Capitolo 18

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Era sabato mattina e ciò implicava niente scuola, così mi alzai di buonumore, intenta a voler fare una passeggiata con Layla

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Era sabato mattina e ciò implicava niente scuola, così mi alzai di buonumore, intenta a voler fare una passeggiata con Layla. Scesi le scale con lei al mio seguito, che aveva già capito tutto non appena mi aveva vista prendere il guinzaglio.

Sentii mia madre ridere e aggiungere subito dopo: «oh smettila, cara! Comunque non dovete preoccuparvi per questa sera, per voi questo e altro!»

Alzai gli occhi al cielo e quasi mi misi a ridere per il suo tono da leccaculo, ma mi fermai subito non appena vidi la persona con cui stava parlando. Crystal era sull'uscio della porta d'ingresso con un vassoio pieno di muffin, probabilmente avvelenati, che conversava amorevolmente con mia madre.

In quel momento volevo solamente prendere il vaso di coccio che era alla mia destra e tirarglielo addosso con tutta la forza che avevo, solamente per vedere se rimbalzasse sulla sua faccia, che sembrava un cerone per quanto trucco avesse messo.

«Può prendere un muffin signora Carter, li ho fatti per tutto il vicinato». Le fece l'occhiolino ed ebbi paura per lei che le ciglia finte si staccassero dal suo occhio, ma effettivamente sarebbe stata una bella scena da vedere.

«Ma quanto sei gentile, grazie mille».

Oh ma per favore! Volevo vomitare.

«Buona giornata e saluti la sua famiglia».

Prima che mia madre chiudesse la porta, i nostri sguardi si incrociarono e giurai di averle visto fare un'espressione di pura soddisfazione.

Quando Crystal si congedò e mia madre chiuse la porta, incrociai le braccia al petto e la guardai interrogativa.

«Oh buongiorno, Blaire», disse prima di addentare il muffin al cioccolato che quella strega aveva preparato.

«Ma che diavolo fai?!» Le diedi un colpetto alla mano, facendo cadere il dolcetto, cosa che fece subito scattare in avanti una Layla affamata, ma la bloccai con il guinzaglio.

«Ma cosa fai tu? Guarda che hai combinato, ora non posso più mangiarlo». Delusa lo prese e andò a buttarlo nel cestino.

La seguii in cucina. «Be', ti ho salvato la vita, chissà che tipo di veleno c'era là dentro». Ovviamente ero ironica, ma la prudenza non era mai troppa.

«Ma perché non cresci? Volta pagina, Blaire. Quella ragazza è così carina e da piccole eravate tanto amiche. Ancora non capisco come possa starti così antipatica». Si appoggiò al bancone, guardandomi come se fossi la causa della fame nel mondo.

«Così carina?! Voglio solamente ricordarti tutte le volte che ritornavo a casa piangendo per i suoi continui insulti, dovuti a cosa poi? Non lo so, non si è mai capito!», alzai la voce. «Ha cominciato lei, senza nessun motivo! E secondo te io ora dovrei anche esser felice e trattarla da buona amica?» La guardai sconvolta. «Ancora non mi spiego come tu non lo capisca, Cristo Santo! O perché ti ostini a esser così carina con una delle persone che mi ha fatto più soffrire in vita mia!» Mi accaldai e immaginai il mio viso rosso come il rossetto di quella vipera.

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