi sono liberato un po'. Di certo non gli ho detto tutto, perlopiù gli accennato qualche problema e mi sono sfogato leggermente sui miei pensieri di tutti i giorni. Mi ha chiesto dei miei fratelli e gli ho risposto vagamente, mentre quando è arrivato a Mia mi sono sentito letteralmente morire, ma ho preferito non dedicare nessuna parola e lasciar correre la conversazione con vari giochi o batte. Esco dal locale con il sole alzo nel celo di un chiaro dolce e fragile, incomincio ad incamminarmi verso casa con fari sospiri, ma a far fermare il mio passo è un messaggio inviatomi

Mia❤

Mi fido di te.

cuore di vetroWhere stories live. Discover now